di Alessia Candito
RIACE A Natale siamo tutti più buoni dice il refrain e l’amministrazione di Riace non sembra certo peccare di generosità. Tanto meno il sindaco Trifoli, che appena tornato in carica ha ben pensato di affidare un incarico – pubblico e a spese del Comune – al cugino.
AFFIDAMENTO DIRETTO AL CUGINO DEL SINDACO Decaduto perché dichiarato ineleggibile dal Tribunale ma tornato in carica in virtù del ricorso presentato contro quella sentenza, il sindaco Antonio Trifoli non ha fatto in tempo ad indossare la fascia tricolore che è inciampato in una nuova grana. Con determina del 5 dicembre, lo stesso giorno in cui è tornato sindaco, la sua amministrazione comunale ha deciso di affidare l’incarico di progettazione di una condotta di alimentazione del pozzo comunale a suo cugino, l’ingegnere Antonio Salvatore Trifoli, cugino del sindaco. Un affidamento diretto, senza gara né selezione pubblica.
STRABISMO DA SHORT LIST Il provvedimento, pubblicato sull’Albo pretorio on line, è firmato dal responsabile unico del procedimento, il geometra Domenico Pazzano, e ripercorre tutto il processo che ha portato alla nomina dell’ingegnere. Non ci sono professionisti interni al Comune – si spiega – dunque è necessario ricorrere ad un esterno, in più trattandosi di appalto inferiore ai 40mila euro si può affidare tutto in via diretta, rispettando i principi di rotazione. Allora si guarda alla short list del Comune e – sarà un caso o forse no – tra i professionisti si sceglie di chiedere la propria disponibilità al cugino di Trifoli, all’epoca formalmente decaduto, ma secondo le opposizioni ancora vero king-maker dell’amministrazione.
INCARICO PER 15MILA EURO (PIÙ IVA) Un valido professionista, dicono tutti, regolarmente presente nella short list del Comune, che a stretto giro non solo risponde affermativamente, ma offre i propri servigi con un ribasso del 2%, per un totale di «15.465.91 oltre iva e C.I. compreso», compenso «calcolato secondo il decreto del ministero della Giustizia 17 giugno 2016». Sulla carta, tutto regolare. Pare. Politicamente invece sembra quanto meno curioso, se non poco opportuno soprattutto da chi in campagna elettorale non ha fatto altro che tuonare contro la vecchia amministrazione, accusata di scegliere sempre gli stessi collaboratori. Un po’ come le promesse di «trasparenza e legalità», sbugiardate nel giro di pochi mesi.
I PRIMI SCIVOLONI A settembre, il segretario locale di “Noi con Salvini” e consigliere comunale Claudio Falchi, inseguito da una nota della prefettura che ne dichiarava l’incandidabilità a causa di una sentenza definitiva per bancarotta fraudolenta, aveva deciso – o meglio, era stato invitato, denunciano le opposizioni – a dare precipitosamente le dimissioni, per di più mascherandone le vere motivazioni con generici “motivi di famiglia”. Poi anche il sindaco è stato dichiarato incandidabile.
DUE PESI E DUE MISURE Come anticipato dalla stampa, per il Tribunale da dipendente a tempo determinato del Comune di Riace non aveva diritto all’aspettativa per motivi elettorali, dunque non avrebbe potuto partecipare alle elezioni. Alle medesime conclusioni sono arrivati il ministero dell’Interno, che sulla questione è stato sollecitato, e la Prefettura, che contro Trifoli si è costituita in giudizio. Ma lui insiste, grida al golpe e delle dimissioni sollecitate a Falchi non vuole neanche sentir parlare. Nessuno però lo potrà accusare di non essere stato generoso. (a.candito@corrierecal.it)
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