Lo scioglimento delle amministrazioni locali conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, ora compiutamente disciplinato dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali o Tuel (D.Lgs n. 267 del 2000), avendo natura preventivo di carattere straordinario, in quanto ha come diretti destinatari gli organi elettivi nel loro complesso e non il singolo amministratore, incide in maniera rilevante sull’autonomia degli enti locali e di conseguenza condiziona l’intero processo di rappresentanza istituzionale e quindi di democrazia dei cittadini di quelle comunità. Un fenomeno che grava e influisce soprattutto sui comuni del sud e dove la Calabria ha il primato.
Tralasciando l’aspetto di j’accuse a priori e inteso nella sua accezione originaria nei confronti delle realtà territoriali del meridione, vi è un ulteriore condizione che aggrava ancora di più la questione in termine di vero e proprio esproprio di democrazia, ed è quando questa Legge si intreccia ad un’altra, la n. 56 del 2014.
Conosciuta come Legge Delrio, si basa su un sistema di democrazia di secondo grado ed ha rivisto profondamente ruolo ed organizzazione delle Province, trasformate in enti territoriali di area vasta e istituito le città metropolitane. Quando queste due Leggi si incrociano, si verifica una sparizione dai radar democratici di intere comunità, molto spesso già provate e mortificate dallo stato di abbandono delle periferie, i quali cittadini si vedono privati dell’unica legittima arma che si possiede: il voto. Oltre il danno la beffa di veder non soltanto invalidato il voto attraverso lo scioglimento del proprio comune ma, nei passaggi successivi, nella votazione cioè non più diretta ma di secondo grado del Consiglio Metropolitano così come la Legge Delrio prevede, vengono del tutto tagliati fuori non avendo amministratori da candidare. Tutto ciò determina la totale assenza di rappresentanza in seno agli organismi metropolitani e la totale estraneazione dei cittadini da qualsiasi passaggio elettorale e di rappresentanza istituzionale. Se a tutto ciò si aggiunge che il Presidente del Consiglio Metropolitano viene eletto dai soli cittadini della Città Metropolitana e non dall’intera area interessata, si può parlare di una vera e propria privazione della carta costituzionale e quindi della negazione stessa dello Stato Democratico.
A tutto ciò si aggiunge un ulteriore quesito e cioè in caso di scioglimento dell’Amministrazione Comunale di una Città metropolitana, situazione che si è già verificata a Reggio Calabria nel 2012, cosa ne sarebbe della stessa intesa come amministrazione del territorio provinciale? Il commissario nominato che interlocuzioni manterrebbe?
Alla luce di quanto esposto, non può che partire da questi territori una denuncia specifica che come Italia del Meridione porteremo avanti con forza e di fronte ad ogni organo istituzionale. In un territorio che già è stato privato nel passato delle sue vocazioni, defraudato nella sua identità, totalmente dimenticato per quanto concerne servizi e infrastrutture che ne ha inficiato crescita e sviluppo nonostante le diverse peculiarità, non si può rimanere sordi a questo ennesimo scippo che si manifesta nella totale assenza dello Stato e del suo governo. Se una legge, in questo caso due, mina l’essenza stessa della Democrazia e della rappresentanza democratica, questa va rivista e modificata nei termini specifici in nome e in difesa proprio della nostra Costituzione.
Pietro Sergi
responsabile Reggio Calabria Italia del Meridione
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