REGGIO CALABRIA «Il valore dei beni esportati dalle imprese reggine durante il secondo trimestre dell’anno, in conseguenza della situazione legata alla pandemia, è sceso di 7 milioni di euro rispetto al trimestre precedente e di 4,5 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».
È quanto riporta una nota della Camera di Commercio di Reggio Calabria. «Nel complesso, i 46 milioni di euro di export tra aprile e giugno 2020 – è detto nella nota – sono associati ad un valore delle importazioni pari a 52 milioni di euro, diminuite del 33% rispetto al trimestre precedente e del 18% circa rispetto all’analogo trimestre del 2019. Una riduzione così marcata delle importazioni, pur considerando il vantaggio in termini di saldo commerciale, è da leggere negativamente perché associata ad un clima di incertezza che caratterizza le imprese maggiori, ovvero quelle che più effettuano ordinativi dall’estero, spesso sotto forma di beni di investimento».
«Gli effetti della crisi sanitaria – afferma il presidente dell’ente camerale, Antonino Tramontana – non hanno tardato a manifestarsi sul nostro sistema produttivo. I nostri imprenditori mostrano evidenti segnali di incertezza sul futuro che finiscono per influire sulle scelte di investimento e quindi sulle importazioni di beni strumentali (meccanica, mobili) e semilavorati, soprattutto nel settore della chimica. Anche alcuni beni di consumo hanno subito una battuta d’arresto (alimentare, moda e mezzi di trasporto), in virtù del ridimensionamento delle proiezioni di vendita delle imprese del commercio. Nonostante ciò – prosegue Tramontana – i rapporti tra banche e imprese sembrano ancora non evidenziare peggioramenti, complici anche gli interventi a sostegno della liquidità a favore del sistema bancario e delle imprese».
«Nel corso del primo semestre 2020 – è detto ancora nella nota – i finanziamenti destinati alle imprese di servizi sono aumentati del +7,5% rispetto l’analogo periodo dell’anno precedente. Anche i finanziamenti al settore edile (+10,5%) e a quello industriale (+9,4%) crescono, in un quadro di contrazione generalizzata degli impieghi in sofferenza (-11,2% rispetto al 2019). Infatti, all’aumento del fabbisogno di liquidità delle imprese conseguente alla drastica riduzione delle attività ha fatto seguito un aumento del credito, favorite dal rilascio delle garanzie pubbliche sui nuovi finanziamenti e dalle misure espansive di politica monetaria. Anche il rischio di deterioramento della qualità del credito è stato contenuto dalle misure dirette (moratorie e garanzie) e indirette (sussidi, contributi e cassa integrazione) varate dal Governo in supporto alle imprese. In considerazione di ciò, appare senza dubbio necessario un continuo monitoraggio dei rapporti tra banche ed imprese, finalizzato ad intercettare eventuali cambiamenti determinati prima dall’allentamento delle misure e, a seguire, dall’inasprimento delle regole di contenimento della pandemia che già sono in atto».
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