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Appalti a ditte amiche e offerte al ribasso. Il sistema dei “cartelli” sull’Alto tirreno cosentino

Sedici indagati e sei misure cautelari nell’inchiesta della procura di Paola. Gare truccate nel Cosentino e in Basilicata

Pubblicato il: 29/06/2021 – 12:20
di Fabio Benincasa
Appalti a ditte amiche e offerte al ribasso. Il sistema dei “cartelli” sull’Alto tirreno cosentino

COSENZA Una presunta loggia in grado di condizionare le gare d’appalto nell’Alto tirreno cosentino e anche in Basilicata, per ottenere illegittimamente l’aggiudicazione e dividerne gli importi tra tutti gli associati, compresi i non vincitori, secondo percentuali predeterminate. Il modus operandi è sempre lo stesso così come il ricorso a veri e propri “cartelli”, già oggetto di precedenti inchieste dirette dalla Procura di Paola guidata da Pierpaolo Bruni. La nuova indagine, condotta questa mattina dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza e della Sezione Operativa della Compagnia di Scalea, ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia. Agli arresti domiciliari sono finiti: Luigi Cristofaro di 38 anni e Giuseppe Del Vecchio di 63 anni. Per Paola Di Stio di 40 anni è stata disposta la sospensione dalle attività di pubbliche funzioni. Il divieto di esercitare attività professionale è stato invece imposto a Antonio Del Vecchio di 47 anni, Maria Grazia Melega di 30 anni e Francesco Esposito di 37 anni. Le altre persone iscritte nel registro degli indagati, in tutto 16, sono: Vincenzo Cristofaro, Silvano Cairo, Giuseppe d’Alessandro, Giuseppe Marsico, Marco Liporace, Giampietro D’Alessandro, Maria Petrone, Raffaele Grosso Ciponte, Giuseppe Caroprese, Giuseppe Amodeo. Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione per delinquere” finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, “turbata libertà degli incanti” e “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.

Richiesta la misura cautelare per imprenditori e pubblici amministratori

Nel corso della conferenza stampa (online), il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni ha fornito ulteriori dettagli sull’inchiesta odierna. «Si tratta del proseguo dell’indagine che aveva portato ad una serie di perquisizioni (QUI LA NOTIZIA) nei confronti di un gruppo di soggetti che si spartirebbero gli appalti. Il gip ha riconosciuto l’esistenza dell’associazione». La procura di Paola aveva richiesto le misure cautelari anche nei confronti di alcuni imprenditori e pubblici amministratori, ma «il gip ha ritenuto non vi fossero le esigenze cautelari». Per quanto riguarda la possibile esistenza di una loggia massonica, secondo Bruni «non ci sono elementi per avanzare richieste cautelari in relazione alla violazione della Legge Anselmi».

Indagini su sei appalti sospetti

Il maggiore Giuseppe Sacco, Comandante del Nucleo Investigativo di Cosenza, si è soffermato sull’indagine «avviata nel giugno nel 2020, con un’intensa attività di perquisizione. E’ emersa la sussistenza di un cartello formato da liberi professionisti che mirava ad eludere le norme sulla libera concorrenza e sulla trasparenza degli appalti». «Si è posta la lente di ingrandimento – continua Sacco – su sei appalti indetti da diversi comuni dell’Alto tirreno cosentino e anche di un Ente della provincia di Potenza, per un volume d’affari di circa 300mila euro». «Ogni gruppo – chiosa – partecipava alle gare d’appalto e poi divideva l’importo anche con chi non risultava vincitore».

Offerte al ribasso e ditte “amiche”

«Gli indagati adoperavano un meccanismo idoneo ad eludere le regole dei bandi: sono state segnalate una serie di procedure per l’affidamento di servizi tecnici, come ad esempio i lavori di consolidamento dei versanti in località San Giovanni nel comune di Aieta ed un incarico per la verifica tecnica del rispetto delle norme sismiche di un istituto tecnico di un comune in provincia di Cosenza». Questo quanto afferma, il capitano Andrea Massari – Comandante della Compagnia di Scalea. Gli investigatori hanno riscontrato «una serie di condotte collusive poste in essere del responsabile dell’ufficio tecnico di Belvedere Marittimo con la complicità di imprenditori e professionisti dello stesso comune». Tra settembre e ottobre 2020 sono stati «documentati quattro episodi che hanno riguardato l’affidamento di appalti pubblici con i vari attori indagati impegnati a stabilire le ditte da inserire nelle gare e a decidere il vincitore». «In un caso – aggiunge Massari – il capo dell’ufficio tecnico ha concordato la percentuale al ribasso per procedere con un affidamento diretto sotto soglia evitando di coinvolgere altri operatori economici».

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