REGGIO CALABRIA I lavori al presidio ospedaliero “Mariano Santo di Cosenza sono finiti nel mirino della Guardia di finanza di Reggio Calabria. La chiusura indagini è stata notificata a Leone Pangallo, 70 anni, direttore dei lavori; Eugenio Minniti, 58 anni, responsabile della contabilità di cantiere; Paolo Abagnato, 52 anni, geometra dell’ufficio 6 delle Opere marittime per la Calabria e la Sicilia e del ministero delle Infrastrutture; Antonio Scopelliti, 30 anni, rappresentante legale della Gico srl; Gico srl, società consortile con sede a Reggio Calabria.
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, dalla Procura di Reggio Calabria, i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e frode nelle pubbliche forniture.
IMPORTI GONFIATI Secondo l’accusa i lavori di ristrutturazione e adeguamento normativo che interessavano il nosocomio, e ammontavano a 6.190.245 euro, sarebbero stati gonfiati di 120mila euro. Opere e forniture sarebbero state contabilizzate in misura superiore a quanto effettivamente eseguito mentre i pubblici ufficiali avrebbero omesso atti (tra i quali ispezioni, documentazione, vigilanza e controllo) connessi ai propri pubblici uffici e servizi, inducendo in errore il direttore della gestione tecnico patrimoniale dell’Asp di Cosenza e facendo guadagnare alla Gico srl pagamenti maggiorati. In particolare lo stato di avanzamento dei lavori XI e XII sarebbero stati pagati rispettivamente 50mila e 70mila euro (120mila euro). «Un importo non dovuto», annotano gli inquirenti.
In cambio delle condotte omissive, Minniti e Pangallo avrebbero ricevuto lavori edili gratuiti per la casa di Minniti (effettuati da operai della As costruzioni di cui Scopelliti era amministratore unico) e il servizio di trasporto materiali gratuito da Reggio in Sicilia per Pangallo. I presunti reati si sarebbero consumati tra l’8 gennaio 2018 e l’11 giugno dello stesso anno.
Pangallo è uno dei più stretti collaboratori del governatore Oliverio, ma non compare in questa inchiesta nelle sue vesti di consulente del presidente della giunta regionale, il quale è estraneo ai fatti.
MATERIALI SCADENTI A perderci, in questa vicenda – le cui indagini sono state vergate dal procuratore capo di Reggio, Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Angelo Gaglioti – sarebbe stato proprio il Mariano Santo perché venivano forniti, in violazione degli obblighi contrattuali; vetrocamera per infissi non a norma, pannelli di polistirene estruso non conforme a quello previsto in capitolato; marmi, stucchi e intonaci di qualità inferiore a quanto previsto contrattualmente; materiali per gli impianti elettrici obsoleti; guaine impermeabilizzanti non calpestabili; porte non a tenuta stagna. Il tutto con il concorso morale e materiale degli indagati.
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