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«La Calabria fa leggi pessime». Pitaro boccia il consiglio regionale

L’esponente del Gruppo misto: «Burocrazia appiattita sulla politica. Anomalie sulla scelta del nuovo segretario generale»

Pubblicato il: 31/03/2021 – 12:28
«La Calabria fa leggi pessime». Pitaro boccia il consiglio regionale

CATANZARO «La bocciatura dell’ennesima legge regionale (integrazione dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio e il Policlinico Mater Domini) si aggiunge alla sfilza di leggi bocciate dalla Corte Costituzionale e ripropone il problema della scarsa qualità della legislazione calabrese». Lo dice il consigliere regionale Francesco Pitaro che aggiunge: «Non di rado, la politica strumentalizza la prerogativa legislativa lisciando il pelo a istanze infondate con finalità elettoralistiche, ma il punto è che anche quando la volontà politica è in asse con gli interessi generale, spesso non consegue l’obiettivo perché non ha un valido supporto nella burocrazia di vertice del Consiglio regionale, che, appiattita sulla politica e senza l’autorevolezza di  far valere le ragioni del diritto neppure quando le leggi discusse appaiono smaccatamente invasive delle competenze statali e  fuori dal perimetro costituzionale, finisce col rendere un pessimo servizio alla propria reputazione e alla Regione». Aggiunge Pitaro: «Dinanzi a questa lacuna vistosa di competenza tecnica dell’Assemblea calabrese e mentre il ministro Brunetta lavora ad ‘un nuovo alfabeto della Pubblica Amministrazione’ al fine di svecchiarla, renderla efficiente e dinamica, trovo incredibile che il Consiglio regionale abbia fatto un bando per la scelta del nuovo Segretario generale riservato solo agli interni. Sbagliato, non solo perché  indicare in una fase di ordinaria amministrazione (come pare s’intenda fare dopo Pasqua) un segretario generale che durerà tre anni vuol dire condizionare la prossima legislatura. Ma sbagliato  soprattutto perché – sottolinea il consigliere regionale – un’Assemblea legislativa che, remunerando questa figura apicale con oltre 200mila euro l’anno, si preclude la possibilità di selezionare professionalità esterne di altissimo valore e con esperienza europea per qualificare le proprie funzioni legislative e intessere relazioni significative con le Istituzioni nazionali e internazionali (oggi pari a zero), suscita forti perplessità e molti interrogativi».

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