COSENZA Potrebbero essere l’oro di Calabria ma spesso non è così. Le grandi aree agricole della regione finiscono spesso per essere preda di imprenditori, o meglio reputati tali, che più che al core business aziendale pensano a come frodare lo Stato e gli enti di previdenza. Una realtà consolidata «quasi che fosse la regola» l’ha incontrata nella Sibaritide dal giorno del suo insediamento il procuratore capo della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Milioni di euro sottratti indebitamente e colpevoli spesso rimasti impuniti grazie alla prescrizione. E per arginare il fenomeno, prevenire e reprimere le truffe ai danni dell’ente previdenziale di Cosenza, il procuratore insieme al comandante provinciale della Guardia di finanza, Marco Grazioli e al direttore regionale dell’Inps, Diego de Felice, ha firmato un accordo di collaborazione. Un’intesa per mettere fine alle indebite percezioni di indennità assistenziali a favore di manodopera bracciantile fittiziamente inquadrate in aziende agricole e per il contrasto dello sfruttamento illegale della forza lavoro in agricoltura. «All’esito dei processi, in molti casi non solo avveniva la prescrizione in Appello, ma anche nel giudizio di primo grado – spiega Facciolla -. Le condotte fraudolente rimanevano impunite anche da un punto di vista del recupero delle somme per questo grazie a questo tipo di accordo cerchiamo di stringere i tempi. Da quando la ditta prende i benefit le denunce arrivavano per tempistiche interne in ritardo rispetto al momento della consumazione del reato – continua il procuratore -, tempi a cui bisogna considerare anche quelli necessari alla guardia di finanza per sviluppare le indagini». Un accordo, quello siglato nella caserma provinciale di Cosenza della Guardia di finanza, i cui effetti sono stati già testati. «Abbiamo recuperato 2 milioni di euro nei confronti di soggetti che pensavano di farla franca – dice il capo della procura di Castrovillari -. Abbiamo trovato i soldi ancora sul contocorrente». Ma c’è di più, la capillare organizzazione dei soggetti destinatari di controlli da parte degli investigatori risultava essere ampiamente collaudata, con pacchetti di lavoratori pronti ad essere spostati da una società o cooperativa agricola all’altra. «A fronte dei procedimenti – conclude Facciolla – emergeva che le pratiche sospette recavano l’impronta dello stesso o degli studi professionali che fanno da intermediari tra ditte e braccianti e venivano coinvolti interi ceppi familiari. Veniva spostato un intero pacchetto di soggetti che utilizzava i finti lavoratori per questo tipo di truffe, ma operavano anche nel sistema parallelo come quello elettorale. È un sistema diffuso nella Sibaritide tale da diventare la normalità». Non a caso, come ha sottolineato il colonnello Marco Grazioli, spesso venivano individuati lavoratori che «dichiarano di lavorare ma non lavorano, poi ci sono soggetti che lavorano in modo irregolare ed altri che lavorano sfruttati con il caporalato». Un fenomeno criminale che ha generato nel solo 2018 proventi illeciti per 10 milioni di euro. Con una duplice frode: ai lavoratori e allo Stato. «Noi facciamo delle ispezioni che portano risultati concreti – spiega De Felice -. Vogliamo che chi opera nella legalità venga tutelato e possa godere delle misure che sono previste della legge». L’accordo è stato siglato anche alla presenza di Pasquale Scortecci, direttore provinciale dell’Inps di Cosenza, e Valerio Bovenga, comandante della Guardia di finanza di Sibari. (mipr)
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