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mafie e pandemia

De Raho: «La politica operi per favorire la coesione sociale contro la ‘ndrangheta»

Il capo della Dna al convegno di Zonadem: «Decisivo il ruolo delle associazioni di categoria, anche se nella mia esperienza calabrese non l’ho visto»

Pubblicato il: 08/04/2021 – 22:43
De Raho: «La politica operi per favorire la coesione sociale contro la ‘ndrangheta»

CATANZARO «Ancora prima di guardare alle risorse che arriveranno bisognerà guardare alle attività economiche esistenti che oggi sono ferme e che sono a rischio: altrimenti la ‘ndrangheta si impossesserà di tutto». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, intervenendo al convegno online “Le mafie ai tempi della pandemia e del Recovery”, organizzato dal movimento politico-culturale “Zonadem”. De Raho ha esordito spiegando di avere sempre «la Calabria nel cuore» e quindi è entrato subito nel tema del dibattito, ricordando che «la ‘ndrangheta è l’organizzazione mafiosa più forte, più feroce, più pervasiva, dall’altra c’è una popolazione come quella calabrese con una umanità e una cultura straordinaria. Forse è proprio questa la base da cui partire: la base sono la gente, le organizzazioni e le associazioni di categorie formate da professionisti, imprenditori, cittadini, uomini che lavorano».

De Raho: la politica si riappropri del suo ruolo

Secondo De Raho «il compito è di particolare difficoltà, perché la ‘ndrangheta e le mafie si muovono ormai come società di capitali. Oggi la maggiore preoccupazione che tocca il territorio nazionale è l’indebolimento dell’economia legale e sana, che in buona parte è stata costretta a fermarsi o a rallentare, mentre invece le mafie, la ‘ndrangheta in particolare, hanno continuato a incamerare la liquidità e di questa liquidità dobbiamo ancora di più preoccuparci, e preoccuparci ancor prima del rischio delle infiltrazioni nei fondi del Next Generation Eu o del Recovery. Ancora più dell’infiltrazione in queste enormi risorse europee, ciò che ci preoccupa è l’infiltrazione nelle attività economiche che sono state costrette a rallentare o sono rimaste chiuse e di quelle attività economiche rispetto alle quali le liquidità della ‘ndrangheta e delle altre mafie costituiscono il più grande rischio in questo momento. Ancora prima di guardare alle risorse che arriveranno dunque – ha aggiunto il procuratore nazionale antimafia – bisognerà guardare alle attività economiche esistenti che oggi sono ferme e che sono a rischio, sono l’occasione migliore per la ‘ndrangheta di impadronirsene: questo dobbiamo impedirlo, altrimenti la ‘ndrangheta si impossesserà di tutto e non possiamo consentirlo». De Raho ha pertanto evidenziato che «probabilmente in un momento come questo è necessario essere molto vicino alle persone, a chi ha attività economiche e probabilmente bisogna cominciare ad avvicinare Confindustria, Confersecenti, Confcommercio, Assoturismo, tutte le associazioni di categoria che probabilmente hanno il polso di quanto sta avvenendo, ovviamente laddove queste associazioni siano affidabili e credibili perché a volte non avviene questo. Devo dire che nella mia esperienza calabrese, pur avendo partecipato a incontri con associazioni di categoria e avendo offerto il massimo sostegno per difendere i titolari di attività economcihe dalla pressione ‘ndranghetista, non ho avuto un aiuto da loro, l’ho avuto da singoli imprenditori che di volta in volta si sono esposti personalmente per sottrarsi alla pressione ‘ndrangheta ma non dalle associazioni di categoria. Quindi – ha sostenuto il procuratore nazionale antimafia – è necessario un lavoro di condivisione con queste associazioni di categoria per comprendere se sia possibile un progetto per sostenere le imprese sane e credo che questo sia il primo compito della politica, che deve guardare a questi soggetti, a coloro che hanno bisogno e soffrono in questo momento». De Raho infine ha osservato: «La magistratura, le procure distrettuali di Reggio e Catanzaro stanno facendo tantissimo. Quanto alle risorse che arriveranno, verranno controllate, attraverso le segnalazioni delle operazioni sospette. Quest’anno abbiamo avuto 110mila segnalazioni, una crescita del 10%, notevole, che dimostra come affari sospetti ce ne sono di più. Ma tutto quello che possiamo fare con i controlli non basta senza una coesione sociale. senza una politica che sia al fianco dell’economia sana, senza una vicinanza della politica alle attività economiche. È necessario che la politica, che gioca un ruolo fondamentale, si riappropri in pieno del suo ruolo e operi in modo da svolgere quella azione di coesione sociale che a mio avviso è l’unica che consenta di battere la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata».

Mirabelli: la lotta alle mafie deve diventare sempre più una priorità

Al convegno è intervenuto anche il capogruppo del Pd in Commissione parlamentare antimafia, Franco Mirabelli: «La lotta alla mafia deve diventare sempre più una priorità per la politica, avendo chiaro che le mafie, la ‘ndrangheta in particolare, sono insediate in tutto il paese e vanno combattute a livello nazionale e internazionale, l’idea che vengono al Nord solo per infiltrarsi non corrisponde a un radicamento che stanno costruendo in tutto il Paese. Questo radicamento – ha sostenuto Mirabelli – suscita un allarme sociale ancora troppo basso. Credo che la politica debba sempre di più mettersi in campo e spiegare che combattere le mafie significa combattere per le libertà delle persone. La politica ha una grande responsabilità: non lasciare sole le persone e le imprese».
A portare i saluti è stato il capogruppo del Pd alla regione, Mimmo Bevacqua, fondatore del movimento Zonadem: «L’emergenza pandemica in atto – afferma Bevacqua – sta già dimostrando di poter aprire opportunità non piccole per la criminalità organizzata: ci sono interi settori in crisi che rischiano di essere fagocitati dagli appetiti mafiosi. Se poi consideriamo il fiume di denaro atteso con il Recovery, appare chiaro che bisogna vigilare e attrezzarsi prontamente per evitare e colpire i tentativi di inquinamento, di corruzione, di frode, che verranno certamente posti in essere. Ma la repressione a posteriori non basta: è necessario – ha rimarcato Bevacqua – anticipare strategicamente e in maniera organica. Se le norme attuali non sono sufficienti, bisogna metterne in campo di nuove e più adeguate. Anche la politica calabrese è chiamata a fare la sua parte visto che siamo alla vigilia di una campagna elettorale per le Regionali: la politica deve sapere chi coinvolgere nelle liste e chi evitare di coinvolgere nelle liste. Se la politica dice no a meccanismi che agevolano l’infiltrazione mafiosa c’è la possibilità di programmare meglio le risorse comunitarie e il Recovery Fund: se facciamo questo possiamo davvero indirizzare la Calabria verso lo sviluppo. Per fare questo c’è bisogno di un gioco di squadra, perché la democrazia non la fa l’eroe ma la comunità e una società sana e matura». L’incontro è stato introdotto e coordinato dalle due esponenti di Zonadem Franca Sposato e Maria Teresa Aiello. (c.a.)

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