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Crotone, servizi per i disabili ancora bloccati dopo la crisi Covid

Riabilitazione bloccata durante il lockdown. Ma per 50 ragazzi i disagi continuano per le lentezze dell’Asp

Pubblicato il: 09/06/2020 – 16:48
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Crotone, servizi per i disabili ancora bloccati dopo la crisi Covid
di Gaetano Megna CROTONE Figli di un dio minore e di un’Azienda sanitaria provinciale lenta. A pagare le conseguenze della lentezza dell’Asp di Crotone sono una cinquantina di ragazzi disabili, che con il lockdown si sono visti annullati i servizi riabilitativi di cui usufruivano, prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, presso il centro Anmic della città pitagorica. Tutto si è fermato per impedire al virus di continuare la sua attività di contagio. Si sono fermati, purtroppo, anche i servizi di riabilitazione per soggetti disabili giovani e meno giovani. Dopo il fermo, però, il governo nazionale ha deciso il ritorno alla normalità, a tappe. Le indicazioni del governo nazionale sono state riprese dalle Regioni con le varie ordinanze emesse dai governatori e, in alcuni casi, si sono aggiunte circolari dei dipartimenti della Salute. Anche in Calabria la prassi messa in atto è stata questa. Lo scorso 6 maggio, l’allora direttore generale del dipartimento Salute della Regione, Antonio Belcastro, ha inviato una circolare a tutte le aziende calabresi con la quale sono state impartite le disposizioni «per le attività assistenziali e le misure di prevenzione e controllo nei Dipartimenti di salute mentale e nei servizi di neuropsichiatria infantile, dell’infanzia e dell’adolescenza». Belcastro ha disposto la ripresa delle attività. La Regione ha, quindi, chiesto alle aziende di attivarsi «per garantire il massimo livello di assistenza» ovviamente mettendo in atto la dovuta attenzione per evitare la diffusione del Covid-19: dove era possibile ha disposto l’assistenza a casa del paziente da remoto. L’assistenza doveva essere obbligatoriamente ripresa, ma con l’utilizzo delle nuove tecnologie. La riabilitazione dei ragazzi disabili poteva e doveva avvenire in remoto, ovvero a domicilio dei pazienti attraverso l’uso di piattaforme web. La prima a muoversi in questa direzione è stata l’Asp di Cosenza, che addirittura ha preceduto la circolare della Regione. In data 26 marzo c’è stata la deliberazione n. 347 della struttura commissariale con la quale è stata stabilita l’attività in remoto per «la gestione di pazienti in età evolutiva con disabilità intellettiva e autismo». Le attività, secondo quanto riferito, sono partite con la circolare del dipartimento Salute della Regione. La richiesta per garantire in remoto l’assistenza ai ragazzi disabili di Crotone è stata avanzata lo scorso mese di marzo dall’Anmic anche all’Asp pitagorica per una cinquantina di adolescenti. La pratica è stata istruita dal direttore facente funzioni distretto unico aziendale, Maria Bernardi, ma è ferma da giorni sulla scrivania del direttore sanitario dell’Azienda, Massimo D’Angelo. Nei giorni scorsi D’Angelo, al giornalista che lo ha contattato, ha detto che era suo intendimento riformarsi alle altre aziende calabresi ed era questo il motivo perché non aveva ancora firmato. Lui non firma e intanto il servizio a Cosenza è partito e la stessa cosa è successo a Catanzaro, dove il 12 maggio scorso è stato dato il via libera alla “gestione pazienti in età evolutiva con disabilità intellettiva e autismo in periodo di emergenza Covid-19 in modalità da remoto” (AA:GG n. 367). I genitori dei giovani diversamente abili di Crotone sono pronti a scendere in piazza per contestare la lentezza dell’Asp. La disabilità chiede l’intervento degli specialisti che a Crotone viene negata, magari inconsapevolmente, alla fascia più debole della popolazione. Se il servizio non parte, poi, sono anche in ballo otto posti di lavoro. (redazione@corrierecal.it)
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