SALERNO Avrà inizio il prossimo 28 gennaio il processo a carico dell’ex Procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, che dovrà rispondere dei reati di falso ed errore determinato dall’altrui inganno. Lo riporta il Fatto Quotidiano nell’edizione odierna. Secondo l’accusa Lupacchini, a febbraio 2019, avrebbe ottenuto il rafforzamento della scorta con false informazioni fornite al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro. Lupacchini avrebbe depositato un dossier nel quale evidenziava che il boss Michele Senese, da lui arrestato a Roma nel 2011, era detenuto proprio nel capoluogo calabrese e rappresentava un pericolo alla sua incolumità. L’ex Pg richiamò anche una relazione di servizio della sua scorta su un pedinamento che Lupacchini avrebbe subito il 30 gennaio 2019. «Il controllo della targa ha però rivelato che era un’auto “governativa o di forze di polizia», scrive il Fatto. Un rafforzamento della scorta, secondo l’accusa rappresentata dal procuratore capo di Salerno Borrelli e dal sostituto procuratore Penna, ottenuto con il falso e traendo in errore il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro che si riunisce in Prefettura. In seguito alla richiesta di rinvio a giudizio Otello Lupacchini, difeso dall’avvocato Ivano Iai, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. «Abbiamo scelto il rito immediato perché certi dell’innocenza – ha detto il suo avvocato Ivano Lai – ancora non sappiamo chi fosse alla guida dell’auto, sono accuse infondate servite a mandar via dalla Calabria un magistrato scomodo».
TRASFERIMENTO A TORINO Lo scorso 4 novembre è stato confermato, dalle Sezioni Unite della Cassazione, il trasferimento a Torino con il ruolo demansionato di “semplice” sostituto procuratore, dell’ex Procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini, provvedimento deciso dal Csm lo scorso 27 gennaio. All’ex Pg di Catanzaro, insediatosi nel capoluogo piemontese già dal 31 gennaio, è contestata una «immotivata e ingiustificata denigrazione» del lavoro di altri magistrati, soprattutto del pm della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, «palesemente idonea a determinarne il discredito».
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