CATANZARO Il linguaggio è il classico “burocratese”, contorno e confuso, ma il senso traspare evidente, e allarmante: l’Asp di Catanzaro non ha mai richiesto la certificazione antimafia alle strutture private che operano in regime di convenzione con il Servizio sanitario regionale. E’ quello che emerge della lettura di una delibera, adottata oggi, con cui la Commissione straordinaria che guida l’azienda catanzarese dopo il suo scioglimento per infiltrazioni della ’ndrangheta, ha istituito un apposito Ufficio antimafia “per il raggiungimento di obiettivi di legalità e trasparenza”.
È sicuramente una decisione inedita, questa dell’Asp di Catanzaro, una decisione che scaturisce – a quanto risulta – dalle verifiche attivate all’indomani dell’esplodere della vicenda della Rsa “Domus Aurea” di Chiaravalle Centrale, diventata “focolaio” di Coronavirus con il conseguente “carico” di dolore per le vittime (21 gli anziani ospiti deceduti) e con le conseguenti polemiche sulla gestione della struttura, che, dai primi controlli, sarebbe risultata non particolarmente lineare nella tenuta della documentazione necessaria. Questa vicenda si intreccia con quanto viene ricostruito nell’odierna delibera della commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro, insediata a settembre scorso, composta dai prefetti Luisa Latella, Franca Tancredi e Salvatore Gullì: dal provvedimento, infatti, si evince che l’8 ottobre 2019 la stessa Commissione straordinaria «ha approvato un atto di indirizzo in materia di documentazione antimafia, fornendo agli uffici dell’Asp le linee guida a cui attenersi rigorosamente… al fine di attuare quell’azione di risanamento indispensabile per ridare trasparenza agli atti prodotti e contemporaneamente impermeabilità nei confronti della criminalità organizzata, la cui capacità di infiltrazione nell’azienda ne ha già provocato lo scioglimento».
Il 30 marzo scorso, a “caso Chiaravalle” già di fatto iniziato, con un’altra nota – si legge ancora nell’odierna delibera – «la commissione straordinaria aveva disposto l’immediata e prioritaria acquisizione delle certificazioni antimafia» per le strutture private accreditate e le Rsa. Parte un “carteggio” con la prefettura di Catanzaro, che invia all’Asp di Catanzaro una nota, il cui contenuto è riportato sempre nell’odierna delibera della Commissione straordinaria, in questi termini testuali: «Vista la nota prot. n. 2911 del 10 aprile 2020 della Prefettura di Catanzaro con cui, in risposta a nota di questa Commissione straordinaria, viene chiarito che “dal controllo effettuato non risulterebbe alcuna richiesta da parte di codesta Asp nei confronti dei soggetti che nella specie riguardano i contratti, in corso di rinnovo, con le Strutture Private accreditate, nonché le autorizzazioni in corso con le Rsa accreditate sul territorio di questa Provincia”». Traducendo il burocratese, se ne deduce che l’Asp di Catanzaro non ha mai richiesto la certificazione antimafia alle strutture private che operano in regime di convenzione con il Servizio sanitario regionale.
C’è da sobbalzare sulla sedia, perché si sta parlando di un’azienda sanitaria sciolta per mafia, e quindi di una clamorosa e gravissima lacuna, che infatti la Commissione straordinaria dell’Asp stronca subito, parlando, nell’odierna delibera, di «persistere di una situazione incompatibile con la gestione» della Commissione stessa e «con le finalità di risanamento che la stessa è chiamata a raggiungere». Da qui, e dalla considerazione per cui «occorre che siano adottate misure ancora più incisive allo scopo di attuare la legalità», la decisione della Commissione straordinaria di procedere alla «costituzione di un Ufficio antimafia, a servizio dell’intera Asp, che farà capo alla Commissione straordinaria, considerata la strategicità dello stesso per il raggiungimento degli obiettivi di legalità e trasparenza che l’Asp intera deve raggiungere al fine di rendere effettiva l’attività di risanamento indispensabile». Per la cronaca, l’Ufficio antimafia sarà posto alle dirette dipendenze del direttore amministrativo dell’Azienda catanzarese e composto da personale munito di accredito rilasciato dalla Prefettura. I componenti individuati sono Antonio Aloi, Ivan Mancuso, Renato Repici e Vittorio Marino (settore Gestione tecnico patrimoniale) e Giuseppe Cozza D’Onofrio di (settore Programmazione e Controllo). Il coordinamento sarà affidato ad un funzionario di una delle Prefetture calabresi. La delibera conclude: «L’Ufficio antimafia dovrà mantenere i contatti con le strutture dell’Asp che, per l’attività specificatamente svolta, dovranno con continuità e diligenza richiedere accertamenti antimafia». (a. cant.)
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