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I dubbi de "I quartieri" sui conti del Comune di Catanzaro

L’associazione ha inviato un esposto nel quale richiede chiarimenti su una procedura di accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Il bilancio comunale, scrive Serrao, «resta un libro dei sogni in ma…

Pubblicato il: 09/08/2019 – 18:31
I dubbi de "I quartieri" sui conti del Comune di Catanzaro

CATANZARO Un esposto con richiesta di chiarimento è stato inviato dall’associazione “I quartieri” di Catanzaro, presieduta da Alfredo Serrao, al sindaco del capoluogo Sergio Abramo, al presidente del consiglio comunale di Catanzaro, Marco Polimeni, di tutti i consiglieri comunali, degli uffici comunali interessati, al procuratore regionale della Corte dei Conti Calabria, Rossella Scerbo, al Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e al Prefetto di Catanzaro, Francesca Ferrandino. Oggetto dell’esposto è la situazione finanziaria del Comune in seguito, in particolare, «a una procedura di accertamento messa in atto dall’Agenzia delle Entrate, che sembra essersi conclusa in data 9 luglio 2019, con la contestazione al Comune di Catanzaro di una serie di violazioni, formali e sostanziali, in relazione ad imposta Iva ed Irap per alcuni anni d’imposta», scrive Serrao. Gli anni di imposta sono il 2015 e il 2016.
I CONTI SONO IN ORDINE? «C’è un ritornello – è scritto nella nota – che da anni si ripete all’interno delle mura civiche, tanto da essere diventato il gonfalone dell’era Abramo: “i conti sono in ordine!”».
«Noi non abbiamo dubbi – prosegue Serrao – sulla bontà dell’affermazione, che è politica prima ed amministrativa dopo, per come nulla o quasi nulla… ci induce a dubitare sulle capacità contabili dell’assessore al Bilancio del Comune di Catanzaro, che altri non è che il sindaco Sergio Abramo. Proprio per fugare ogni tipo di dubbio abbiamo provveduto in data 6 agosto 2019, protocollo 76161, a portare all’attenzione del sindaco Abramo, del presidente del consiglio comunale di Catanzaro, Marco Polimeni, di tutti i consiglieri comunali, degli uffici comunali interessati, nonché della Corte dei Conti Calabria, del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e del Prefetto di Catanzaro una serie di domande e di interrogativi. Perché ci servono risposte, ma soprattutto per rompere quel costume politico – poco trasparente – di (non) comunicazione e di violazione di una regola democratica, quanto meno di opportunità, che dovrebbe imporre la giusta attenzione per i cittadini ad essere puntualmente informati, non fosse altro in quanto “contribuenti”».
L’ACCERTAMENTO Per quanto riguarda la procedura dell’Agenzia delle Entrate «ciò che emerge è il richiamo di somme “importanti” che rispetto all’Imposta sul valore aggiunto (Iva) per l’annualità 2015 viene rettificata e ritenuta “indetraibile” per la somma di 796.503,67 euro di cui 785.121,24 euro per indetraibilità ai sensi dell’art.19 ter del DPR n.633/72 derivanti dalla riqualificazione in istituzionale e/o promiscuo delle spese di cui alle determini dirigenziali». Per i non addetti ai lavori l’articolo 19 ter del Decreto del presidente della Repubblica numero 633/72, tratta le detrazioni per gli enti non commerciali, tra i quali troviamo anche province, comuni e loro consorzi, università ed enti di ricerca.
CHIARIMENTI L’associazione pone un serie di richieste di chiarimento: «Senza voler scendere nello specifico del verbale di conclusione dell’accertamento – atteso che sembrerebbe che anche l’atto di opposizione abbia visto il Comune di Catanzaro perdente – nonostante l’incarico ad un professionista esterno dalle “insegne” universitarie, del quale sembrerebbe utile conoscere il costo sostenuto, se sostenuto, ma soprattutto capire se ad oggi sia stata escussa da parte dell’Amministrazione cittadina la polizza posta a garanzia. In tutto questo quello che non ritorna è la “presunta” non conoscenza di tutti gli atti – sia all’atto di inizio dell’accertamento che quello di chiusura con tutti i passaggi finora consumati – da parte della Giunta e del Consiglio Comunale che è quello che vota il bilancio, assumendosi di fatto una responsabilità anche di ordine patrimoniale (?) Non è questa una risposta di poco conto, perché di fatto espropria o ha espropriato lo stesso Consiglio Comunale del suo ruolo, democratico, di conoscenza e di trasparenza, quella che non pare albergare fra le mura di Palazzo de Nobili».
IL BILANCIO COMUNALE «La stessa non trasparenza, che se verificato, si riflette fra i capitoli del bilancio comunale. Lo stesso bilancio che impone ai cittadini lacrime e sangue, senza una qualità dei servizi offerti, mentre nel concreto resta un libro dei sogni in mano a pochi e, magari dimenticato per la parte che stiamo trattando, in qualche cassetto importante, che ha assunto il ruolo di “forziere” improprio per la città», scrive Serrao.
«In questo forziere, sembrerebbe, si sia consumato anche il defenestramento di qualche Collegio dei Revisori dei Conti, magari non in sintonia con le scelte – perdenti – del professore universitario. Oppure ancora di più perché avrebbero messo in predicato tante “premialità economiche” che da anni vengono elargite a mani basse ad alcuni settori della macchina comunale (?)». Nell’esposto presentato, infatti, si chiede: «Non sarebbe irrilevante a questo punto, conoscere quelle che erano le posizioni di indirizzo dei revisori dei conti avvicendatisi nel periodo in questione», ovvero gli anni di imposta 2015 e 2016.
«Resta il fatto – prosegue la nota – che se la pratica richiamata esiste, per come esiste, in un bilancio che ogni volta ci viene ricordato molto stretto, questa è un’importante partita che determina uno sbilancio significativo. Lo stesso sbilancio in termini democratici che più volte ha spinto a minimizzare – non vorremmo dire negare – l’esistenza di una procedura di accertamento, anche di fronte alle legittime richieste di consiglieri comunali».
L’associazione non ripone fiducia dall’ottenere risposte da parte degli organi amministrativi e spera di ottenerne da quelli preposti al controllo: «Siamo certi che anche questa volta non riceveremo risposta. Ne siamo convinti perché è questo il metodo adottato, quello della “non legittimazione”, come se la stessa sia un’opzione esclusiva di chi comanda il vapore e non già una consolidata opzione costituzionale. Noi ce ne facciamo sempre una ragione ed è per questo che le risposte le abbiamo chieste anche… Altrove!»

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