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Il saluto di amici e colleghi a Pollichieni

Decine e decine i messaggi di cordoglio per la morte del nostro direttore

Pubblicato il: 07/05/2019 – 12:48
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Il saluto di amici e colleghi a Pollichieni
LAMEZIA TERME Paolo Pollichieni era un giornalista rispettato e stimato, dai suoi tanti lettori, ma anche dai colleghi, calabresi e non. La sua morte ha sconvolto chi lo ha conosciuto e chi ha avuto la fortuna di lavorare e di condividere percorsi professionali con lui. Il giudizio dei colleghi è unanime: Pollichieni era un grande del giornalismo calabrese e nazionale; e la sua dipartita lascia un vuoto enorme nel dibattito pubblico, oggi più che mai bisognoso di voci libere e autorevoli come la sua. Di seguito, riportiamo i messaggi di affetto e cordoglio scritti dai suoi amici e colleghi. «Con lui – scrivono Marcello Furriolo, Aldo Varano e Filippo Veltri – abbiamo condiviso idee, momenti di gioia, battaglie, iniziative editoriali e con lui abbiamo avuto, naturalmente, grandi baruffe che non hanno mai intaccato la lealtà dei nostri rapporti e l’affetto che ci portavamo. Ci sarà tempo per scrivere di Paolo. Questo è invece il momento del dolore. Il momento di stare accanto alla moglie Giovanna, ai figli Pietro e Luciano, a tutti quelli che gli hanno voluto bene e alla squadra di giornalisti che l’ha seguito nella sua ultima avventura». «Che dolore la perdita di Paolo. Penso a Giovanna e ai ragazzi, Luciano e Pietro. Ma anche a una terra infelice, la sua Calabria, che ha perso uno dei suoi figli migliori. Paolo Pollichieni era un giornalista straordinario. Uno dei pochi che capiva la politica e la ‘ndrangheta. Non ha mai abbandonato la sua terra, anche se viveva a Roma. Ha fondato un giornale oggi solo sul web, il Corriere della Calabria, dove un gruppo di ragazzi – sono sicuro – raccoglierà il suo testimone. Caro Paolo buon viaggio», ha scritto Guido Ruotolo. Il fratello di Guido, Sandro, ha pubblicato una foto (quella che vedete in apertura) sul suo profilo Facebook, corredata da un messaggio: «Mamma Casella a Locri, 1989. Trent’anni fa. Se ne è andato un grande giornalista, un amico, un fratello. Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria. Gli volevo bene, ma tanto. Un cronista-cronista. Amava la sua terra, ci sono stati anni duri anche per lui per le minacce dell’’ndrangheta di Locri, dell’Aspromonte. Credeva nel riscatto della sua amata Calabria. Paolo ha scritto libri. A Lamezia Terme gli presentai quello sulla casta calabrese. Un signor giornalista. Penso alla sua famiglia, a Giovanna, a Pietro e a Luciano, e penso ai giovani colleghi del Corriere della Calabria, al dolore che provano in questo momento. Li abbraccio uno a uno: avete avuto il privilegio di lavorare con Paolo. Vi mancherà, ci mancherà». «Se n’è andato un giornalista. Uno di quelli con la g maiuscola. Noi che Paolo l’abbiamo conosciuto bene, che con lui abbiamo lavorato in decine e decine di occasioni e in anni, in tanti anni difficili e duri ora non abbiamo altre parole se non quelle del dolore profondo e cupo. In noi il senso della lacerazione e del vuoto profondo che lascia. Ora non possiamo che stare vicini a Giovanna e ai figli Pietro e Luciano. Ci sarà tempo per onorare Paolo». Questo il messaggio di cordoglio espresso da Arcangelo Badolati, Carlo Macrì, Gianfranco Manfredi, Pantalone Sergi e lo stesso Filippo Veltri. Toccanti le parole di Enrico Fierro: «E poi arrivò uno che ci bollò come nemici della Calabria. Paolo Pollichieni, Guido Ruotolo e il sottoscritto. Tre cronisti che raccontavano la regione più sfortunata d’Italia, governata da una classe politica famelica, collusa, corrotta. Noi commentavamo gli attacchi con grasse risate. La verità è che Paolo ci insegnò ad amarla la Calabria e ci aiutò a decifrarne i colori. Mai bianco e nero, ma tanto grigio, sfumature a volte impercettibili dietro le quali rischiavi di perderti. Paolo, invece, per la sua lunga esperienza di cronista e costruttore di giornali, riusciva a capire anche i silenzi e i rumori del vento che dalle montagne soffia verso il mare. Ci ha lasciato troppo presto, ma chi lo ha conosciuto può dire, forse per consolarsi, che nella sua vita di giornalista si è concesso il privilegio di fare sempre quello che voleva e riteneva giusto. Una vita fatta di vittorie e di sconfitte, di errori e cose grandi, ma una vita, interessante e senza tregua. Ora riposi in pace, circondato dall’affetto degli amici e dall’amore di sua moglie e dei suoi due figli, il suo orgoglio, due giovani uomini che hanno avuto il privilegio di essere guidati da un uomo perbene». Anche i colleghi dell’Ansa Ezio De Domenico, Alessandro Sgherri e Clemente Angotti hanno voluto dedicare un pensiero al direttore: «Paolo è stato un maestro della notizia, un instancabile “segugio” con una passione ineguagliabile per il giornalismo militante e “vero”, fatto di fatica, di cura del rapporto con le fonti, di capacità intuitiva, di gusto di quel particolare che rende un “fatto” più interessante per i lettori e per chi lo deve raccontare. Ha avuto anche la capacità di fare crescere una vera e propria generazione di giornalisti che, dopo avere recepito ed applicato i suoi insegnamenti, oggi hanno trovato sbocchi occupazionali importanti. Un merito importantissimo per una categoria il cui futuro, con i tempi che corrono,appare sempre più difficile e incerto. A Paolo Pollichieni, dunque, va rivolto un grazie commosso con la mano sul cuore, nel ricordo di un amico e di un collega che ha avuto la capacità di onorare la nostra professione». «Mi spiace molto. Conoscevo bene, da decenni, la sua attività di giornalista e di direttore di giornale. Mi sembra una grande perdita per la Calabria, come ricordano anche tanti famosi giornalisti di tutta Italia. Non ci siamo incontrati molte volte, ma di lui ho l’immagine di una persona attenta e gentile», è il ricordo dello scrittore e antropologo Vito Teti. «A Paolo – è il ricordo di Pietro Melia – volevo molto bene, l’ho visto nascere professionalmente, anzi iniziò con me sostituendomi, nel 1979, a Locri, nella corrispondenza per Il Giornale di Calabria. Era così bravo che poco tempo dopo lo ingaggiò la Gazzetta e lui prese il volo. Non ci siamo mai persi di vista, soprattutto nei momenti per lui difficili (e sono stati tanti), e l’affetto reciproco andava sempre al di là delle nostre posizioni». Anche il collega Romano Pitaro ci ha inviato un ricordo del direttore: «Mancherà a tutti noi il Grande Paolo! Non sarà la morte a spegnere l’affetto degli amici di una vita, a farcelo scordare o a impedire di rivolgerci a lui come fosse ancora qui: Paolo, come va? Nessuno s’illuda d’ essersi sbarazzato di questo rompiscatole di giornalista con la fissa per la libertà di stampa e l’autonomia del logos. E la Signora con la Falce non pensi d’averlo zittito. Ovunque sia finito, non smetterà di guardare alla nostre faccende e, d’ora in poi, col pungolo e l’audacia di cui era (è) capace, anche a quelle degli estinti; anzi, sono sicuro che sta già meditando di fare il Corriere dei più. Sentiremo parlare di lui, statene certi!, dal trambusto pronto a scatenerai nell’Aldilà. Ciao Paolo. Un abbraccio alla sua famiglia, a Paola Militano e alla bella squadra di colleghi del Corriere della Calabria». Messaggi di cordoglio sono arrivati anche da Paride Leporace, Emiliano Morrone, Lucio MusolinoAlfonso BombiniClaudio Careri, Consolato Minniti, Giulia Zampina, Rosamaria Aquino, Pietro Comito, Michele Giacomantonio. Al cordoglio si è unito anche l’imprenditore e caro amico di Pollichieni, Nino De Masi: «Sento il bisogno di esprimere pubblicamente il mio dolore per la scomparsa di un grande giornalista e di un grandissimo calabrese. Paolo Pollichieni è stato e sarà sempre uno dei pilastri del giornalismo calabrese e non solo, ed ha pagato i prezzi, a volte molti alti, per essere quello che lui ha sempre voluto: un giornalista ed un libero pensatore».
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