di Michele Presta
COSENZA C’è l’impronta dell’auto-fiction data dagli scrittori, ma anche una forbice generazionale che permette un confronto tra stili diversi di narrativa, nella decina di libri scelti per l’edizione 2019 del “Premio Sila”. I dieci libri sono stati presentati dal critico letterario e scrittore Emanuele Trevi, da Enzo Paolini e Gemma Cestari nella sede della fondazione “Premio Sila” nel cuore del centro storico di Cosenza. «Ci ritroviamo qui per il secondo anno consecutivo e questo perché la nostra idea di cultura è direttamente collegata a quella di sviluppo del centro storico – ha dichiarato Paolini –. Oltre a quello della narrativa e della saggistica abbiamo iniziato a sviluppare dei filoni che permetteranno di avere un ventaglio al premio ben più ampio e mi riferisco ad una serie di eventi musicali e sportivi». Dalla prima settimana di settembre fino a fine ottobre, gli scrittori rientrati nella decina presenteranno i loro libri a Cosenza, poi giuria e comitato lettori valuteranno i cinque libri da scegliere per la cinquina, prima dell’evento conclusivo previsto per i giorni di 29 e 30 novembre.
LA DECINA «Questa edizione, perché corrisponde ad una tendenza della scrittura, ha una grande prevalenza di scritti autobiografici – ha spiegato Emanuele Trevi – in cui lo scrittore si presenta in quanto tale senza una mediazione narrativa o romanzesca. Tutti i romanzi, anche quelli di fantasia hanno una radice autobiografica, ma il nostro è un caso differente: tutto è dichiarato. Nel bouquet di libri c’è una grandissima forbice generazionale e non è un caso che si passi da scrittori come Francesco Perminuan a Claudia Durastanti. Siamo a decenni di distanza dalla data di nascita, questo è più importante del fatto che si rappresentino generi letterari o ci sia la presenza di quote rosa che mi sembra una cosa ipocrita nella scelta. Il tema delle generazioni riguarda il funzionamento del sistema letterario in cui alle opere di scrittori già affermati si affiancano anche nuovi scrittori». Due gli scrittori selezionati e che hanno edito i loro libri con “La nave di Teseo”: Mauro Covacich con “Di chi è questo cuore” e Claudia Durastanti con “La straniera”. «Nel Caso di Covacich abbiamo un classico esempio di auto-fiction che ricorda molto gli scritti di Emmanuel Carrer – spiega Trevi – mentre nel testo di Claudia Durastanti si usa l’autobiografia per affrontare il tema dello sradicamento e della ricerca di identità». Unico calabrese in corsa Mimmo Gangemi con il suo noir “Marzo per gli Agnelli” edito da Piemme. Una riflessione profonda sulla società attraverso l’utilizzo di situazioni grottesche invece si trova nelle pagine del “Censimento dei radical chic” scritto da Giacomo Papi ed edito da Feltrinelli.
«Da dovunque possiamo guardare quello che accade nel mondo, anche dalla finestra della nostra camera», con queste parole il critico Trevi ha introdotto il volume “Lo stradone” scritto da Francesco Pecoraro ed edito da Ponte delle Grazie. Diverso il tema trattato da Francesco Permunian con il “Sillabario dell’amor crudele” edito da Chiarelettere in cui il protagonista a distanza di anni ricorda le violenze subite in un orfanotrofio e chiede giustizia. «Quando la malattia coincide con l’individuo c’è la letteratura» Emanuele Trevi ne è convinto e questo ha ritrovato nel libro scritto da Andrea Pomella con “L’uomo che trema” edito da Einaudi. La casa editrice torinese, nella decina, è presente anche con il libro di Evelina Santangelo “Da un altro mondo” e con il libro della scrittrice messinese Nadia Terranova “Addio Fantasmi”. Vanni Santoni con “I Fratelli Michelangelo” edito da Mondadori chiude la decina. «Questo libro è stato accostato più volte a Le Correzioni di Jhonatan Franzen. Ed in parte è anche vero – ha spiegato Trevi – perché nel volume si è fatto un lavoro estremamente interessante di intreccio di condizioni familiari che possono succedere a tutti». (m.presta@corrierecal.it)
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