Quanti Rossi conosciamo? Tantissimi, considerando che è il cognome più diffuso in Italia, pare con oltre 50 mila nuclei famigliari con questa cifra. E di Paolo Rossi? Pochi ma buoni. L’Italia sportiva, televisiva, emotiva ha conosciuto e conosce Pablito che ha fatto piangere il Brasile nell’estate del 1982. È scomparso in questo triste anno che sta per concludersi. Ci sono stati altri Paolo Rossi, meno famosi ma iscritti nel Novecento italiano. Dal presidente della Consulta al comico piccoletto passando per lo studente diciannovenne che nel 1966 fu ucciso all’interno dell’Università La Sapienza di Roma, come conseguenza di un pestaggio a opera di studenti di estrema destra.
Il Rossi famoso si affaccia alla notorietà con le figurine Panini. Giocava con la maglia bianco-rossa a strisce verticali della Lanerossi Vicenza, e aveva appuntata sulla maglia la R in corsivo disegnata col filo di lana. Calcisticamente parlando Pablito Rossi esplose nel Mondiale del 1982.
Di seguito un frammento dell’articolo che Gianni Brera scrisse su “Repubblica” il 13 luglio 1982 durante la finale del campionato mondiale di calcio. «Nel secondo tempo si sono un poco più arrischiati in avanti e li ha subito colti la folgore di Rossi. Nel primo tempo ci siamo concessi l’ineffabile lusso di sbagliare un rigore. A parte ho raccontato perché. Giocare da outsiders una finale mondiale non è emozione da poco. I nostri prodi ne apparivano oberati fino al groppo in gola, all’inane balbettio, alla rinuncia. Secondo i sacerdoti del bio-ritmo. Antognoni sarebbe stato in giornata infausta Così anche Graziani, che la rabies teutonica ha subito umiliato per le terre. II solo Conti ha giocato all’altezza del suo valore. Paolo Rossi volitava smarrito fra punte e gomiti ostili (i due Foerster, e quel truculento Stielike). Altobelli ha il solo vero merito d’un lancio che ha indotto Briegel a perpetrare rigore su Conti. Poi, come sappiamo, quel rigore l’abbiamo felicemente mancato. Alla ripresa, ci siamo presentati convinti che la retrovia avrebbe tenuto. I tedeschi hanno assunto un forcing più fiducioso: hanno tentato un gioco esaltando puntualmente la dialettica del nostro contro-gioco (se cito padre Hegel, non abbiatevene a male). Per un guizzo fulmineo è rifiorito il genio di Rossi. Quanto conta, fratelli, avere uno che sa goleare! Una volta rotto il ghiaccio, si può anche segnare dopo cinque passaggi cinque in area tedesca. II cuore fa indegni capitomboli nel vecchio petto ammaccato da tanti eventi che furono: pero quei satanassi ci provano: tocco, ritocco e al fin della licenza non tocco. Bensì porto la botta. Il gol di Tardelli è quanto di più elegante sia stato visto da queste parti. voglio dire in una finale di campionato del mondo che toglie fantasia anche ai poeti e santità di propositi ai santi.
*Giornalista
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