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“La razza nemica”, l’odio dagli ebrei alle nuove minoranze
Una mostra a Catanzaro ripercorre gli anni dolorosi delle leggi razziali e della persecuzione contro gli ebrei. Cardamone risponde alle polemiche sul San Giovanni: «Non può essere aperto tutti i gior…
Pubblicato il: 03/05/2019 – 7:00
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di Maria Rita Galati
CATANZARO Il signor Guglielmo Lapenna si muove nelle Gallerie del San Giovanni tappezzate dalle riproduzioni di riviste come Stürmer o La difesa della razza, e ancora libri, sussidiari e giornali per bambini, vignette, oggetti, film, perfino cartoni animati mai visti prima. Per il signor Lapenna, classe 1937, le Gallerie evocano ricordi dolorosi e drammatici, perché richiamano la sirena dell’allarme aereo che stipava per ore decine di catanzaresi terrorizzati dal rischio di finire la propria esistenza sotto le bombe. E mentre si muove nel percorso espositivo de “La razza nemica”, curato Marcello Pezzetti e Sara Berger, è un fiume in piena di ricordi e testimonianze. E ringrazia chi ha voluto che questa mostra itinerante – che si avvale di prestigiosi patrocini come quelli della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, del Cdec, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e della Comunità Ebraica di Roma – facesse tappa anche a Catanzaro. Perché passare in rassegna quelle immagini può aiutare a comprendere come sia stato possibile che centinaia di migliaia di uomini comuni abbiano potuto partecipare attivamente alla persecuzione e all’uccisione della minoranza ebraica dell’intera Europa. In che modo? Prima di tutto esaminando il ruolo della propaganda antisemita nella Germania nazista e nell’Italia fascista. In quest’ottica la mostra analizza a fondo le ragioni, le dinamiche, le forme, i contenuti e i protagonisti di tale fenomeno. Basta guardare l’immagine della barca che beccheggia sovraccarica nel Mediterraneo è in bianco e nero, gli esseri umani che la colmano hanno un aspetto da europei, per farsi qualche domanda: si vedono gli stessi affranti, terrorizzati, gli sguardi stravolti, corpi provati dagli stenti verso il mare in tempesta. Sembra l’istantanea di una storia vissuta nelle acque del Mediterraneo, alle porte di Lampedusa, invece sono ebrei costretti a fuggire dall’Europa che prendono il mare verso Haifa. Il signor Lapenna, e quanti visiteranno la mostra che può essere fruita gratuitamente fino al 17 maggio, devono ringraziare un’altra importante intuizione della 4Culture, la società che gestisce il San Giovanni e il Museo Numismatico della Provincia di Catanzaro, che assieme alla E-bag, dopo aver creato la mostra evento dedicata alla Shoah “Solo per colpa di essere nati”, hanno realizzato l’evento promosso dalla Fondazione Museo della Shoah di Roma, con la collaborazione e il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Catanzaro. Ad illustrare i particolari del percorso espositivo, ieri pomeriggio, assieme al dottor Marco Caviglia che rappresentava i curatori e la Fondazione Museo della Shoah di Roma – ha infatti portato i saluti del presidente Mario Venezia – l’amministratore delegato della 4Culture, Simona Cristofaro, affiancata da Anthony Vatrano, il vicesindaco e assessore alla Cultura Ivan Cardamone, ma anche Walter e Pina Brenner, che gestiscono l’omonima casa editrice fondata dal papà Gustav, viennese ebreo in fuga dalla persecuzione di Hitler, durante il secondo grande conflitto, che dopo essere stato nel campo di internamento di Tarsia, decise di restare in Calabria. Presente anche il console del Touring Club Italia, Giovanni Bianco. Brenner è l’editore del catalogo di questa mostra, così come del volume dedicato a “Solo per colpa di essere nati”, e resta convinto sostenitore del fatto che «le minoranze culturali sono una vera e propria ricchezza del territorio. In Calabria c’è tata una forte presenza ebraica, a testimonianza del fatto che parliamo di una terra dalle grandi sinergie possibili. Perché il calabrese ha il senso dell’accoglienza e della condivisione del dolore». L’insegnamento che tutti sperano i giovani possano trarre dalla mostra “La razza nemica” è quello di improntare le future generazioni al senso del rispetto e alla necessità di una società colorata e “multipla”.
LE ICONOGRAFIE D’ODIO «L’avvio dell’attività per la realizzazione della mostra “Solo per colpa di essere nati” ha portato alla collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah di Roma – spiega Simona Cristofaro –. Un ringraziamento per il sostegno va al presidente Mario Venezia, che dopo aver patrocinato l’importante mostra conclusa nei giorni scorsi, ha portato a Catanzaro la mostra “La razza nemica”, che dopo Trieste, Bologna, Chieti, Taranto e quindi la nostra città, andrà a Pozzuoli. L’intento è quello di parlare dell’antisemitismo attraverso una mostra documentale: i contenuti storici sono diffusi con un linguaggio altamente divulgativo. Rappresenta un percorso di crescita sia individuale che collettivo e ci spinge a riflessioni profonde su quanto accade anche oggi, e di come è facile trasformare campagne di odio in qualcosa di terribile».
A illustrare il percorso espositivo, è stato Marco Caviglia: la mostra si snoda su un duplice piano narrativo, da un lato viene offerto uno sguardo sull’evoluzione dell’antisemitismo in Europa all’inizio del ‘900, in particolare sulla fase finale caratterizzata da motivazioni genetiche e biologiche e non più solo teologiche, socio-economiche e culturali; dall’altro viene spiegato, visualizzandolo, il ruolo della propaganda nazista e fascista che ha caratterizzato la cosiddetta società di massa, grazie alla nascita e alla diffusione di “nuovi” media come la radio, il cinema e successivamente la televisione. La mostra approfondisce il tema della propaganda antiebraica, mettendo a confronto le due diverse connotazioni che si svilupparono nella Germania nazista e nell’Italia fascista, evidenziandone le differenze, ma anche le analogie e i legami, come nel caso del materiale prodotto dalla storica rivista tedesca “Der Stürmer”, fondata da Julius Streicher a Norimberga nel 1923, e della rivista italiana “La Difesa della Razza”, diretta da Telesio Interlandi, pubblicata nel 1938 dalla casa editrice Tumminelli di Roma. L’esposizione si conclude mettendo in rilievo le conseguenze che la propaganda ha avuto sulla sorte degli ebrei d’Europa: dalle misure persecutorie – soprattutto con l’emanazione delle Leggi di Norimberga (1935) – all’istituzione dei ghetti, che sancirono l’isolamento degli ebrei dal resto della popolazione, fino alle successive deportazioni e allo sterminio fisico nei campi di morte. «Abbiamo avuto un ottimo riscontro da parte degli studenti – afferma ancora – la mostra riesce a far capire come uomini comuni siano stati convinti a folli pregiudizi utilizzando i mezzi di comunicazione di massa quali la radio, il cinema, la stampa intese come giornali, cartoline satiriche, riviste. C’è un dato abbastanza agghiacciante: gli studenti ci riportano che nel vedere questa iconografia razzista riconoscono nei social network che usano tutti i giorni una ironia malefica, quella che oggi purtroppo prende di mira le minoranze considerate le nuove razze nemiche».
PRESTO IL BANDO PER LA GESTIONE DELLE GALLERIE «La mostra arricchisce l’offerta culturale della città di Catanzaro – ha sottolineato il vice sindaco e delegato alla Cultura, Ivan Cardamone – grazie alla 4Culture abbiamo questa proposta che si sviluppa all’interno delle Gallerie del San Giovanni che sono aperte e fruibili al pubblico, a conferma dell’importanza del sito del Complesso monumentale del San Giovanni». Cardamone, ancora una volta, rimanda ai mittenti 2.0 le polemiche e le critiche sulla fruibilità e l’agibilità della prestigiosa location, alimentate soprattutto via social: «Le Gallerie sono agibili e possono essere visitate anche su prenotazione, il sito non può essere aperto sette giorni su sette non già per motivi economici o di programmazione, quanto per carenza di personale. Dopo la variazione di bilancio che sarà all’ordine del giorno della seduta del consiglio comunale del prossimo 13 maggio pubblicheremo il bando pubblico per l’affidamento della gestione delle Gallerie, l’avviso sarà illustrato proprio nel corso di una conferenza stampa che si terrà qui. Vogliamo fare in modo che questo luogo, attrezzato anche di cucine all’avanguardia, venga valorizzato tirando fuori le potenzialità legate ai percorsi enogastronomici oltre che culturali e artistici volti a promuovere il turismo». Del resto, come ribadisce ancora una volta il vice sindaco «i musei devono essere raccontati. Nel centro storico contiamo sette gioielli che possono favorirne il rilancio proprio grazie alla promozione culturale». (redazione@corrierecal.it)
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