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Ciconte lascia il gruppo del Pd in consiglio regionale

Il vicepresidente dell’assemblea si era autosospeso dal gruppo nei mesi scorsi in polemica con Oliverio e Romeo: «Gestione privatistica». Continua la crisi della maggioranza

Pubblicato il: 01/08/2019 – 16:42
Ciconte lascia il gruppo del Pd in consiglio regionale

di Pietro Bellantoni
REGGIO CALABRIA
Il vicepresidente del consiglio regionale Vincenzo Ciconte lascia ufficialmente il gruppo del Pd a Palazzo Campanella e conclama la crisi del partito calabrese e della maggioranza che regge le sorti del governo Oliverio. Ciconte ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del presidente del Consiglio Nicola Irto e a breve sarà iscritto nel gruppo Misto.
Ormai è un vero e proprio smottamento. Dopo la tempesta giudiziaria che ieri si è abbattuta sulla politica regionale, nel Pd calabrese è iniziata una delle fasi più difficili della sua breve storia.
A poche ore dall’operazione “Libro nero”, il segretario Zingaretti ha sospeso il capogruppo in Regione Sebi Romeo (finito ai domiciliari per corruzione) e l’ex assessore Demetrio Naccari Carlizzi (indagato a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa); il senatore ed ex segretario regionale Ernesto Magorno si è autosospeso dal partito; diversi militanti crotonesi hanno riconsegnato la tessera come forma di protesta.
Oggi la decisione di Ciconte, che fin dall’inizio della legislatura aveva fatto parte del gruppo dem in Consiglio pur non essendo iscritto al partito.
Nei mesi scorsi, in verità, Ciconte si era autosospeso dal gruppo in aperta polemica con il governatore Oliverio e con il modo in cui lo stesso Romeo guidava il gruppo.
Da tempo si mormora circa un avvicinamento del consigliere catanzarese a Mario Occhiuto, indicato da Forza Italia quale prossimo candidato alla presidenza della Regione.
In ogni caso l’addio di Ciconte certifica la crisi che da ieri – ma non solo da ieri – riguarda il Pd e l’intera maggioranza di centrosinistra in Consiglio. Oliverio, da oggi e come non mai, dovrà sperare nel soccorso del centrodestra per approvare leggi e provvedimenti.
LA LETTERA: «GESTIONE PRIVATISTICA» Nella lettera a Irto, Ciconte spiega i motivi della sua decisione: «Giusto un anno addietro, dopo una attenta e oggettiva valutazione suggerita da un malessere imperante che coinvolgeva il gruppo consiliare, decisi di autosospendermi con la speranza di provocare un minimo di dibattito nel partito e nel gruppo, nulla di tutto ciò è avvenuto».
«Nessuna condivisione collegiale a tutti i livelli – dice ancora il vicepresidente dell’assemblea –, nessuna proposta condivisa, nessuna iniziativa di rilancio del partito, anzi, ho dovuto registrare mio malgrado e con profonda delusione, una gestione privatistica di un patrimonio politico che già nella tornata elettorale di marzo aveva ottenuto i risultati che tutti conosciamo. Miopia, velletarismo, tecnicismo, hanno determinato il logoramento del sistema che è progredito inesorabilmente come del resto era prevedibile. Avevo sostenuto che non vi era molto tempo a disposizione, avevo parlato di processi di necrosi in stato avanzato, avevo invocato un bagno di umiltà e di andare alla ricerca delle ragioni che uniscono e non di quelle che dividono, di uno scatto di orgoglio e di un risveglio collettivo per evitare che la nostra amata Calabria divenisse terra di conquiste. Avevo invocato il rispetto delle regole e le giuste motivazioni per ricreare con armonia e serenità un ritorno alla politica, avevo sottolineato la necessità di un maggiore e costante coinvolgimento del gruppo sulle scelte strategiche nell’interesse della nostra Regione, un nuovo percorso quindi in grado di sostenere gli interessi dei più. Chiudevo il mio intervento con la consapevolezza e la certezza che qualcosa si sarebbe concretizzato facendo sì che la mia autosospensione potesse rientrare, evitando il fallimento di questa stagione politica della quale sono profondamente dispiaciuto dal punto di vista etico, morale e intellettuale. La decisione è conseguente a una dettagliata e travagliata analisi e da una oggettiva valutazione suggerita da un malessere imperante che, come già sottolineato dal collega Bevacqua, interessa il gruppo consiliare del Pd, gruppo che difetta in organizzazione, strategia e discussione interna sulla varie problematiche che riguardano il rilancio della nostra martoriata terra». (p.bellantoni@corrierecal.it)

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