di Gaetano Megna
SCANDALE Formalizzato il ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Calabria contro la discarica di Santa Marina di Scandale. Lo rende noto il sindaco di Scandale, Antonio Barberio. Con questo ricorso l’amministrazione comunale, guidata da Barberio, ha impugnato il Ddg n. 5474, del 3 maggio scorso, con il quale è stata modificata «l’autorizzazione Integrata Ambientale di cui ai Ddg n. 2014/2010, Ddg n. 540/2011 e Ddg n. 873/2011, rilasciata alla Ecolsystema srl» da parte della Regione Calabria. Sono due le questioni che vengono sollevale.
Si parte dall’autorizzazione rilasciata che, a parere dei ricorrenti, presenta un “vizio originario”, che è rappresentato dall’annullamento del Decreto n. 2014 dell’1 marzo 2010, a seguito del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Il presidente della Repubblica nel novembre 2012 aveva annullato l’autorizzazione rilasciata dalla Regione Calabria per realizzare una discarica di 450.000 metri cubi a Santa Marina per smaltire rifiuti speciali pericolosi (amianto). Un iter, quindi, annullato dal Capo dello Stato non poteva essere ripreso e rimodulato semplicemente modificando i codici Cer: da rifiuti speciali pericolosi (smaltimento di amianto) a rifiuti speciali non pericolosi (residui differenziati).
Il ricorrente sostiene che «ciò determina anche il travolgimento automatico dei successivi decreti (n.540/2011 e n. 873/2011) ritenuti, invece, dalla Regione Calabria pienamente vigenti ed assunti a presupposto del nuovo DDG 5474/2019».
Secondo l’amministrazione comunale «l’attività posta in essere, è finalizzata a portare avanti le ragioni di una intera comunità, che ha più volte espresso il proprio no alla discarica» ed «ha fatto emergere l’omessa corretta rappresentazione dei fatti, a fondamento del provvedimento impugnato».
Nel ricorso viene evidenziato, inoltre (seconda questione), che «il Decreto 5474/2019 è affetto da un ulteriore vizio: eccesso di potere, per carenza d’istruttoria, travisamento dei fatti e carenza dei requisiti. Dalla sovrapposizione delle tavole di progetto, per come presentate dalla Ecolsystema, con le mappe catastali, è emerso che sul terreno, sul quale dovrebbe sorgere la discarica, insiste una servitù di elettrodotto, che attraversa il sito in direzione Nord- Sud, per la presenza dell’elettrodotto di grande portata (380milaKv) e di importanza strategica, che fa parte della Rete Nazionale di Trasporto e svolge una funzione essenziale nel territorio calabrese».
Secondo l’amministrazione comunale, quindi, «la presenza dell’elettrodotto è una situazione di fatto che la Regione avrebbe dovuto rilevare in proprio, considerato che è un’opera strategica nazionale, su cui ha competenze specifiche che non poteva non conoscere».
«Tale infrastruttura – sottolinea l’amministrazione comunale – non è stata in alcun modo considerata, tant’è che la società Terna, titolare della servitù pubblica e dell’ elettrodotto, non è stata coinvolta nell’ iter autorizzativo. Eppure il progetto prevede modifiche di altimetria del terreno, sbancamenti, produzione di biogas ed effluenti gassosi che incidono sui campi elettromagnetici, con effetti sull’ ambiente circostante, sia da un punto di vista di sicurezza che di incolumità».
«Ma, al di là delle “colpe”, – conclude l’amministrazione comunale – ciò che conta è l’oggettività delle mancate verifiche in fase di istruttoria da parte della Regione Calabria, che mettono in serio dubbio anche la legittimazione di Ecolsystema che, pur nel suo status di proprietaria, non ha titolo per incidere su una servitù di natura pubblica che ha l’ obbligo di tutelare e preservare».
Il ricorso presentato dagli avvocati Domenico Poerio e Demetrio Verbaro del foro di Catanzaro, è stato notificato alla Regione Calabria, alla Provincia di Crotone all’ Arpacal e all’Azienda provinciale di Crotone che si erano espressi favorevolmente alla realizzazione dell’impianto. (redazione@corrierecal.it)
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