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«Balneari stritolati dall'incertezza». Lo storico "Lulapaluza" fra calamità e crisi Covid

Giovanni Siepe, co-titolare dello stabilimento balneare e ristorante a Corigliano Rossano, dovrà fare i conti anche con le cicatrici che negli anni hanno hanno segnato il territorio. «Le ordinanze …

Pubblicato il: 03/05/2020 – 7:44
«Balneari stritolati dall'incertezza». Lo storico "Lulapaluza" fra calamità e crisi Covid

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO
La “crisi” coronavirus è solo l’ultima delle mazzate fra capo e collo di chi – sia lo Jonio o il Tirreno – alimenta la fabbrica del turismo calabrese attraverso l’ultima frontiera, gli stabilimenti balneari.
Solo in questi ultimi due anni i “bagni” calabresi hanno, quantomeno, dovuto fare i conti con diverse mareggiate, alluvioni, dissesto idrogeologico e consumo del suolo. E tutto questo è ricaduto unicamente sulle spalle di chi ha deciso di gettarsi in una mischia – quella degli stabilimenti balneari – senza paracadute. Perché le misure adottate per le dichiarazioni di calamità naturale, per esempio, sono rimaste in larga parte carta straccia.
Aprile e maggio, solitamente sono mesi dedicati al ripristino della spiaggia, manutenzione degli stabilimenti e organizzazione della stagione. E quest’anno sarà molto peggio del solito perché oltre alle “solite” spese per ripristinare l’attività, bisognerà fare i conti con una crisi economica ormai dilagante.
Che si tratti di mar Jonio, di Tirreno, di Capo Colonna, Roseto Capo Spulico, Tropea, Scalea o Soverato, cambiando l’ordine dei fattori le difficoltà non cambieranno.
A Corigliano Rossano, per esempio, il lido “Lulapaluza” è “sul mercato” da 22 anni. Ormai un must per chi frequenta la costa jonica, anche in cucina e non solo sotto l’ombrellone. Nell’ambito della stessa struttura, adiacente, c’è un club tra i più frequentati e celebri in Calabria, l’”Aqua Liquid Music”.
Giovanni Siepe, socio co-titolare del Lulapaluza insieme ai fratelli Francesco e Domenico Avella, è preoccupato dall’incertezza che spira sulla stagione estiva. Che, com’è noto, da queste parti, rappresenta il fatturato di un anno.
Giovanni, 49 anni, d’estate è tutt’uno ombrelloni-battigia-ristorazione, d’inverno il “Lula” è un rinomato ristorante nella struttura storica, peraltro gravata da un incendio e risistemata tre anni fa.
«Nutrivo fino a pochi giorni addietro la legittima aspettativa – spiega Siepe – che l’attività del ristorante potesse avviarsi già dal 18 maggio e che immediatamente dopo potessero aprirsi i lidi. Anche se possiamo avviare gli interventi manutentori delle strutture, che richiederanno in ogni caso ulteriori investimenti per gli obbligatori e necessari adeguamenti, lavoreremo in un contesto di assoluta incertezza e lacunosità». 
Così come la si sta vivendo, «non conviene in alcun modo sostenere ulteriori spese che potrebbero risultare vane se non verranno assunte al più presto decisioni chiare ed inequivocabili sullo svolgimento delle attività nella imminente stagione estiva».
«SETTORE AL COLLASSO» È fin troppo evidente che tutto il settore turistico e l’indotto «siano al collasso e la conseguenza di questa situazione – aggiunge Giovanni – si riflette sul personale impiegato nelle attività di gestione, sui fornitori e su tutte quelle categorie che, a vario titolo, risultano impegnate nel comparto».
«Pur comprendendo che la situazione di emergenza che stiamo attraversando presenta delle evidenti complessità è necessario affrontarla con determinazione e capire che tutti gli operatori del segmento commerciale, hanno bisogno da subito di risposte certe da parte delle istituzioni, di strumenti di assistenza economica, di boccate di ossigeno necessarie per evitare la chiusura di attività altamente strategiche per l’economia della nostra zona territoriale ma anche per la Regione» aggiunge l’imprenditore turistico di Corigliano Rossano.
«ABBIAMO BISOGNO D’AIUTO» Giovanni Siepe è convinto che necessitino alcune misure per sostenere il segmento. Come le «erogazioni a fondo perduto, l’annullamento dei pagamenti per i canoni demaniali, per l’Imu e tutte quelle ulteriori tasse e tributi che non potranno essere corrisposti a fronte della compromissione della stagione estiva».
Una delle possibili soluzione per i balneari, considerando il distanziamento sociale come minima precauzione di sicurezza anche in estate, potrebbe essere «l’ampliamento della spiaggia, così da poter facilitare il distanziamento tra ombrelloni e, quindi, tra gli utenti, tutelando la clientela».
«Mi sembra quasi superfluo sottolineare – prosegue Giovanni Siepe – come qui al Sud si viva prevalentemente di turismo, soprattutto in questi mesi estivi, di artigianato e di tutte quelle numerose piccole attività a conduzione familiare che, oltre all’emergenza sanitaria hanno già affrontato tantissime difficoltà recenti come alluvioni, mareggiate invernali, dissesto idrogeologico, nutrendo sempre la speranza di una prospettiva ripartenza stagionale».
E LE CONCESSIONI DEMANIALI? Grana tra le grane, ancora, la scadenza delle concessioni demaniali fissate al 31 dicembre 2020. «Abbiamo assoluto bisogno che l’Ente Comunale conceda una estensione dei titoli concessionari fino al 2033, in modo tale da poter agevolare – dice ancora Giovanni – la esecuzione di investimenti sul lungo periodo».
Insomma, anche i balneari brancolano nel buio. «V’è la necessità di risposte certe e concrete da parte delle istituzioni, ma anche che le misure eventualmente adottate ci diano una buona libertà di movimento per garantire la sicurezza degli imprenditori, dei dipendenti e della clientela e che possa rappresentare una base di ripartenza soprattutto economica», aggiunge il co-titolare del Lulapaluza.
CONTROSENSI Ed ancora, la fase 2 probabilmente «poteva essere organizzata meglio, considerando le differenze regionali in base alla valutazione del rischio», facendo ripartire «prima le regioni con un basso livello epidemiologico una minore virulenza» e che, quindi, «presentando anche un minore rischio sociale, avrebbero potuto rappresentare uno strumento per saggiare la gradualità della ripartenza».
«Oggi ci ritroviamo in mezzo al guado: la Regione ha emesso un’ordinanza in contrasto con quelle del Governo, probabilmente spinta dalla necessità e dall’urgenza di riavviare tutte le imprese turistiche, ma la domanda che mi pongo è: quale tranquillità e serenità avranno i clienti nel voler frequentare lidi o ristoranti, pur sapendo che tutto il resto d’Italia attenderà le direttive governative?»
Insomma, non sarà una estate come le altre, “contaminata” da nuove norme sociali e da nuovi comportamenti. E forse da mille interrogativi senza una risposta. Come gli aiuti di tutti questi anni, rimasti sospesi nel tempo. E impantanati nelle stanze dei bottoni. (l.latella@corrierecal.it)

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