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Corigliano Rossano, la strada per la fusione e i conti dell'organico (che non quadrano)
Stasi scrive una lettera ai cittadini per raccontare il percorso della nuova città. I dipendenti comunali sono 299, dovrebbero essere 508 per mandare a regime l’ente. E i dirigenti sono soltanto due
Pubblicato il: 05/10/2019 – 20:28
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di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Nel 2019 si campa ancora di pennacchi, campanili, pregiudizi atavici e antipatie. Un quadro, questo, spazzato via con la fusione dei comuni di Corigliano e Rossano avvenuta il 22 ottobre 2017, grazie ad un referendum popolare al quale ha partecipato all’incirca il 40% degli aventi diritto e con esiti bulgari a favore del “sì”.
Da allora, come si suol dire, di acqua sotto i ponti ne è passata e in molti sono ancora convinti che esista la bacchetta magica per risolvere i problemi. Come tutte le città, Corigliano Rossano, invece, ha i suoi problemi, atavici, piccoli e grandi, che l’amministrazione targata Stasi sta affrontando con i tempi della politica e della burocrazia. Quindi con una clessidra che va lenta mentre gli amministratori lavorano in (troppo) silenzio.
Proprio il silenzio tombale nel quale è caduto il governo cittadino dal suo insediamento a giugno – rotto oggi dal sindaco – ha preoccupato vicini e lontani alla fusione, pervasi da un ragionevole dubbio: giusto o no, questo processo di unificazione?
La notizia di voler collocare la sede legale, quella del sindaco e della giunta a Corigliano Alta, sta facendo il resto. Ecco perché, anche se troppo tardi, Flavio Stasi si è lasciato andare ad una accorata riflessione, dopo aver annunciato alla trasmissione “Un eco dallo Jonio” andata in onda venerdì scorso su L’Altro Corriere Tv, che avrebbe messo mano pesantemente alla macchina comunale, ma senza ragionare con la calcolatrice in mano e senza badare alla carta d’identità in tasca, evidenziando anche come il Comune necessiti di centinaia di dipendenti per andare a regime, il che sta penalizzando e non poco l’azione amministrativa.
In una lettera inviata ai coriglianorossanesi, Stasi riprende la storia di Hiroo Onoda e Teruo Nakamura, soldati giapponesi arroccati su un’isola delle Filippine che nel 1973, dopo 30 anni, si rifiutavano di credere che la Seconda Guerra mondiale fosse finita.
«Ho avuto modo di rispondere – scrive di suo pugno il sindaco di Corigliano Rossano – in questi giorni, ad alcuni concittadini che commentavano gli arretramenti sociali e civili del nostro territorio negli ultimi tempi. Noi, per tradizione, abbiamo la memoria corta, e dunque oggi tali arretramenti si attribuiscono alla costituzione della grande città. Mi sono permesso di rispondere che negli ultimi vent’anni le nostre ex città sono arretrate drammaticamente, ma da sole e solo per colpa “nostra”. Così, tanto per fare un esempio, per vent’anni abbiamo devastato i centri storici, li abbiamo abbandonati, privati di servizi: combatto quotidianamente con quartieri senz’acqua, strade che sprofondano o vicoli ridotti a discarica, con poche risorse ed “armi smussate”, e tale degrado è il frutto avvelenato di decenni di nefandezze. La distanza dai confini cittadini, evidentemente, c’entra ben poco. Ecco perché – avanza Flavio Stasi – lo confesso, le opinioni di chi giudica le scelte sulla base della prossimità al Codice o al Castello io neanche le considero. Hiroo Onoda e Teruo Nakamura ci hanno messo tre decenni a capire che la seconda guerra mondiale era finita, ed anche la nostra città ha i suoi vari Onoda e Nakamura, ma il resto guarda avanti. Sia chiaro a tutti che le scelte non si fanno per convenienza, per popolarità, per equilibrismo: si fanno per visione. Prendiamo Palazzo Bianchi: leggo racconti di fantascienza al riguardo. Qualcuno lo ha pensato che forse Palazzo Bianchi, bello, imponente, con una storia importante, non è solo patrimonio degli anziani che al mattino siedono in Piazza del Popolo, ma è patrimonio anche degli anziani che al mattino siedono sulle panche di Piazza Steri? Per questo l’ho scelto».
La visione è scritta nelle linee di mandato: «È quella di luoghi che possano essere all’altezza di una istituzione importante come il nostro Comune, luoghi che abbiano un significato, oltre che una funzionalità. Un Palazzo del Governo della Città – scrive ancora – che sarà Palazzo Bianchi. Ma poi un Palazzo dell’Assetto del Territorio, un Palazzo Municipale, un Palazzo delle Finanze, un Palazzo della Cultura e del Turismo, un Palazzo della città Solidale ed Europea, tutto nei nostri splendidi centri storici; ecco cosa vuol dire luoghi che non solo “funzionano”, ma che “significano”, che rappresentano, che simboleggiano. Luoghi che dovranno ispirare a tutti noi il senso di appartenenza che forse abbiamo smarrito. Dove si troveranno questi luoghi, in Corea del Sud o Corea del Nord? Nessuna delle due, si troveranno a Corigliano-Rossano, in due splendidi centri storici. Qualcuno ha espresso preoccupazione per questo o quel servizio che dovrebbe venire meno. Anche in questo frangente devo dare una notizia che per qualcuno sarà scioccante: il muro di Berlino è crollato 30 anni fa. Non so come sono stati disposti gli uffici tra Berlino Est e Berlino Ovest, so solo che Berlino è una grande città e che sia i cittadini dell’Ovest che quelli dell’Est possono farsi un certificato di residenza. Capisco – insiste Stasi – per quanto io ami Corigliano-Rossano, non siamo ancora a livello di Berlino. Ma che c’entrano, nella città moderna che intendiamo costruire, i servizi al cittadino con la collocazione degli uffici? Nei due centri storici, come succede nelle città nel 21esimo secolo, ci saranno le “case del cittadino”, ovvero due luoghi in cui ci saranno tutti gli sportelli, anche quelli che non ci sono ora. Sapete, quelle cose da 21esimo secolo in Europa, con gli orari, la fila automatica, l’area per i bimbi e, udite udite, regole chiare. Insomma, una cosa normale. Altre piccole “case del cittadino” saranno nei municipi, peculiari rispetto al loro territorio di competenza. Lo so, a qualcuno mancherà il tempo in cui si sedeva al posto del funzionario per farsi firmare le autorizzazioni, ma ai cittadini normali non mancherà».
Il sindaco di Corigliano Rossano conclude pungente. «Per gli Onoda ed i Nakamura non c’è speranza: come hanno scritto altri, raderebbero al suolo tutto ciò che non gli appartiene, o che magari hanno perso alle elezioni, ed è giusto che si annientino da soli. Noi invece, con tutti i cittadini, andremo avanti, amministrando una grande città, forte, autorevole, piena di potenzialità inespresse, che oggi zoppica con mille difficoltà a causa della miopia e le divisioni del passato, ma che guarda al futuro e che presto correrà come mai ha fatto prima».
FABBISOGNO DEL PERSONALE Accorato l’appello del primo cittadino, che proprio per accelerare i tempi, nelle scorse ore insieme alla giunta ha approvato il fabbisogno del personale del comune. “Due” conti dai quali si evincono numeri da capogiro, anche per via dei numerosi pensionamenti – soprattutto per “quota 100” – registratisi nei due ex comuni in questi anni.
Dalla delibera approvata ieri si deduce come i dipendenti del comune di Corigliano Rossano full-time siano 299, quelli part-time 6 per un totale di 305. I posti vacanti sono ben 203: servono 54 full-time e 149 part time. In sostanza i dipendenti comunali sono 299, dovrebbero essere 508 per mandare a regime l’ente, ne consegue che ne mancano 203 che saranno “reclutati” nei prossimi anni fra concorsi e mobilità.
Un bel macigno, insomma, che grava sulla funzionalità dell’Amministrazione e che Stasi aveva riferito durante il talk show de L’altro Corriere Tv. Numeri considerevoli, insomma: al Comune di Corigliano Rossano servono il 50% in più dei dipendenti comunali. «Se vi fate un giro per il comune – aveva dichiarato a “Un eco dallo Jonio” – vi renderete conto che le stanze sono vuote perché mancano fisicamente i dipendenti e questo non ci facilità di certo il lavoro». Fra questi, si legge sulla delibera, mancano ben otto dirigenti, l’anima di un comune che oggi ne ha soltanto due. (l.latella@corrierecal.it)
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