GIOIA TAURO Diverse centinaia di lavoratori sono partiti questa mattina dalla tendopoli di San Ferdinando per attraversare in corteo gli insediamenti della Piana di Gioia Tauro e chiedere interventi immediati dopo la morte di un bracciante di nazionalità maliana travolto e ucciso da un’auto la scorsa settimana. Il gruppo si è fermato all’altezza del quadrivio Sbaglia della città del Porto occupando la sede stradale e provocando il blocco del traffico fino all’incontro con il sindaco, Aldo Alessio, che ha fatto sì che la situazione tornasse alla normalità.
Al primo cittadino, i manifestanti hanno ribadito il loro stato di disagio per le condizioni di vita in cui sono costretti e per il fatto che nei loro spostamenti dalle abitazioni ai luoghi di lavoro e viceversa siano costretti ad utilizzare mezzi non idonei per la mancanza di trasporto pubblico locale. Alessio ha
assicurato che comunicherà le loro richieste alla Regione e al Corap (il Consorzio di gestione delle aree industriali calabresi), per chiedere che si mettano in sicurezza la strada utilizzata dai lavoratori stranieri, che è di competenza del consorzio, e consentire l’ attraversamento in sicurezza. Presenti all’incontro anche sindacalisti e mediatori culturali.
LO SCIOPERO I lavoratori della Piana di Gioia Tauro scioperano dopo la morte di Gassama Gora avvenuta nella sera dello scorso 18 dicembre. Un’iniziativa spontanea nata dalla necessità di far sentire la voce degli “invisibili” a fronte dell’ultimo tragico evento. Il dato che fa riflettere è che forse per la prima volta si registra la totale astensione dal lavoro di tutti i residenti della tendopoli.
Alla base dell’iniziativa, la richiesta di un confronto col ministero del Lavoro. «Siamo stanchi – dicono i manifestanti – di essere l’anello più debole della catena, rimanendo strozzati dalla grande distribuzione. Rivendichiamo i nostri diritti in quanto lavoratori ed esseri umani. Da decenni ormai – scrivono – veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Noi possiamo andare a lavorare ovunque, ma chi raccoglierà le vostre arance? Chi pianterà i vostri ortaggi? Oggi nessuno di noi andrà al lavoro. Neanche un frutto verrà raccolto. Vogliamo mostrare a chi tanto ci disprezza, a chi ci considera solo degli schiavi cosa sarebbe la Piana senza i lavoratori africani».
L’ANTEFATTO Il 34enne di origine maliana stava rientrando dal lavoro quando è stato investito da un’auto nella zona del porto. L’automobilista è subito scappato ma i carabinieri sono riusciti a rintracciarlo insieme ad altre due persone. Una vicenda che a tratti pareva preannunciata persistendo le precarie condizioni in cui centinaia di persone sono costrette a vivere e lavorare nella Piana. Soprattutto durante il periodo di raccolta, dove le giornate sono più corte e l’illuminazione scarseggia, in tantissimi rientrano negli insediamenti su mezzi di fortuna o biciclette, al buio della zona industriale di Rosarno e San Ferdinando.
Sono oltre 400 le persone che questa mattina hanno così deciso di riunirsi per far sentire la propria voce, al grido “Black lives matter”, anche in Italia. Anche in Calabria.
«Non vogliamo privilegi, non vogliamo aiuti, non vogliamo elemosine. Pretendiamo diritti e dignità – conclude la lettera scritta in mattinata per motivare la protesta – e diciamo basta ai morti sul lavoro, basta agli “incidenti” che a noi costano ferite se non la vita, basta sfruttamento. Vogliamo casa, diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai!».
LE VOCI «Queste centinaia di lavoratori – spiega Ruggero Marra di Csc Nuvola Rossa – ancora una volta rivendicano diritti e tutele negati. Questa è stata l’ennesima morte sul lavoro».
I manifestanti ricordano come Gassama Gora e ripetono: «Siamo stanchi di morire di troppo lavoro, di freddo, bruciati, ammazzati come Soumaila Sacko o nel silenzio».
Alla protesta stanno prendendo parte anche una serie di realtà associative tra cui Usb lavoro agricolo. Il corteo è partito dalla zona industriale di San Ferdinando, dove sorgono i resti della tendopoli e si sta ora spostando verso Rosarno al fine di coinvolgere quante più voci possibili disperse nelle campagne della Piana. (f.d.)
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