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Cattedre ai parenti e gestione di soldi, denunce e sospetti all’Accademia delle belle arti di Catanzaro
Alcuni concorrenti hanno fatto ricorso alla giustizia per ottenere chiarimenti circa presunte irregolarità registrate in sede di concorso. Mentre sul progetto “Preaccademici” è giallo sull’utilizzo d…
Pubblicato il: 21/06/2020 – 10:26
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di Michele Presta
CATANZARO S’addensano nubi che minacciano tempesta sugli uffici dell’ “Accademia delle belle arti” di Catanzaro. Corre d’obbligo ricorrere alla metafora climatica per raccontare quelle che sarebbero le presunte irregolarità riferibili ad alcuni episodi dai contorni simili ad una “parentopoli” e “rimborsopoli” in salsa calabrese. Fare luce sull’assegnazione di alcune cattedre e incarichi di natura amministrativa oltre che a fondi per progetti accademici dell’istituto che ha sede nel capoluogo. Tanto è stato chiesto di verificare non solo alla magistratura ma anche al ministero dell’istruzione. A rivolgersi agli uffici giudiziari guidati da Nicola Gratteri sono stati dei concorrenti esclusi per i posti a cattedra banditi dall’accademia i quali ritengono che siano state commesse delle irregolarità nei loro confronti per agevolare altri candidati. Il primo ad ipotizzare le illegalità è stato un aspirante docente candidato per un concorso pubblico per soli titoli Abav 02 “tecniche dell’incisione/illustrazione” di seconda fascia indetto dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro il 28 novembre dello scorso anno. Al termine della selezione, si sarebbe aggiudicato l’incarico un candidato che, secondo chi ha denunciato il tutto all’autorità giudiziaria, non avrebbe avuto i titoli. Ma dentro l’accademia, coverebbe un vero e proprio ricettacolo di nomine familistiche che renderebbero la gestione degli incarichi da assegnare tutt’altro che trasparente. Tutto andrebbe avanti da almeno tre anni, periodo nel quale nuclei appartenenti alla stessa famiglia sarebbero riusciti a fare incetta di incarichi. Mogli, figli e parenti al punto tale che gli intrecci familiari, del parterre di 40 docenti riguarderebbe una platea che va dai 10 ai 12 professori. Insomma da un episodio ne sarebbe generata una consuetudine alla quale però, non tutti preferiscono accodarsi. Ben prima di una denuncia in carta bollata, la senatrice del Movimento 5 stelle Bianca Laura Granato, nel mese di gennaio aveva indirizzato al ministro dell’istruzione Lucia Azzolina una interrogazione parlamentare. «Sin dal 2011 la gestione di alcune attività svolte all’interno dell’accademia delle belle arti di Catanzaro, ateneo pubblico del settore dell’alta formazione artistica e musicale, non risponderebbe ai criteri di legalità e buon andamento, con irregolarità che ne avrebbero condizionato la gestione economico-amministrativa, perpetrate attraverso il coinvolgimento di figure in conflitto d’interessi e non trasparenti rapporti economici e lavorativi – spiega la pentastellata al ministro -. Nello specifico, tali presunte irregolarità riguarderebbero, tra l’altro, taluni bandi di concorso per la selezione di docenti, pubblicati nell’anno accademico 2018/2019». L’interrogazione, è stata seguita da un ulteriore sollecito sempre da parte di un esponente del Movimento 5 stelle: Giuseppe D’Ippolito. Il consigliere di origini lametine, in pieno periodo Covid, ha insistito affinché il ministero si concentrasse sulla questione catanzarese perché in una lettera scritta direttamente il presidente dell’accademia Carmine Soriero, la questione aveva assunto contorni ancora più gravi. È lo stesso direttore a sollevare dubbi circa la gestione del progetto formativo denominato “Preaccademici”. Viene ipotizzato, infatti, una gestione poco trasparente delle risorse pubbliche e una situazione che imbarazzerebbe e non poco l’intera Accademia.
LA LETTERA DEL DIRETTORE Cattedre e soldi. Passa di tutto nell’istituto di Catanzaro. È per questo che con una lettera indirizzata al direttore Vito Politano, al capo di gabinetto del ministero dell’istruzione, ai funzionari del Miur, al Cda dell’istituto, ai revisori e al nucleo di valutazione, il presidente dell’accademia chiede conto circa le possibili irregolarità del progetto “Preaccademici”. Dopo la delibera del Consiglio di amministrazione, con cui veniva sollevato dall’incarico il docente assegnatario del progetto, nella lettera sono chieste due cose in modo particolare: innanzi tutto se è «in corso la verifica degli atti relativi al progetto anche ai fini di eventuali decisioni in autotutela da parte dell’Accademia» e poi se: «Sono in corso di attivazione le misure disciplinari previste dalla legge in considerazione delle gravi irregolarità riscontrate». Nella missiva, spedita nel mese di aprile, veniva chiesta una immediata interlocuzione tra gli uffici dell’Accademia delle belle arti. «L’interlocuzione e la leale collaborazione tra gli “organi Aba” è ancor più necessaria in questi giorni per tutelare l’Accademia da iniziative incredibili e censurabili del docente interessato che, attraverso il suo avvocato, avanza richieste su questioni di cui egli stesso è il responsabile, con toni intimidatori verso gli “uffici Aba” che per legge e per statuto devono garantire l’utilizzo trasparente delle risorse». Il docente interessato dalla vicenda, secondo quanto emerso da alcuni controlli e sostenuto nella lettera, avanzando le richieste di pagamento «ignora le sue responsabilità non solo nella lesione del prestigio dell’Accademia, ma anche nella lesione dei diritti dei docenti impegnati nel progetto e non retribuiti per incapienza del capitolo di spesa in gran parte esaurito proprio per gli emolumenti richiesti irregolarmente dal docente a vantaggio suo e di suoi stretti congiunti». Il livello di attenzione, è dunque massimo, non solo all’interno ma anche all’esterno della struttura. Si aspetta solo che gli organismi di competenza facciano le loro verifiche. (m.presta@corrierecal.it)
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