TRANI Stamattina, circa 50 militari del Comando Provinciale di Bari, insieme ai militari delle Compagnie Carabinieri di Locri e Foggia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti e armi comuni da sparo e armi da guerra. Le indagini, affidate ai Carabinieri della Stazione di Trani, hanno reso possibile accertare gravi indizi a carico degli indagati che sfruttavano l’abitazione di Gennaro Romanelli, 65 anni, incensurato e padre di Salvatore Romanelli, 35, per detenere grossi quantitativi di droga e armi (anche da guerra).
Le indagini sono partite a seguito dell’operazione condotta dai carabinieri di Trani del 13 aprile 2019, quando due persone furono fermate perché trovate in possesso di circa 4 kg tra hashish e marijuana e di un giubbotto antiproiettile, un revolver ed una mitraglietta considerata arma da guerra con il relativo munizionamento. Dalle indagini è emerso che le abitazioni dei Romanelli erano un vero e proprio deposito di droga da cui Luisa Capogna, 35, anche lei arrestata come i primi due, la prelevava mettendola a disposizione per la successiva vendita da parte di Armando Presta, Emanuele Sebastiani e Luca Soldano. Le intercettazioni in carcere hanno dimostrato come non fosse la prima volta che tutti gli indagati sfruttavano l’abitazione di Gennaro Romanelli come base per la detenzione di droga e armi e, anzi, per nasconderle utilizzavano anche un fasciatoio sotto il quale era occultata una pistola.
L’attività investigativa ha consentito di accertare un forte legame fra gli indagati, alcuni dei quali si sarebbero adoperati per sostenere le spese legali seguite all’arresto dei Romanelli. Il sostegno reciproco non era solo “limitato” al pagamento delle spese processuali. Gli indagati si preoccupavano anche di fornire un sostegno alle famiglie dei detenuti. L’operazione odierna è, in parte, da mettere in relazione con l’operazione Nemesi condotta dai Carabinieri di Foggia in cui, il 7 giugno 2019, rimasero coinvolti Presta e Sebastiani che finirono in carcere. I due avrebbero dovuto compiere un’azione nel comune di San Ferdinando di Puglia nei confronti del clan avversario Valerio-Visaggio. Propositi omicidiari, stoppati solo grazie alle indagini dei Carabinieri avviate e concluse anche nei comuni di Trani e Bisceglie. Presta e Sebastiani, con rito abbreviato, sono già stati condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione più la multa di 10 mila euro per i reati contestati con l’aggravante del metodo mafioso. La misura carceraria è stata applicata nei confronti di Capogna, Presta, Salvatore Romanelli e Sebastiani, gli altri sono finiti agli arresti domiciliari.
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