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«Gamberoni, champagne e vacanza in Valle d'Aosta per aggiustare la sentenza di Tursi Prato»

Nelle carte della Procura di Salerno gli scambi di denari e cibo tra l’ex digirente dell’Asp di Cosenza e il magistrato della Corte d’Appello. Incontri nell’androne dell’abitazione del giudice e «f…

Pubblicato il: 15/01/2020 – 12:13
«Gamberoni, champagne e vacanza in Valle d'Aosta per aggiustare la sentenza di Tursi Prato»

di Pablo Petrasso
CATANZARO
Al giudice Marco Petrini, l’ex dirigente dell’Asp Emilio Santoro avrebbe consegnato denaro e altri beni per avere aggiornamenti su una sentenza che stava molto a cuore all’ex consigliere regionale Pino Tursi Prato. Tursi Prato, che aveva perso il diritto a riscuotere il proprio vitalizio dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, cercava di riappropriarsi del benefit. E, secondo i magistrati della Procura di Salerno, con i suoi rapporti era riuscito ad arrivare in Corte d’Appello.

L’ex deputato Pino Tursi Prato

OBIETTIVO VITALIZIO In gioco c’erano i denari riscossi dall’ex consigliere tra l’aprile 2008 e l’aprile 2014, quando il vitalizio era stato cancellato dagli uffici di Palazzo Campanella. Si tratta di 156mila euro riscossi in sei anni e poi scomparsi quando la sentenza di condanna a sei anni è diventata definitiva.
Nelle carte dell’inchiesta di Salerno ci sono gli scambi di denaro tra il medico e il magistrato. Un lungo elenco sconfortante: 500 euro il 31 luglio 2018, «finalizzato all’accoglimento del ricorso presentato da Tursi Prato».
«CAUSA VINTA AL MILLE PER MILLE» In un incontro successivo, il 17 ottobre 2018, Santoro e un altro indagato, Luigi Falzetta, vanno nella sede della Commissione provinciale tributaria di Catanzaro e incontrano Petrini. In quell’occasione, il magistrato avrebbe promesso di consegnare a Santoro «un documento prima del 2 novembre 2018». E gli avrebbe raccomandato la massima riservatezza. «Mario – queste le sue parole –. di’ all’amico tuo che è amico mio, che giorno 12 si fa». E ancora: «Lui la causa l’ha vinta al 1000 per mille». In quel contesto, secondo i pm campani, Petrini avrebbe accettato «in cambio della decisione favorevole sul ricorso di Tursi Prato, la promessa di una ulteriore utilità consistita in un soggiorno gratuito presso una struttura gestita dallo stesso Falzetta a Brusson in Valle d’Aosta».
GAMBERONI E CHAMPAGNE Non è tutto. Il 7 dicembre 2018, infatti, Santoro sarebbe andato a casa di Petrini assieme a Tursi Prato e, mentre l’ex consigliere regionale lo aspettava in auto, avrebbe consegnato all’amico «due cassette di polistirolo contenenti gamberoni, merluzzetti del valore dichiarato di circa 350 euro e una bottiglia di champagne, delle clementine, ricordando al magistrato la causa relativa al ricorso presentato da Tursi Prato la cui discussione era fissata per il 12 dicembre 2018 dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro, ricevendo rassicurazioni da quest’ultimo sull’esito favorevole». Per Petrini il cibo è una passione: l’11 marzo, Santoro e Falzetta lo raggiungono nella sua abitazione a Lamezia e consegnano al magistrato «nell’androne dell’immobile, una cassetta contenente verdura e formaggi». Un nuovo appuntamento, il 14 marzo, viene fissato per un’altra consegna di gamberoni. E per il 26 marzo «Santoro prometteva a Petrini la consegna di una fornitura di pesci alla Commissione tributaria di Catanzaro». Il 19 aprile tocca invece a «carne di agnello e altri regali pasquali».
IL RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA BCC DEL CROTONESE Le indagini avrebbero documentato la consegna di denaro da Santoro al magistrato. Nelle carte che il Corriere della Calabria è riuscito a consultare si parla di 500 euro consegnati il 16 maggio 2019. E poi della promessa di un regalo: un bracciale tipo Tennis marca “Recarlo” del valore di 1.600 euro, acquistato da un altro indagato, Luigi Falzetta, in una gioielleria di Torre Melissa. Il 6 giugno, poi, Santoro avrebbe consegnato a Petrini, a Castrovillari, altri 500 euro in contanti, promettendogli «la consegna di un box garage, ubicato a Castrovillari, del valore di 15mila euro».
Anche il presidente del Cda della “Bcc del Crotonese” sarebbe coinvolto nelle condotte corruttive, perché «in concomitanza con alcuni degli incontri avuti da Santoro con Petrini» avrebbe consentito «al primo di prelevare in contanti presso l’istituto di credito presieduto 500 euro e poi 1.000 euro, fornendo la provvista allo stesso Santoro, in data 6 febbraio 2019, per un’ulteriore consegna di denaro al magistrato». (p.petrasso@corrierecal.it)

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