Nella società virtuale e del manicheismo spinto accade di tutto. Io la storia di Gino Strada commissario o sub-commissario alla sanità calabrese la vedrei, per come si sta mettendo, quale conferma, l’ennesima, della sconfitta del popolo calabrese, evidentemente ritenuto incapace di esprimere dirigenti seri, onesti e competenti. Ma potrebbe essere mero tatticismo politico, dato che Strada, cioè il diretto interessato, al momento è l’unico a non essersi pronunciato.
Personalmente dubito che Strada accetti, dovendo preservare la terzietà di Emergency dalla politica e dall’amministrazione pubblica, cioè non potendo ex abrupto entrare nella struttura commissariale deputata alla gestione di un Servizio sanitario regionale.
Comunque vedremo se prevarrà, con Strada o meno, l’esclusione di professionisti locali. Non metto in discussione il lavoro del fondatore di Emergency e non mi interessano certe opinioni, non solo politiche, sulla sua organizzazione umanitaria, che ha indubbi meriti concreti, secondo le quali l’Ong sarebbe troppo schierata a sinistra. Il punto non è questo, ma è molto più pratico: Strada – che peraltro, nell’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero sancita dall’articolo 21 della Costituzione, definì «coglioni» i 5 Stelle – sarebbe nello specifico una figura simbolica, punto.
Piaccia o meno, come Cotticelli non ha esperienza in materia di organizzazione e gestione sanitaria di aziende pubbliche della salute e non lo immagino condividere ufficio e responsabilità commissariali con Giuseppe Zuccatelli, scelto dal governo alla guida del piano di rientro dal disavanzo sanitario calabrese. Ma c’è un aspetto ancora più importante, al netto della difficoltà dell’esecutivo di giustificare, eventualmente, la sostituzione del manager di Cesena, pentitosi delle dichiarazioni da “virologo” minimalista, o le sue dimissioni indotte. Possibile che la Calabria abbia sempre bisogno dell’eroe forestiero? Facciamo così schifo? Siamo così ignoranti, stolti e da buttare? Non abbiamo già vissuto l’esperienza del capitano, anzi, Colonnello, Ultimo, quale assessore regionale all’Ambiente? Per il ruolo non c’era nessuno in loco meglio di Ultimo, indipendentemente dalla sua biografia, formidabile, da carabiniere? Non abbiamo, soprattutto negli ultimi tre anni, già visto e subito nomine – specie nella sanità – di professionisti provenienti da fuori?
A titolo di esempio ne faccio un breve elenco: Urbani (da febbraio ad agosto 2017 perfino controllore e controllato), Cotticelli (uscito di scena come sappiamo), Schael (dimissionario), Gentili (andato via), Panizzoli (molto discussa la sua valutazione), Saitta (dimissionaria) e Bettelini, secondo Nuova Cosenza «già – in quota Lega – commissario straordinario dell’Ospedale San Gerardo di Monza per poi essere bocciata ai test a cui la Lombardia ha sottoposto i dirigenti al fine di formare la lista dei manager sanitari dalla quale selezionare i vertici delle strutture sanitarie regionali».
Quindi mettiamoci d’accordo: se in – o della – Calabria non vale nessuno, e io non lo credo né sono disposto a crederlo, a questo punto si metta un volto simbolico, non calabrese, in ogni posto chiave della pubblica amministrazione regionale, si rinunci alla retorica sui nostri giovani laureati e si certifichi formalmente che tutta la dirigenza calabrese è insana e tra l’altro finanche debole davanti alle possibili seduzioni della ’ndrangheta delle cosche o dei colletti bianchi. Non rimarrebbe che eliminare per legge le elezioni regionali, perché anche la giunta e il Consiglio della Calabria dovrebbero essere formati da grandi saggi, naturalmente non calabresi.
Infine non resterebbe che la strada dell’emigrazione di massa, poiché nessuna persona intelligente si riconoscerebbe in una simile ricostruzione estremizzata e falsa.
giornalista*
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