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«Non vedono l'ora di far cadere il governo per evitare il taglio dei parlamentari»

Di Maio a Cosenza spiega le intenzioni del «partito unico» e parla del futuro del Movimento 5 stelle. «Ogni sera prima di approvare una legge ci dobbiamo sedere io, Conte e quell’altro là». Cioè Salv…

Pubblicato il: 29/07/2019 – 14:33
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«Non vedono l'ora di far cadere il governo per evitare il taglio dei parlamentari»
di Michele Presta COSENZA Il Movimento 5 stelle ha avuto una emorragia di voti. Del tracollo di preferenze a distanza di un anno, delle Europee alle politiche, ha parlato Luigi Di Maio nell’assemblea regionale di Cosenza (qui la notizia). Il leader politico dei pentastellati ha una sua idea. «Non sono voti che sono andati alla sinistra, ma sono andati alla Lega». Per il momento non c’è nessuna intenzione di staccare la spina del Governo del “cambiamento”. Il Movimento 5 stelle rimane la prima forza politica in Calabria, ma è proprio a latitudini meridiane che i “grillini” hanno subito il ritorno del “Carroccio”. Questo turba il sonno non solo degli attivisti, ma anche dei vertici del movimento che vanno via via riorganizzandosi come un vero e proprio partito. I “facilitatori”, a conti fatti, altro non sono che i vecchi coordinatori regionali di partito. Perdere voti, per il vice-premier e ministro Di Maio, altro non rappresenterebbe che lo scotto da pagare per governare e cambiare il paese «vi ricordo che noi le cose le dobbiamo fare in 5 anni non in 1», ha detto a Cosenza. E poi giù un elenco di cose non fatte che i pentastellati gli rimproverano. «Reggere un governo del genere non è semplice – ha aggiunto Di Maio – innanzitutto perché il contratto di governo non è una alleanza, ma poi perché a volte capita di subire un atteggiamento della Lega che è insopportabile». E quindi, guai a cambiare lo stato delle cose. Anche perché, come raccontato da Di Maio, la sera prima dell’approvazione di una legge mercanteggiare un accordo di governo è ben più impegnativo che scrivere la legge stessa. «Ogni sera prima di approvare una legge ci dobbiamo sedere io, Conte e “quell’altro là” (Salvini ndr). I nostri parlamentari è vero hanno totale autonomia, ma se i loro colleghi senza il via libera di Matteo Salvini non si muovono, noi dobbiamo fare accordi di governo». E dunque il premier Conte, rimane premier, mentre Di Maio non può mollare né la carica di leader del Movimento, né quella di ministro né tantomeno quella di vice-premier. Il pentastellato ha lasciato intuire che si contratta tra pari per non far saltare il banco. «Funziona come nello sport, se in campo si gioca una partita di calcio ma si schiera una squadra di volley si perde. Ai tavoli si devono incontrare: il capo politico, il ministero e il vicepremier. So che sono cose che vi fanno vomitare ma non possiamo fare diversamente. Ma ogni volta io applico questo criterio: se negoziamo i nostri valori non va bene, se invece riesco a inserire cose come il trojan per indagare i corrotti, l’incompatibilità per i sindaci o provvedimenti contro la corruzione, mi ritengo soddisfatto». I MALUMORI E L’INCUBO LEGHISTA La Lega di Matteo Salvini mette fifa agli alleati di Governo. Stesse leggi, stesso risultato ma il “Carroccio” macina consensi. «Non posso lasciare la carica di ministro e dedicarmi solo al Movimento, perché qualunque cosa lasciamo se la prende la Lega». Però per Luigi Di Maio, i pentastellati, devono temere di più il partito unico. «Non vedono l’ora che il governo cada perché a settembre si approva il taglio dei parlamentari – ha spiegato Di Maio –. Io in questo momento mi sto prendendo tutti i vaffanculo del movimento perché vengo ritenuto quello che fa accordi con tutti ed amico di Salvini». LA TERZA VIA A Cosenza i 120 attivisti che hanno avuto l’occasione di esprimere il loro pensiero a Luigi Di Maio hanno spiegato il loro disagio di militare nel movimento. «Eravamo anti-sistema ora siamo il sistema» si è detto in assemblea. E proprio mentre la base chiede al leader politico di assumere una identità che sia certa, lui controbatte e percorre la «terza via». Né destra, né sinistra. Quello a parere del vice-premier è solo un problema del “partito unico”. «Usano il grande tema dell’immigrazione per prenderci per il culo, fanno lo show per definirsi di destra o di sinistra e ci cadono non solo gli italiani ma anche alcuni dei nostri. Noi siamo quelli della terza via – ha aggiunto Di Maio –. Quelli che hanno una soluzione, a volte saremo capiti altre no». (m.presta@corrierecal.it)
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