Il patto dei “cartelli” per pilotare gli appalti tra Calabria e Basilicata
I bandi finiti nell’inchiesta della procura di Paola e le «condotte manipolatorie» per sbaragliare la concorrenza

COSENZA Avrebbero «promosso e organizzato un’associazione a delinquere finalizzata dalla realizzazione di un programma criminoso con lo scopo di commettere una serie di reati contro la Pubblica Amministrazione». Questa l’accusa mossa dalla procura di Paola nei confronti di Luigi Cristofaro, Giuseppe Del Vecchio, Antonio Del Vecchio, Maria Grazia Melega e Francesco Esposito, cinque dei sei indagati nell’inchiesta partita nel giugno 2020 e coordinata dalla procura guidata da Pierpaolo Bruni. La nuova indagine, condotta questa mattina dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza e della Sezione Operativa della Compagnia di Scalea, ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia.
Il ruolo degli indagati nel cartello
Secondo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta, ogni indagato avrebbe avuto un ruolo stabilito all’interno dei “cartelli” che venivano messi in piedi per concludere con successo ed a favore di «ditte amiche e compiacenti» alcune gare d’appalto. Luigi Cristofaro e Giuseppe Del Vecchio sarebbero stati «promotori della presunta associazione», mentre Antonio Del Vecchio, Maria Grazia Melega e Francesco Esposito sarebbero associati ma comunque partecipi al gruppo di professionisti «che mirava ad eludere le norme sulla libera concorrenza e trasparenza degli appalti per ottenerne illegittimamente l’aggiudicazione e dividerne gli importi, anche con i soggetti non aggiudicatari». Il sistema messo in piedi si reggeva sulla «presentazione di offerte precedentemente concordate tra gruppi distinti, ma tutti agenti per conto dell’organizzazione» grazie anche «all’inserimento all’interno delle amministrazioni appaltanti di persone con cui erano legati da rapporti».
L’appalto al Comune di Aieta
In uno degli episodi contestati, Luigi Cristofaro, Antonio e Giuseppe Del Vecchio, Maria Grazia Melega e Giampietro D’Alessandro sarebbero stati protagonisti di «condotte manipolatorie finalizzate a turbare la gara relativa all’affidamento dei servizi tecnici per i lavori di “Consolidamento dei versanti in località San Giovanni e ripristino viabilità” per un importo da 70.000 euro, indetta dal Comune di Aieta». I cinque si sarebbero, dunque, accordati per tacere all’Ente appaltante il conflitto di interesse di Luigi Cristofaro che «avendo assunto il ruolo di ruolo di supporto al Rup» non si sarebbe astenuto dalla procedura della stessa gara, violando l’art. 42 del Codice degli appalti. Cristofaro, infatti, è conoscente stretto di Giampietro d’Alessandro presidente della commissione della gara finita nel mirino degli investigatori. In un’occasione proprio Cristofaro chiama “Giampix” D’Alessandro: questa è la prova, per gli inquirenti, del legame tra i due indagati. Inoltre, Cristofaro avrebbe omesso all’Ente appaltante i suoi rapporti «amicali e di collaborazione» con i fratelli Del Vecchio e Maria Grazia Melega, «proponendosi come mediatore per non far revocare l’aggiudicazione provvisoria a favore della Rtp costituita dai tre “conoscenti” ed i cui costi erano stati ritenuti dall’Ente appaltante eccessivamente onerosi». L’appalto alla fine e dopo un lungo lavoro diplomatico di Cristofaro sarà aggiudicato provvisoriamente (con verbale del 18 luglio del 2020) proprio alla Rtp facente capo al gruppo dei Del Vecchio e Melega.
L’appalto nel comune di Moliterno
Il cartello non si sarebbe accontentato degli appalti relativi ai comuni dell’Alto tirreno cosentino, ma avrebbe anche lavorato per “pilotare” l’esito di una gara relativa ad alcuni lavori in Basilicata, nel comune di Moliterno. Si tratta dell’”affidamento di un incarico professionale per le verifiche tecniche dei livelli di vulnerabilità sismica dell’Istituto tecnico commerciale” del comune in provincia di Potenza. Chi indaga è convinto che Luigi Cristofaro, Antonio e Giuseppe Del Vecchio, Maria Grazia Melega e Francesco Esposito abbiano costituito – dietro un accordo – «due gruppi diversi per partecipare fittiziamente alle per gare», stabilendo la cifra relativa alla presentazione dell’offerta. Per gli investigatori è un chiaro tentativo di manipolare la gara. Al termine della stessa, grazie allo stratagemma ideato, uno dei due gruppi avrebbe ottenuto l’appalto e quello perdente avrebbe comunque ottenuto parte dei fondi ricevuti per l’affidamento dei lavori. Due le Rtp formate, la prima con protagonisti Cristofaro, Giuseppe Del Vecchio e Maria Grazia Melega; la seconda invece vedeva insieme Antonio Del Vecchio, Francesco Esposito e un altro soggetto non indagato. Al termine delle procedure di gara, sarà «la Rtp di Cristofaro e soci ad aggiudicarsi l’appalto per un valore di poco superiore a 50.000 euro».