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la storia

Vive ad Altomonte ma per il vaccino la spediscono a Torino

Protagonista della vicenda, divulgata da Sinistra italiana, è Anna Maria Gargaglione. Il suo appello: «Negato un diritto sacrosanto»

Pubblicato il: 28/04/2021 – 14:17
Vive ad Altomonte ma per il vaccino la spediscono a Torino

COSENZA «Anna Maria Gargaglione di Altomonte, ma residente a Torino da oltre 50 anni, ha lanciato un appello, per rivendicare con giusta ragione un diritto». A scrivere è Fernando Pignataro di Sinistra Italiana che ha condiviso la lettera inviata dalla donna e che pubblichiamo integralmente.

La lettera

«Sono una cittadina italiana nata in Calabria, mi sono trasferita a Torino in cui risiedo da più di 50 anni. Ora causa covid, mi trovo nel mio paese di origine, Altomonte in provincia di Cosenza, e intendo restarci finché questa situazione pandemica non migliora. Ma il problema che sono costretta ad affrontare adesso è il vaccino, mi spiego meglio: essendo nata in Italia per cui cittadina Italiana non capisco perché non posso essere vaccinata in Calabria, che fino a prova contraria è una regione Italiana? Fare il vaccino è un diritto è un dovere di ogni cittadino, perché devo trovarmi ad affrontare tutte queste problematiche, dinieghi, atteggiamenti poco rispettosi, inviti a ritornare a Torino per vaccinarmi nel luogo di residenza. Eppure proprio in questa fase si stanno prenotando in provincia di Cosenza quelli della mia generazione. Questo problema va risolto a livello nazionale perché migliaia di persone si trovano nelle mie medesime condizioni, con delle disposizioni chiare e precise, affinché anche chi si trova fuori la propria residenza, ma in territorio nazionale venga vaccinato. Non è giusto che chi ha abbandonato la propria terra per motivi di lavoro si veda rifiutare, dopo 50 anni, ancora un diritto sacrosanto come allora; 50 anni fa il diritto al lavoro e alla vita nei luoghi della propria infanzia, ora quello di essere trattata come cittadina italiana e calabrese. Oltretutto è una negazione del buon senso chiedere a persone di una certa età di ritornare nei luoghi di residenza, affrontare viaggi di centinaia di chilometri, rischiare il contagio, sottoporli ad ulteriore stress (come se non bastasse quello che tutti stiamo affrontando). Questa mia lettera per appellarmi a chi di dovere per evitare una umiliazione a tutti quei cittadini italiani che sono andati via per lavorare e vivere e che ora vorrebbero godersi quello a cui hanno dovuto rinunciare amaramente in passato».

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