di Fabio Papalia REGGIO CALABRIA Come una mascherina ffp3, che filtra in entrata ma non in uscita. E’ la trasparenza ai tempi del coronavirus. Proprio nel giorno in cui tuona in diretta su facebook contro la decisione della Regione Calabria di non diffondere i dati del contagio con i bollettini del Gom, agitando il pupazzetto «non si può trattare la comunità reggina come se fosse composta da playmobil» che ci auguriamo abbia prontamente restituito nelle mani del figlioletto, dicendosi indignato per la scelta della Santelli di «avocare a sé l’intera filiera della comunicazione istituzionale sul Covid-19», il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà chiude l’ufficio stampa di palazzo San Giorgio e avoca a sé l’intera filiera della comunicazione istituzionale del Comune.
LA LETTERA DEL DIRETTORE GENERALE Con una lettera protocollata il 7 aprile, così come riportato anche da Gazzetta del Sud, il direttore generale del Comune di Reggio Calabria ha assegnato l’unico dipendente dell’Ufficio stampa ad altro settore.
“A seguito di interlocuzione organizzativa – recita la lettera – con il Sindaco, si è appreso come, nel delicato frangente sanitario e sociale che la Città sta attraversando, tutte le funzioni inerenti l’Ufficio stampa siano attualmente concentrate ed efficacemente gestite direttamente da personale in stretto contatto con il Sindaco, anche al fine di garantire un approccio unitario alla strategia comunicativa ed informativa dello stesso Ente. Alla luce di quanto sopra, tenuto conto altresì della situazione di estrema criticità in cui versa il Comune di Reggio Calabria in ordine al cronico sottodimensionamento della dotazione organica dell’Ente, situazione peraltro aggravatasi ulteriormente a causa dell’emergenza in corso e dei risvolti operativi ed organizzativi della stessa, si richiede di voler provvedere al trasferimento del Dott. Francesco Malara, ad oggi assegnato all’Ufficio stampa, ad altro Settore nell’ambito del quale le capacità e le competenze dallo stesso maturate possano essere maggiormente valorizzate e risultino di ancor maggiore supporto al perseguimento degli obiettivi dell’Amministrazione”.
LA STRATEGIA COMUNICATIVA Nulla da eccepire sul fine di “garantire un approccio unitario alla strategia comunicativa ed informativa”, non dell’Ente bensì del sindaco. Nel corso dell’emergenza Covid-19 Falcomatà sta toccando i cuori e la pancia dei reggini con videomessaggi che invitano a non uscire utilizzando frasi come “non facimu i fissa”, “non niscimu a muzzu”, o “passa pa casa”, ripresa anche dal New York Times. Buttarla in vernacolo, però, alla lunga potrebbe anche ritorcerglisi contro: è sempre in auge quel detto dialettale sul bue il quale irride le appendici ossee dell’asino. LE FUNZIONI DELL’UFFICIO STAMPA Dunque la lettera del direttore generale, indirizzata al segretario generale, al dirigente delle risorse umane, e per conoscenza al sindaco e all’assessore alle risorse umane, cristallizza alcuni aspetti che vale la pena sottolineare. Innanzitutto il direttore generale mette nero su bianco che “tutte le funzioni inerenti l’Ufficio stampa siano attualmente concentrate ed efficacemente gestite direttamente da personale in stretto contatto con il Sindaco”.
Funzioni che, è bene ricordare, spettano per legge all’Ufficio stampa dell’Ente, e non del sindaco, il quale può avvalersi di uno staff per la sua comunicazione personale. L’ufficio stampa di un comune, infatti, non serve solo a diffondere la “strategia comunicativa” del primo cittadino ma anche una serie ben più vasta di servizi informativi, tra cui i comunicati stampa dei gruppi consiliari, compresi quelli di opposizione e la stessa giunta, con buona pace per la trasparenza invocata nei confronti della Regione Calabria.
C’è poi l’aspetto giuslavoristico da tenere in conto. La lettera, infatti, non specifica chi sia il “personale in stretto contatto con il sindaco”. Dipendenti comunali? Se così fosse chi meglio dell’unico dipendente dell’Ufficio stampa? Se invece si tratta di personale non alle dipendenze dell’Ente si porrebbe il problema di capire a che titolo. Proprio nel dicembre scorso, a causa del piano di rientro, il Comune non ha potuto rinnovare le collaborazioni esterne. Poiché il volontariato non è neanche previsto dalla normativa, anche in questo caso, come i tamponi, non tornano i conti. Poi, suvvia, di questi tempi parlare di personale “in stretto contatto”… e il distanziamento sociale? (redazione@corrierecal.it)
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