LAMEZIA TERME «Dovrebbero essere contenti che abbiamo lasciato il campo e invece vogliono cacciarci». È questo il coro, unanime, di chi questa mattina ha deciso di presentarsi in Comune a Lamezia Terme, per manifestare il proprio dissenso. Sono solo una parte di alcune famiglie di etnia rom ai quali, dopo l’avviso pubblicato sull’albo pretorio dell’Ente lametino, è stato annunciato di dover lasciare le proprie abitazioni entro sette giorni.
La vicenda, nota ormai da anni, si ripresenta in tutta la sua irrisolvibile problematica a con cadenza quasi annuale. Si tratta, infatti, di appartamenti Aterp, situati in via degli Uliveti in contrada Carrà/Marchese, nella periferia di Lamezia. Gli alloggi, ideati inizialmente proprio per ospitare alcune famiglie della comunità rom lametina, sono oggetto (è scritto nell’ordinanza n. 1169/2021 del Comune di Lamezia) di «un intervento di edilizia residenziale pubblica usufruendo di un finanziamento regionale». Dalla comunicazione della Polizia locale dell’avvenuta occupazione abusiva «di uno degli alloggi in corso di realizzazione» da parte di una famiglia, è emerso però come l’unità abitativa si presenti a rustico, priva di ogni finitura e non risulta allacciata alle reti dei servizi luce e acqua, e pertanto «priva di ogni condizione di abitabilità».
Nell’ordinanza il commissario prefettizio del Comune, Giuseppe Priolo, ha dunque ordinato lo sfratto perché, tra le varie motivazioni elencate, l’immobile non presenterebbe i requisiti necessari dal punto di vista igienico-sanitario e pertanto «rappresenta un potenziale pericolo per le persone dimoranti al suo interno». Per il Comune, inoltre, è necessario rientrare in possesso dell’alloggio occupato abusivamente perché rientra «nel patrimonio dell’Ente» e per questo ha ordinato lo sfratto entro sette giorni.
«Abbiamo parlato con il subcommissario questa mattina (Calenda ndr) – racconta al Corriere della Calabria uno dei manifestanti – per l’occupazione abusiva dell’alloggio che io ho occupato dal 2015, per la quale ho subito anche un processo. Io me ne posso pure andare di casa, ma bisogna trovare undici alloggi per altrettante famiglie e dove ci mandano? Di nuovo nel campo rom di Scordovillo? Parlano della mancanza di condizioni igieniche, ma nel campo la situazione è peggiore». «È necessario – dice ancora – che si mettano una mano sulla coscienza, tutti quanti. Speriamo che si trovi un’alternativa perché quello che stanno facendo è sbagliatissimo. Non posso permettere che i miei figli da un giorno all’altro si ritrovino senza casa». «Dovrebbero essere contenti se una famiglia rom lascia il campo di Scordovillo, per dare un futuro migliore ai propri figli, per vivere meglio ed evitare la delinquenza». «In questi appartamenti ci viviamo da anni ormai, abbiamo speso soldi per aggiustarla, per pitturare i muri, per renderla più vivibile e ora ci dicono che dobbiamo lasciarla».
Di alloggi alternativi, a Lamezia, non ce ne sono. Il campo rom di Scordovillo è impraticabile mentre mancano spazi a “Ciampa di Cavallo” e a San Pietro Lametino. Per le famiglie rom, al momento, non c’è alcuna soluzione alternativa all’orizzonte. Solo la possibilità che la terna commissariale che guida il Comune lametino possa incontrare al più presto il prefetto di Catanzaro, così come è stato promesso loro. Ma, intanto, nessuno dei rappresentanti dell’Ente ha voluto parlare con la stampa presente stamattina, sfuggendo alla nostra vista e alle nostre domande. (redazione@corrierecal.it)
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