COSENZA «Non ci aspettiamo giudizi o maldicenze, ci aspettiamo incoraggiamento, sostegno morale, sia per superare indenni la quarantena sia per ritornare presto a lavorare sia per continuare a svolgere la nostra missione. Il tutto con la passione che mettiamo quotidianamente». È quanto scrive in una lettera aperta un gruppo di lavoratori della Rsa Villa Torano, «una realtà familiare sorta 20 anni fa». I dipendenti nella lettera intendono «sottolineare la gravità delle accuse ricevute da persone esterne alla vicenda. Accuse che giudicano e infangano la struttura… Un dramma. Il nostro dramma trasformato abilmente in pubblicità mediatica. Abbiamo deciso di portare a conoscenza a gran voce la nostra verità: partiamo da febbraio 2020, sin dai primi casi conclamati di Covid-19 nella regione Lombardia. La nostra azienda ha adottato subito le misure adeguate per evitare in tutti i modi di essere contagiati. In che modo? Immediatamente si è attuato un piano di sicurezza, evitando l’ingresso dei parenti e limitandolo ad un familiare per volta l’accesso, facendogli, con la dovuta accortezza, lavare le mani o disinfettarle con il gel posto all’entrata. Il tutto per come indicato sorvegliato da noi. Il 29 febbraio, sabato pomeriggio, si è recato presso la struttura il parroco di Sartano accompagnato da un corteo di fedeli, è stato autorizzato ad entrare sol lui per celebrare la Santa Messa. E quella è ¨ stata l’ultima volta che il parroco ha celebrato messa. Da fine febbraio la direzione ha dotato tutto il personale di mascherine FFP2, nonostante avessimo a disposizione altri tipi di mascherine e guanti in lattice e vinile per la nostra protezione».
I dipendenti di Villa Torano firmatari della lettera aggiungono: «Il 9 marzo 2020 data del primo Dpcm, sebbene le misure restrittive all’interno della struttura erano in vigore da giorni, e contestualmente erano già in uso i protocolli e si ottemperava scrupolosamente alle direttive, la nostra azienda, ha definitivamente bloccato e chiuso l’ingresso ai visitatori e familiari, per salvaguardare la salute dei pazienti e dei dipendenti. Chiunque avesse avuto la necessità di consegnare i farmaci o gli indumenti puliti ad un familiare ricoverato, doveva aspettare nello spazio adiacente la /reception/ e consegnare il tutto ad un infermiere o ad un Oss. Siamo stati aggrediti verbalmente da persone che volevano entrare senza rispettare le nostre direttive, a volte anche con epiteti che è meglio non riferire. Per tranquillizzare i familiari dei pazienti la struttura è stata dotata di un tablet per video chiamare: servizio molto utile per comunicare con l’esterno ed essere vicini ai propri cari. Dal sito si poteva prenotare per video vedere ad orari stabiliti e per varie esigenze. Noi dipendenti abbiamo adottato misure drastiche nella nostra quotidianità , per evitare di essere contagiati, casa lavoro- lavoro casa. Ci accusano di crimini che non abbiamo commesso. Siamo stati noi a divulgare il virus? Siamo stai noi a tacere? Tacere su cosa? Come si può pensare che avremmo messo a rischio la nostra vita e quella dei pazienti, quella delle nostre famiglie. Come si può pensare lontanamente che le persone che lottano quotidianamente all’interno e all’esterno per la struttura sapevano del virus? Un virus silente, subdolo asintomatico per molti di noi.. vittime inconsapevoli… in buona fede, pieni di timori, di ansie, che abbiamo continuato a lavorare, in un turbinio di emozioni , e a lottare ognuno svolgendo il proprio ruolo e la propria mansione».
I dipendenti firmatari della lettera aperta concludono: «Abbiamo cantato e non pianto. perché oggi dobbiamo subire queste cattiverie gratuite, queste falsità? Come ci si può difendere dall’ignoranza di chi non è coinvolto in prima persona. Noi cerchiamo solidarietà, aiuto, sostegno in un momento difficile, non solo per noi ma per il mondo intero. Non ci aspettiamo giudizi o maldicenze, ci aspettiamo incoraggiamento, sostegno morale, sia per superare indenni la quarantena sia per ritornare presto a lavorare sia per continuare a svolgere la nostra missione. Il tutto con la passione che mettiamo quotidianamente, affiancati e sorretti sempre dalla nostra azienda, che non ha mai smesso di avere fiducia in tutti noi, e che ci sostiene, quotidianamente, in tutti i modi. Questa è la nostra verità di persone umili ,ma affezionate ed alimentate dall’amore verso i pazienti».
I FIRMATARI DELLA LETTERA APERTA I firmatari della lettera sono: i dipendenti M.E. Calendino, E. Sangineto, A. Morcavallo, V. Russo, F. Ferraro, A. Barbieri, I. Golemme, C. Biamonte, F. Leonetti, G. Altomare, G. Calabria, G. Adamo, T. Stella, V. Maletta, M. Meringolo, M. Iannuzzi, A. Trausi, E. Nobile, S. Zingone, A. Abate, F. Angotti, N. Carnevale, A. Del Corno, M. Scigliano, F. Russo, T. Romano, G. Rotondò, E. Malopera, F. De Bartolo, M.P. Bisignano, A. Mollo, D. Cipolla, L. Caravona, R. De Giuseppe, N. Persiano, L. Salerno, A. Panza, L. Marchese, A. Bevilacqua, M. Pucci, M. Nicastro, L. Napoli, G. Molinaro, F. Leonetti, T. Ceraldi ,B. Cameriere, M. C. Molinaro, G. Morelli, F. Le Piane, R. Staino, A. Turano.
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