CATANZARO Neanche il Coronavirus mette tutti d’accordo nella Cittadella regionale. «In questa fase di emergenza sanitaria più che mai l’Ente pubblico più rilevante della Calabria doveva dimostrare, al suo interno, risolutezza nell’agire e dare il buon esempio. Purtroppo – come constata il sindacato CSA-Cisal –, ci ritroviamo di fronte a disorganizzazione, ad uffici non adeguatamente puliti e sanificati e finanche a dirigenti che si mettono “a disquisire” sull’acquisto di prodotti necessari alla sicurezza come prescritto dal governo».
DOPO LA CARTA IGIENICA E IL SAPONE LIQUIDO, NIENTE DISINFETTANTI Per essere chiari, fra le nove indicazioni dell’esecutivo nazionale destinate alle amministrazioni pubbliche si prevede: di rendere disponibili strumenti di facile utilizzo per l’igiene e la pulizia della cute (quali ad esempio dispensatori di disinfettante o antisettico per le mani, salviette asciugamano monouso). Inoltre, qualora l’autorità sanitaria lo prescriva, guanti e mascherine per specifiche attività lavorative, curandone i relativi approvvigionamenti e la distribuzione ai propri dipendenti e a coloro che, a diverso titolo, operano o si trovano presso le sedi dell’Amministrazione. «Purtroppo, in Cittadella siamo alle solite. Dopo la “prolungata” mancanza di carta igienica e sapone liquido nei bagni – segnalata nelle scorse settimane dal sindacato CSA-Cisal -, per di più sostituita con rimedi non proprio ortodossi, adesso siamo in netto ritardo con l’assolvimento di queste prescrizioni. Sono del tutto assenti dispenser con igienizzante nei locali della Regione, così come in tutti gli uffici periferici. Eppure, ogni organismo – nazionale ed internazionale – ha puntato sull’elemento della pulizia. Fatto che diventa ancor più preoccupante alla luce del primo caso di positività al Coronavirus nella città di Catanzaro».
L’INDECISIONE SULL’ACQUISTO Infatti, continua il sindacato, «mentre i contagi aumentano, si perde tempo dietro ad una “disputa” epistolare tra il dirigente “Datore di Lavoro” e dirigente del settore “Economato”. Quest’ultimo, in data 28 febbraio, autorizza il dirigente “Datore di Lavoro” a effettuare acquisto per 500 dispensatori di disinfettante amuchina e 1.000 mascherine. La spesa dovrebbe ammontare a circa 15.000 euro. Ma ancora la situazione non è stata risolta. Quanto bisogna attendere ancora? Altre Pubbliche Amministrazioni hanno già provveduto ad uniformarsi alle indicazioni del governo nazionale, la Regione Calabria resta indietro. E che senso di sicurezza ai cittadini dovrebbe trasmettere un Ente che non riesce a garantire ai suoi dipendenti il disinfettante?».
«Non pretendiamo le mascherine – osserva il sindacato –, ma almeno i dispensatori di amuchina sì. La Regione cosa aspetta? Eppure, a stabilire l’uso degli igienizzanti nei locali della pubblica amministrazione era una direttiva ministeriale del 26 febbraio che imponeva di “rendere disponibili nei propri locali, anche non aperti al pubblico, strumenti di facile utilizzo per l’igiene e la pulizia della cute, quali ad esempio dispensatori di disinfettante o antisettico per le mani, salviette asciugamano monouso nonché, qualora l’autorità sanitaria lo prescriva, guanti e mascherine per specifiche attività lavorative”. Insomma, si doveva operare con tempestività. Invece si è davvero in ritardo. Un pensiero che il sindacato estende anche alle sedi periferiche della Regione Calabria, dove le condizioni sono peggiori. Anche lì mancano disinfettante e adeguati strumenti per l’igiene, senza tralasciare che alcuni bagni sono pressoché inservibili proprio a causa della scarsa pulizia. Non li si lasci isolati dal mondo».
«CHI CONTROLLA GLI ACCESSI DEGLI ESTERNI?» «Attenzione – prosegue la nota – perché non è un vezzo o un privilegio, ma piuttosto una misura minima di sicurezza per lavoratori interni e a tutti gli esterni che accedono alla Cittadella. Pensiamo ai tanti dipendenti che nel corso della loro attività lavorativa svolgono mansioni a contatto con il pubblico come ad esempio l’Urp, la vigilanza che quotidianamente registra visitatori e utenti e da informazioni allo sportello, gli addetti al protocollo generale e tutti gli altri uffici in cui è previsto il ricevimento. E pensiamo ancora a tutti gli accessi di esterni nel palazzo regionale che non passano da alcun filtro igienico-sanitario. Arrivano, quasi ogni giorno, persone provenienti da tutte le parti d’Italia (ad esempio, i consulenti di società che hanno in essere contratti con la Regione). Ci sono sit-in, manifestazioni e persone che poi accedono ai locali. Chi li controlla? Chi conosce la loro provenienza?».
«QUALI SONO LE PRECAUZIONI ADOTTATE NEL RISTORANTE?» «In aggiunta, come fatto dallo stesso dirigente “Datore di Lavoro”, che ha inviato una richiesta di delucidazioni in data 2 marzo, vorremmo capire come un punto di incontro come il ristorante della Cittadella si sia attrezzato per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Quali precauzioni e misure sono state adottate? Quello – osserva il sindacato – è un luogo in cui si assemblano molte persone e in cui i contatti sono ravvicinati, con l’ulteriore elemento che spesso accedono soggetti estranei all’amministrazione».
«INTERVENGA IL PRESIDENTE» «Chiediamo – sostiene il Csa-Cisal – l’applicazione immediata delle misure previste dalle normative vigente in materia. Almeno le più basilari. Se si vogliono evitare le mascherine, si provveda quantomeno con all’acquisto del disinfettante e ad una accurata sanificazione dei locali (in Cittadella e negli uffici periferici). Ad oggi – osserva il sindacato Csa-Cisal – sono davvero insufficienti le misure adottate dalla Regione. È inutile ricordare come solo grazie alla prevenzione è possibile ridurre il rischio di infezione, proteggendo sé stessi e gli altri. Chiediamo quindi che il presidente della Regione adotti tutti i provvedimenti necessari per evitare possibili guai evitabili».
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