CATANZARO Esternava spesso, Massimo Scura, nei suoi anni da commissario al Piano di rientro. Lo fa anche adesso che non è più alla guida della sanità più complicata d’Italia. Per difendersi e commentare il Decreto Calabria. Viziato, a suo dire, da omissioni e sottovalutazione. La sua lettera al presidente del consiglio dei ministri è un j’accuse tecnico e politico che nasce dalle dichiarazioni del premier Conte e del ministro alla Salute Giulia Grillo.
«Leggo, interdetto – scrive Scura –, la bozza del “decreto Calabria” e le Sue dichiarazioni. Leggo anche le dichiarazioni della ministra Grillo: “Il disavanzo di gestione ammonta a 168 milioni di euro e i Lea sono fermi a 136, contro una sufficienza di 160 punti”. Le stesse motivazioni, elevato disavanzo e bassi Lea, sono nelle premesse del decreto». L’ex commissario segnala le affermazioni contenute nel decreto («…accertata la persistenza delle condizioni di disavanzo del settore sanitario, del raggiungimento del punteggio minimo previsto dalla griglia dei livelli essenziali di assistenza, nonché di rilevanti criticità connesse alla gestione amministrativa, riscontrati, da ultimo, dai Tavoli di verifica degli adempimenti e dal Comitato permanente per la verifica dei Lea nella seduta congiunta del 4 aprile 2019…») e le contesta. «Sono due affermazioni – scrive – diverse dalla realtà. Ho contestato quella sui Lea, con una lettera aperta alla ministra Grillo, (che non ha mai voluto incontrarmi, nonostante varie mie richieste) dopo la performance imbarazzante, che la ministra ha ritenuto dover pubblicare su Facebook il 14 gennaio scorso».
I LEA SBAGLIATI Scura spiega che «i livelli essenziali di assistenza della Calabria sono arrivati a 153,45 punti nel 2016, (fonte il quotidiano sanità), hanno raggiunto la sufficienza, 160, nel 2017, (non 136 come avete scritto) e circa 170 punti nel 2018. Semplicemente il flusso dei dati 2016 e 2017 non sono stati inviati in modo esaustivo dalla Regione sui corretti canali». L’ex commissario scrive comunque che «i servizi sono stati offerti ai cittadini (ed è la cosa più importante)» e «sono stati documentati in forma cartacea, comunque ufficiale per Siveas, sempre ai ministeri affiancanti!? Che conoscono perfettamente la realtà, ma tacciono colpevolmente». Accusa pesante, quella dell’ingegnere toscano.
LE COLPE DI OLIVERIO E I «DATI NON VERITIERI» Discorso «analogo, ma molto più articolato vale per il disavanzo». Scura sottolinea che la Regione («solo ora per la verità») ha verificato «che nel 2016 e 2017 le altre Regioni hanno addebitato alla Calabria decine di milioni di euro per prestazioni non offerte a calabresi» e «sono stati effettuati investimenti urgenti, in conto esercizio, per oltre 20 milioni di euro, che andrebbero sottoposti a procedura di ammortamento». Davanti a queste cifre, «se il governo avesse voluto aiutare la Calabria, sarebbe stato sufficiente avere un atteggiamento comprensivo e non distruttivo».
Rispetto al caso dei Lea, invece, non risparmia un nuovo affondo contro i vertici della Cittadella regionale: «È altresì vero che se i flussi Lea non sono stati inviati correttamente la responsabilità è del presidente Oliverio, che pensava solo a farsi nominare commissario. È sempre responsabilità del governatore, se ai tavoli del contenzioso con le altre regioni o non ha inviato nessuno o ha inviato persone incompetenti. Però, da qui, a far pagare una sorta di militarizzazione alla Calabria e ai calabresi ce ne vuole». Perché «la vostra proposta di decreto legge, a quanto leggo, si basa su dati non veritieri e andrebbe quindi ritirata».
CHI CONTROLLERÀ I COMMISSARI? Scura avanza alcune considerazioni anche sui provvedimenti operativi. «Come pensate – chiede – di applicare il dettato dell’art.2 del decretone “….il Commissario ad acta (…) ogni sei mesi, è tenuto ad effettuare una verifica straordinaria sull’attività dei direttori generali delle aziende sanitarie ospedaliere e universitarie.(…) Il Commissario ad acta, nel caso di una valutazione negativa (…) provvede (…) a dichiararne la decadenza dall’incarico, nonché a risolverne il relativo contratto…”».
«Non conosco nessuno in Calabria – prosegue l’ingegnere –, neppure nella nuova struttura commissariale, che abbia maturato competenze per la valutazione dei direttori generali (oggi commissari). Occorrerebbe innanzitutto individuare obiettivi condivisi tra commissario e vertici aziendali; indicatori di valutazione; misurazione delle performance, non general generiche del tipo, mancato rispetto del pareggio di bilancio. Il sottoscritto, valutatore secondo il modello europeo Efqn, “European Foundation for Quality Management” tra l’altro dell’Asp di Trento (2009 e 2013), dell’Ismett di Palermo (2011) e di altre aziende pubbliche e private, anche non sanitarie, ha impiegato sei mesi, per predisporre e far firmare ai direttori generali calabresi il piano degli obiettivi 2018. Secondo. Supponiamo che subentri un nuovo direttore generale, come può essere a sua volta valutato dopo sei mesi, tempo che gli occorre sì e no per capire dove è finito?».
I MANAGER TRASFORMATI IN «MERCENARI» Ma è il terzo punto quello maggiormente dirimente: «Siete proprio convinti di trovare direttori generali in grado di venire in Calabria? Qui i problemi sono prima di tutto di natura etica, poi culturale e solo dopo organizzativi, come ho scritto nella circostanziata relazione lasciata alla commissione igiene e sanità del Senato il 19 settembre 2018, inviata per correttezza istituzionale alla ministra Grillo e al ministro Tria due giorni prima. Incentivare i direttori generali economicamente significa trasformarli in mercenari, non in leader che hanno a cuore i problemi di una terra non loro. La Calabria ha innanzitutto necessità di far funzionare il dipartimento Tutela della Salute decapitato dal presidente Oliverio e la Stazione Unica Appaltante, causa di una spesa per beni e servizi fuori controllo e di tempi biblici per esperire una gara, favorendo proroghe a vantaggio dei soliti noti. Ma su questo non leggo provvedimenti». Scura ricorda le «due task force interne, che io ho autorizzato, per debellare il debito pregresso a Reggio e Cosenza, ma che ancora non sono operanti, per motivi a volte di lassismo, in alcuni casi drammatici. Scrivo questa lettera aperta nell’interesse generale dei calabresi, ma anche per tutelare il faticoso lavoro svolto da chi (e non sono pochi) ha operato con passione in Calabria. Lavoro che viene implicitamente disprezzato dal vostro decreto con affermazioni non conformi alla realtà. Il vostro decreto, che poggia su dati non veritieri, sa di pura campagna elettorale, altro che restituire ai cittadini calabresi il diritto alla salute». (ppp)
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