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«Il pericoloso silenzio dei leader di centrodestra»

di Ugo Floro*

Pubblicato il: 09/10/2020 – 11:23
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«Il pericoloso silenzio dei leader di centrodestra»
«Sono successe tante cose nell’ultima settimana in Calabria. Lo scenario politico regionale è stato movimentato, in qualche caso addirittura turbato, da eventi che forse avrebbero meritato una presa di posizione da parte dei maggiorenti del centrodestra, anche solo sussurrata, invece niente, solo tonanti silenzi, in molti casi servili silenzi. Negli ultimi giorni la coalizione di governo regionale perde fragorosamente a Reggio Calabria, e non perché l’uscente Falcomatà fosse un avversario irresistibile, a Crotone e nella capitale del Pollino, Castrovillari, non proprio tre contrade periferiche. Però vince nella capitale della Sila, San Giovanni in Fiore, e una parte di esso anche a Taurianova. Tanto è bastato a taluni “statisti” dell’area conservatrice calabrese per tentare, rigorosamente in silenzio, l’arduo esercizio della consolazione. Ma il work out di ginnastica cazzara è impossibile da compiere, se ne sono accorti pure loro. C’è stato anche chi, per la verità, in riva allo Stretto ha giocato d’anticipo vantandosi di essere stato l’unico a battersi lealmente per Minicuci, suscitando più di qualche ilarità. Un azzardo, forse, che anziché dissipare dubbi e sospetti, li aumenta. In silenzio però! Di certo c’è che, malgrado il regime dei muti, anche il più distratto dei cittadini sa che le tre sconfitte rimediate in altrettanti grossi centri della Regione sono per il centro-destra un campanello d’allarme e forse anche la ‘probatio probatissima’ di uno scontento che inizia a montare in una comunità politica che brilla da mesi per una disarmante accondiscendenza verso tutto quello che venga calato dall’alto, quindi sia dal decimo piano, che dai salotti azzurri romani. Da deputati, segretari (a proposito, dove sono i segretari di partito?) consiglieri regionali e maggiorenti in genere dell’alleanza che governa la regione, non si pretendeva una crisi di governo dopo neanche un anno dall’avvio della legislatura; non ci si attendeva neanche la prassi della riunione dei capi di partito da svolgere ogni tanto per definire gli indirizzi da dare all’esecutivo regionale. Noi calabresi ci accontentiamo di poco, al netto del machismo social che ostentiamo quotidianamente, e spesso ci accontentiamo pure di pochissimo come la storia dei governi calabresi recenti e trapassati ci insegna. Ci si aspettava, però, e ancora ci si aspetta, anche perché la cosa sta diventando imbarazzante per la gens di maggioranza , almeno l’invocazione di una sessione di confronto interno che analizzi la genesi di un dato elettorale ultimo assolutamente deludente e valuti magari un tagliando da compiere a distanza di ben nove mesi dall’inizio del cammino senza meta dell’esecutivo a guida Santelli. Niente di tutto questo si registra, ma soprattutto niente in tal senso si intravede. E questo, giustamente, preoccupa, perché la Calabria, come le altre regioni, vive un momento difficile e non può permettersi di navigare a vista. Il mutismo che unisce i massimi dirigenti di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia ( all’interno della quale comincia ad esserci più di un mal di pancia, silente però ) fa a pugni con l’essenza della democrazia, che si rinnova non solo attraverso il momento del voto, ma anche mediante l’imprescindibile componente del dibattito interno alle coalizioni che hanno responsabilità di orientare l’azione amministrativa specie in momenti assai critici come quello che stiamo passando. È possibile che deputati, senatori e consiglieri regionali del centrodestra nulla abbiano da dire in merito alla debacle nei tre principali centri dove si è votato? È possibile che le intemerate catanesi di un vice presidente di giunta, che pare risponda più a se stesso, che al partito che lo ha scelto abbiano trovato il consenso di tutti i principali esponenti della maggioranza? La stessa tarantella sangiovannese non meritava un garbato dissenso? E la gestione covid, le misure a sostegno di turismo e imprese di dubbia riuscita? E il disastro sanitario con i tanti punti interrogativi rispetto ai posti di terapia Intensiva? Senza contare il problema tutto politico ancora esistente del sottodimensionamento di Fratelli d’Italia e Lega nell’esecutivo regionale, umiliati con un solo assessore a testa. Cosa c’è dietro il poco onorevole silenzio degli onorevoli? Paura di urtare la suscettibilità del padrone del vapore oppure, più semplicemente, tutti sono contenti e gioiosi di come stiamo andando le cose? Perché può darsi che sia anche così. Potrebbe anche darsi che l’armonia all’interno della coalizione di governo sia così forte che non c’è bisogno di nessun confronto. Dubitiamo tuttavia che sia così. Il malessere che solca il blocco di maggioranza regionale è vivo, la gente lo tocca con mano, lo avverte, ma stranamente esso non assurge mai a motivo di confronto tra le forze politiche e la presidente. Consiglieri regionali e parlamentari stiano però attenti. La tattica del silenzio servile non troverà sostegno a lungo presso l’elettorato, come anche le elezioni recenti dimostrano, ma rischia di essere percepita come una presa in giro da parte dei cittadini. L’armonia assoluta nelle alleanze politiche non esiste, e non deve esistere, perché senza confronto non nascono le idee, non emergono le soluzioni condivise e i problemi rimangono sempre sul tappeto. Ai principali rappresentanti del centrodestra regionale, a Mimmo Tallini che è presidente di Palazzo Campanella, e che in passato ha sempre detto la sua nelle maggioranze di cui era componente, non si chiede di fare guerre intestine o di mettere in difficoltà il blocco di governo, questo deve farlo l’opposizione, sempre che ne sia capace e lo voglia realmente visto che il consiglio regionale calabrese è stato per lustri il luogo delle marmellate consociative. Ai rappresentante di centro-destra si chiede di onorare la democrazia. Far notare alla presidente Santelli e al suo irrituale vice, tanto per fare un esempio, che certe cose non si dicono e non si fanno, non significa buttarsi la zappa sui piedi o ledere la coesione del centrodestra, e non significa neanche ledere la maestà di alcuno. Quando i politici cominciano ad essere silenti per paura di suscitare la permalosità di un sindaco, di un presidente di provincia, di un presidente di regione e via discorrendo, hanno già tradito il proprio mandato popolare, perché lo hanno mutilato nel diritto dovere di esprimere dal pulpito istituzionale che occupano una idea, una opinione, una proposta. Dio non voglia che i maggiori leader del centrodestra calabrese abbiano scelto il silenzio per non suscitare le ire di qualcuno». *giornalista
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