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Riace, le opposizioni all'attacco. «Da Trifoli doppiezza e mancanza di rispetto. Il prefetto ci convochi»

I consiglieri di minoranza Diciommo e Cimino ricostruiscono nel dettaglio omissioni e bugie inanellate da sindaco e maggioranza per nascondere l’incandidabilità di Falchi. «Intollerabile atteggiame…

Pubblicato il: 08/09/2019 – 11:54
Riace, le opposizioni all'attacco. «Da Trifoli doppiezza e mancanza di rispetto. Il prefetto ci convochi»

di Alessia Candito
RIACE Ancora guai per il sindaco di Riace, Antonio Trifoli. Le minoranze consiliari non hanno per nulla gradito la manovra con cui lui e la sua maggioranza hanno tentato di nascondere la nota della prefettura alla base delle precipitose dimissioni del consigliere Claudio Falchi. E vanno all’attacco. Con richiesta ufficiale, hanno invitato il «a fare chiarezza sulle circostanze cennate, chiedendo di poter essere personalmente sentiti per esprimere le loro fondate doglianze». La richiesta arriva dai consiglieri Maurizio Cimino e Flavia Diciommo, rappresentanti in assemblea di Riaceduepuntozero e di certo non sospettabili di “lucanismo”. Ed è durissima.
LE OMISSIONI DELLA MAGGIORANZA In dettaglio, Cimino e Diciommo, ricostruiscono tutta la vicenda, dalla comunicazione della prefettura – che mette nero su bianco le cause di incandidabilità di Falchi, condannato per bancarotta fraudolenta – alle omissioni della maggioranza. La prefettura – scrivono i consiglieri di minoranza – aveva ordinato di «notificare ai consiglieri detta comunicazione. Il successivo 02.09, invece, ci veniva notificata la convocazione in seduta pubblica del Consiglio Comunale in sessione straordinaria e urgente, fissata per il giorno 04.09.2019, ore 18:00. Unico punto all’ordine del giorno: surroga consigliere comunale dimissionario Falchi Claudio». Nessun accenno alla comunicazione arrivata da Reggio.
E LE BUGIE Anzi – sottolineano nella loro nota – «nel corso della seduta consiliare, su domanda esplicita relativa ai motivi che avessero condotto alle dimissioni del sig. Falchi Claudio (dubbiosamente presentate con atto acquisito al protocollo dell’ente al n° 4721), veniva risposto dal Sindaco pro tempore, nonché dal Vice Sindaco, che si trattava di ragioni familiari che nessuna attinenza avevano con la nota della Prefettura, esplicitamente richiamata in interpello».
SALTA IL BLUFF DI TRIFOLI Giustificazioni che evidentemente non hanno convinto Cimino e Diciommo che il giorno successivo hanno presentato formale richiesta di accesso agli atti per conoscere il reale contenuto della comunicazione arrivata da Reggio. «Apprendevano, così, che il Sindaco Trifoli, nel tentativo estremo di occultare la realtà, aveva imposto le dimissioni al suo consigliere sperando che nulla trapelasse rispetto alle reali ragioni politiche della vicenda».
«CONDOTTA ISPIRATA ALLA DOPPIEZZA» Un problema politico che a detta di Cimino e Diciommo poco ha a che fare con i trascorsi giudiziari di Falchi, ma riguata in primo luogo il sindaco Trifoli. «Questo Gruppo Consiliare – si legge nella nota di Riaceduepuntozero – censura aspramente la condotta del Sindaco Trifoli Antonio, che, anziché essere ispirata alla tanto decantata trasparenza e legalità, è stata improntata, nella vicenda che ci occupa, a doppiezza oltre che ad assoluta mancanza di rispetto nei confronti dell’assemblea consiliare tutta».
TUEL CARTA STRACCIA Ma soprattutto, sottolineano i due consiglieri, quanto successo rappresenta anche una palese «violazione del TUEL che garantisce il diritto alla più completa informazione a tutela degli interessi permanenti in capo ai cittadini». In più, sottolineano, «offende l’intera comunità di Riace apprendere dai giornali che il medesimo atteggiamento di silenzio e di insabbiamento è stato mantenuto anche nei contatti con la stampa, creando i presupposti affinché oggi di Riace si parli in termini poco lusinghieri».
INIZIO DI NUOVI GUAI? Quelle di Cimino e Diciommo però non sono semplici lamentele. I due promettono battaglia e pretendono chiarezza, per questo si sono rivolti al prefetto chiedendo di essere sentiti. Di certo, c’è un aspetto – politico e potenzialmente penale – da chiarire. Tra i documenti da presentare per la propria candidatura, ogni aspirante consigliere deve depositare anche «la dichiarazione sostitutiva attestante l’insussistenza della condizione di incandidabilità». Cosa ha scritto Falchi sulla propria? Ha forse affermato il falso? E la sua lista era a conoscenza della situazione?
L’UDIENZA DI OTTOBRE Un problema che a breve si potrebbe porre anche per il sindaco Trifoli. Secondo quanto emerso nei mesi scorsi, anche lui sarebbe incandidabile perché da dipendente comunale a tempo determinato non avrebbe avuto diritto all’aspettativa per motivi elettorali. Accuse che il primo cittadino di Riace ha sempre respinto, sostenendo di essere dipendente regionale in quanto Lsu-Lpu e solo “assorbito” dal consiglio comunale di Riace. Argomentazioni che non hanno per nulla convinto né la consigliera di minoranza Maria Spanò, unica dei “lucaniani in consiglio”, né tre cittadini, che insieme hanno presentato ricorso. Una diatriba su cui sarà il Tribunale a pronunciarsi il prossimo 1 ottobre. (a. candito@corrierecal.it)

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