di Alessia Truzzolillo
CATANZARO La Corte d’Assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, ha condannato all’ergastolo Marco Gallo e a 15 anni sua moglie Federica Guerrise per l’omicidio del fruttivendolo 57enne Francesco Berlingeri, avvenuto il 19 gennaio 2017. La Procura di Lamezia, guidata da Salvatore Curcio e rappresentata in aula dal pm Marta Agostini, aveva chiesto l’ergastolo per entrambi i coniugi. Una sentenza importante perché è la prima nei confronti dell’uomo accusato di essere il killer della cosca Scalise e imputato in altri processi che lo vedono accusato per l’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, l’omicidio del funzionario delle Ferrovie Gregorio Mezzatesta (delitti aggravati dal metodo mafioso) e per associazione a delinquere con la cosca Scalise di Decollatura.
L’OMICIDIO Secondo l’accusa Gallo avrebbe materialmente eseguito l’agguato sparando da distanza ravvicinata alla vittima mentre questa stava scaricando della merce davanti al suo negozio nel quartiere di Sambiase, a Lamezia. La moglie avrebbe invece fatto da “specchietto”, avvisando telefonicamente il marito dell’arrivo di Berlingeri. Le indagini condotte dalla Squadra mobile di Catanzaro e dal commissariato di Lamezia Terme, su ordine della Procura di Lamezia, avrebbero evidenziato che Federica Guerrise, 31 anni, avrebbe accompagnato il marito Marco Gallo, 33, nelle attività di perlustrazione sul luogo del delitto il giorno prima dell’agguato. Lui a bordo della sua moto da enduro e lei alla guida di una Fiat 600. E il giorno dell’omicidio lei avrebbe fatto da specchietto, aspettando nella macchina e avvisando il marito con una telefonata del rientro della vittima nel suo negozio di frutta e verdura. Due minuti dopo la telefonata, è la ricostruzione degli investigatori, Gallo sarebbe arrivato a bordo della moto sorprendendo Berlingeri che stava scaricando gli ortaggi comprati nel mercato ortofrutticolo di Catanzaro. Gallo si sarebbe affiancato all’uomo e lo avrebbe fulminato con quattro colpi centrandolo alla testa. I familiari della vittima, ai quali è stato riconosciuto il risarcimento da liquidarsi in separata sede, sono rappresentati in giudizio dagli avvocati Pino e Alessandro Zofrea. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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