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Vaccinato il 2% dei calabresi (e un ultraottantenne su 100)

Per la Fondazione Gimbe peggiorano i dati sui contagi. In Italia due milioni di dosi di siero ancora in frigo

Pubblicato il: 04/03/2021 – 13:02
Vaccinato il 2% dei calabresi (e un ultraottantenne su 100)

CATANZARO È del 2,01% la percentuale di popolazione calabrese che ha completato il ciclo vaccinale mentre quella degli ultraottantenni che hanno completato il ciclo è dell’1,2%. È quanto riferisce la Fondazione Gimbe sulla base dei propri dati. Nella settimana 24 febbraio-2 marzo, inoltre, risultano in peggioramento gli indicatori relativi ai “Casi attualmente positivi per 100.000 abitanti” e alle “Variazioni % dei nuovi casi” rispetto alla settimana precedente che sono, rispettivamente, 331 e +47,2% sulla settimana precedente. Sotto soglia di saturazione, invece, i posti letto in area medica e terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19, rispettivamente al 21 e 13% mentre le soglie sono del 40 e del 30%.
Nella stessa settimana 24 febbraio-2 marzo la Fondazione Gimbe registra una variazione percentuale dei nuovi casi maggiore del 20% rispetto alla settimana precedente, nelle province di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria.

Due milioni di dosi in frigo

«L’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e Rsa ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi consegnate, pari al 30%, che sono ancora inutilizzate». A evidenziarlo è il monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione. Si rilevano inoltre rilevanti differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all’89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno procedendo più lentamente. Tuttavia, se il 29,1% di Moderna è condizionato dal ribasso della metà delle dosi della recente consegna, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%, spia di problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, «anche se non si possono escludere possibili rinunce selettive a questo vaccino o ritardi nella rendicontazione dei dati», sottolinea Gimbe.
«Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – per i quali, visti i ritardi nelle forniture, è prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni».
Infine, rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 762.271 (17,2%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e solo 149.620 (3,4%) hanno completato il ciclo vaccinale, anche qui con rilevanti differenze regionali.

I timori per la terza ondata

Per la seconda settimana consecutiva si registra un incremento dei nuovi casi di Covid 19, «che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata». È quanto emerge dal monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana dal 24 febbraio al 2 marzo, durante la quale, rispetto alla settimana precedente, sottolinea il presidente Nino Cartabellotta, «sono aumentati in 16 Regioni e nella Provincia Autonoma di Trento i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l’incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione di Bolzano, Umbria e Molise, che erano già sottoposte a severe misure restrittive».
Nel dettaglio emerge un netto incremento dei nuovi casi (123.272 rispetto a 92.571, pari al +33,2%) e un modesto calo dei decessi (1.940 rispetto a 2.177, pari a -10,9%). In forte rialzo i casi attualmente positivi (430.996 rispetto a 387.948, pari a +11%), le persone in isolamento domiciliare (409.099 rispetto a 367.507, +11%), i ricoveri con sintomi (19.570 rispetto a 18.295, +7%) e le terapie intensive (2.327 rispetto a 2.146, pari a +8,4%).
In particolare, nella settimana 24 febbraio-2 marzo, in 94 Province su 107 (87,6%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in ben 65 Province. «Con la situazione epidemiologica in rapida evoluzione – commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – la diffusione attuale è sicuramente maggiore ed è pertanto fondamentale essere realmente tempestivi nell’istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale».
«A fronte della vertiginosa accelerazione – conclude la Fondazione – si continua a temporeggiare con l’istituzione di zone rosse locali».

«Tasso di mortalità a 24,3% nei settantenni ma somministrati solo il 4% dei vaccini »

«Tenuto conto che il tasso di mortalità per Covid tra i contagiati nella fascia d’età 70-79 anni è del 24,3% (fonte Istituto Superiore di Sanità) – riporta una ricerca del Centro Studi Impresa Lavoro di Massimo Blasoni che sottolinea come alla data odierna le somministrazioni delle dosi di vaccino nella coorte 70-79 anni siano state in Calabria appena 4.947 su 112.464 (pari al 4% del totale) mentre quelle nella fascia d’età 20-39, dove il tasso nazionale di mortalità tra i contagiati è quasi nullo (0,1%), siano state 22.084 (pari al 20% del totale)».  «È vero che buona parte delle somministrazioni a persone relativamente giovani sono state fatte a personale sanitario e anche agli amministrativi del comparto, tuttavia il dato colpisce – dichiara la nota del Centro studi. In Germania, ad esempio, si è preferito anteporre gli anziani in grave rischio di salute agli amministrativi di ospedali e ospizi che non fossero direttamente a contatto con i degenti». «Il personale medico va ovviamente tutelato – sottolinea l’imprenditore Massimo Blasoni. Una rimodulazione anche solo parzialmente diversa delle priorità potrebbe tuttavia ridurre i decessi: in buona sostanza il numero dei morti sarebbe oggettivamente più basso se si concentrassero le vaccinazioni nelle fasce d’età che attualmente registrano il più alto tasso di mortalità».

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