Monsignor Battaglia fa rimuovere dalla Chiesa i quadri donati dal boss di Camorra
Il vescovo calabrese oggi a Napoli, ha spiegato la decisione: «Siamo incompatibili con quel mondo». Patriciello: «Parola d’ordine trasparenza»
NAPOLI Monsignor Domenico Battaglia, vescovo calabrese di recente nomina a Napoli, ha disposto la rimozione di due quadri dalla Rettoria di Maria Santissima della Cintura e della Consolazione di Marano, nella provincia partenopea. I quadri a stampa, raffiguranti la Beata Vergine del Rosario di Pompei e Santa Rita, erano stati donati dal boss Lorenzo Nuvoletta, dell’omonimo clan camorristico, morto nel 1994. I quadri erano accompagnati da una targa con la scritta: «A devozione di Lorenzo Nuvoletta».
L’arcivescovo ha così ordinato la sostituzione con nuove immagini a stesso soggetto, «perché la fede continui a camminare coi cuori e le gambe di chi nutre queste sane devozioni». La decisione, si legge in una nota della Curia Arcivescovile di Napoli, è stata presa «per non turbare gli stessi fedeli disorientandoli con azioni che potrebbero anche lontanamente essere ricondotte ad una ambiguità tra vangelo e vita, per riaffermare il primato della coscienza, illuminata dalla fede, che ci invita ad amare la verità e la giustizia» e «per dare un inequivocabile esempio di incompatibilità tra i percorsi del Vangelo e quelli dell’iniquità a qualsiasi livello».
«Per la Chiesa la parola d’ordine è trasparenza»
«A Marano la famiglia Nuvoletta, da decenni, ha comandato, intimidito, affamato, ucciso. – scrive su Avvenire lo storico prete antimafia campano, don Maurizio Patriciello – Si è arricchita a dismisura. Nella vasta tenuta di loro proprietà, il capo dei capi della mafia siciliana, Totò Riina, fu ospitato e coccolato; ascoltato e obbedito. È lunga la storia criminale dei Nuvoletta, in perpetua guerra con le cosche rivali. In una chiesa di Marano si conservavano, da quasi mezzo secolo, due dipinti donati proprio da loro». Patriciello definisce «bellissimo» il gesto di Battaglia: «I segni, soprattutto nelle chiese e nei territori dove questi “signori” hanno comandato e continuano a comandare, sono importantissimi. Stanno a dire a tutti che è venuto il tempo di smetterla con la paura, le omissioni, le omertà, le complicità. Che ognuno – a cominciare dalla Chiesa – deve fare la sua parte se davvero vogliamo liberare i nostra gente dalla pesantissima zavorra della camorra che la tiene in ostaggio o non permette a tanti giovani di spiccare il volo. Camorristi, mafiosi e ‘ndranghetisti sono stati scomunicati e non una volta sola. Possono illudersi di essere cristiani e cattolici ma non lo sono.
Anche per loro, però, Gesù Cristo è morto ed è risorto; anche loro possono pentirsi, pagare il debito con la Giustizia, riconciliarsi con Dio, con la Chiesa e con l’umana società. Anche loro da gramigna velenosa possono diventare buon grano. Nessuna ambiguità, però. Per don Mimmo Battaglia e la Chiesa di Napoli la parola d’ordine è trasparenza»