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I leader sindacali animano la piazza calabrese. «Da soli non si va da nessuna parte»

Cgil, Cisl e Uil riempiono Siderno. Sbarra: «Legalità e sviluppo due facce della stessa medaglia». Landini: «Lavoro torni ad essere diritto e non favore». Bombardieri: «Il 40% delle risorse del Pnr…

Pubblicato il: 27/07/2021 – 7:18
di Francesco Donnici
I leader sindacali animano la piazza calabrese. «Da soli non si va da nessuna parte»

SIDERNO «Iniziative come quelle di stasera lanciano un messaggio chiaro: da soli non si va da nessuna parte». Questa frase di Maurizio Landini, segretario nazionale Cgil, racchiude il senso di una serata cruciale per la Calabria.
La speranza nel futuro risiede nell’appello lanciato all’unisono dalle tre principali sigle sindacali: «La regione dev’essere posta al centro del dibattito nazionale». Il nucleo di questa speranza è piazza Portosalvo, a Siderno, nel cuore della Locride. Lì dove Pierpaolo Bombardieri, segretario Uil e Luigi Sbarra, omologo Cisl, muovevano i loro primi passi fino a raggiungere il vertice nazionale. Sul palco ci sono tutti e tre. Davanti a loro l’immensa distesa di pubblico organizzato da un servizio d’ordine (coordinato dai sindacati stessi) impeccabile. «Fate vedere questa piazza – dice il leader di Uil – quando parlano della Calabria accostandola solo alla delinquenza e alla criminalità organizzata».
Si discute dei principali temi oggetto del dibattito nazionale e locale. Dalla necessità di «investire sulla sanità pubblica» all’«occasione importantissima» rappresentata dal Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza). Ma anche delle politiche industriali, passando dal porto di Gioia Tauro e del problema della manutenzione del territorio, «che non è solo un problema legato al tema dei forestali».


All’invito lanciato ai tre candidati alle regionali del prossimo autunno risponde solo Amalia Bruni, volto civico del Centrosinistra. Definisce «drammatica» la situazione occupazionale della regione, soprattutto «per i giovani, il cui futuro è sempre più lontano dalla loro terra».
Tra le righe anche l’annoso problema della criminalità organizzata. «Le mafie sono un ostacolo alla crescita e allo sviluppo. Legalità e sviluppo – dice Sbarra – sono le due facce della stessa medaglia».
Uno dopo l’altro i leader sindacali cercano di tracciare i lineamenti essenziali di un dipinto che non può essere ultimato senza «la giusta interazione della controparte» come la definisce Bombardieri. Il governo, appunto, seduto all’altro capo del tavolo delle trattative. Impegnato in fondamentali e spinose riforme – su tutte la giustizia – richieste dall’Europa. «Aggiungerei anche la riforma del lavoro» dice Sbarra. Il settore forse più nevralgico in un paese dove si sta radicando la cultura in base alla quale «per avere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato – sottolinea Landini – chi si fa assumere deve pagare per lavorare». Lavoro non più come diritto, ma come un favore. Inciso normalizzato nelle nuove generazioni. Urge un cambio di passo. A partire dalla Calabria.

Le risorse in arrivo. «Per il Mezzogiorno il 40% non basta»

da sin.: Maurizio Landini (Cgil), Pierpaolo Bombardieri (Uil), Luigi Sbarra (Cisl)

«Serve un’Europa che investa sullo sviluppo e sulla qualità del lavoro» dice Sbarra aprendo il dibattito sulle risorse «imponenti» che presto potrebbero piovere sull’Italia. «Spetta ai singoli Stati – aggiunge – saperle utilizzare. Tutto mancherà nei prossimi anni tranne che le risorse». Non solo quelle del Pnrr, ma anche «quelle che arriveranno per i fondi strutturali 2021-2027, le risorse sul fondo sviluppo e coesione. Non ci sono più alibi».
Il piano di investimento va orientato sulla base dei tre grandi obiettivi posti dall’Unione Europea: «Gli investimenti sull’innovazione e la digitalizzazione; il governo della transizione ecologica, energetica e industriale; l’inclusione sociale e la lotta alle povertà». Di queste risorse, secondo Sbarra, va fatto «un unico grande progetto per la ricostruzione e la ripartenza».
«Siamo convinti – aggiunge Bombardieri sul tema – che anziché inseguire il recupero del debito pubblico attraverso tagli alla spesa sociale si possa provare a ragionare su alcune logiche che spiegano come lo sviluppo e gli investimenti possano aprire la strada alla crescita». Ecco spiegato perché «il 40% dei fondi (del Recovery, ndr) non basta per far riprendere il Mezzogiorno e la Calabria. E dovremmo fare attenzione perché la metà di quella somma deve ancora trovare la “messa a terra” sui progetti e sulle misure del Pnrr. Per fare questo serve l’alleanza e la disponibilità di tutti. La presenza dei sindacati qui serve a dire che noi ci siamo».

«Non cambiare la sanità: investire sulla sanità pubblica»

«Trovarsi oggi col governo a discutere di riforme e investimenti è meglio di quando ci siamo trovati a discutere sulla necessità di tagliare e subire dei tagli» dice Landini. «Dobbiamo chiedere che si esca dalla pandemia non per lasciare le cose com’erano prima, ma per cambiare ciò che prima c’era di sbagliato. Non cambiare la sanità, dunque, ma investire sulla sanità pubblica».
«Uno dei problemi che abbiamo avuto in questi anni – sottolinea – sono stati i tagli alla sanità: quaranta miliardi negli ultimi 15 anni in tutto il paese e si è sviluppata l’idea disastrosa delle convenzioni coi privati» E sottolinea: «Bisogna uscire dalla logica dei commissariamenti e definire un piano di investimenti che garantisca il diritto alla sanità pubblica».

Un “patto per il Paese”

Alla base si rende dunque necessaria la stipula di “un patto per il Paese” per mettere a punto il quale «occorre ridisegnare un Paese diverso che dia attenzione ai giovani, alle donne, agli anziani» dice Bombardieri. Ma il problema è che «con le controparti non vedo sempre convergenza: noi chiediamo il blocco dei licenziamenti e ci rispondono coi licenziamenti. Così è complicato».
«Spesso lamentiamo il tema delle mancate riforme – aggiunge Sbarra – figlio di un sistema politico che pensava di potercela fare da solo, con la logica dell’uomo solo al comando o con la stagione della disintermediazione verso i corpi intermedi della società. Il “come” affronteremo la stagione delle riforme impone di mettere sullo sfondo un grande patto sociale per la crescita, lo sviluppo, il lavoro, qualità e dignità».

La discussione sul piano industriale

«Il problema di questo Paese – aggiunge Landini rispondendo a una domanda sul porto di Gioia Tauro – è stato nel tempo anche l’incapacità di spendere tutti i soldi che l’Europa ci ha dato prima della pandemia».
C’è allora da fare una discussione sul piano industriale. «Il limite che vedo nel piano presentato all’Europa, è la mancanza di un sistema capace di supportare una politica industriale seria. Fare politica industriale significa che al così detto piano dei trasporti devo collegare anche la capacità di produrli nel mio paese». In prospettiva, spiega il segretario Cgil, dovremo avere dei trasporti ecosostenibili. «La domanda è: quei mezzi li compreremo in giro per il mondo o saremo capaci di produrli noi? Ecco perché il governo dovrebbe programmare delle politiche industriali per incentivare le aziende ad investire evitando le delocalizzazioni».

«Se si chiede ai giovani di lavorare vanno applicati i contratti»

«In questo paese non servono le contrapposizioni tra giovani e anziani» dice Bombardieri, che rimarca la basilare necessità di «lavorare insieme, senza distinzioni».
Ma il tema dell’occupazione giovanile merita un capitolo a sé: «Questa storia che i giovani non voglio lavorare perché c’è il reddito di cittadinanza – spiega il segretario Uil – è falsa. Ai giovani viene dato un contratto “part-time” chiedendogli di lavorare a tempo pieno, per 12 ore, a 300 euro al mese. Allora noi tutti dobbiamo dire: applichiamo i contratti e pagate i giovani». Dal canto suo, il reddito di cittadinanza «è stato un intervento importante nell’emergenza», ma il futuro chiede di «cambiare il territorio» attraverso le politiche attive del lavoro, favorendo l’occupazione.

«Cultura della legalità passa dalla ricostruzione della cultura del lavoro»

«La legalità va assunta come un filo rosso che deve riguardare i comportamenti di ognuno di noi» dice Landini rispondendo all’immancabile domanda sul problema della criminalità organizzata. «Oggi c’è un tema che viene prima, ovvero quello di come si ricostruisce una cultura della legalità che passa anche dal ricostruire una cultura del lavoro» che non può continuare a essere fatto passare per favore. Soprattutto per i più giovani.
«E da un certo punto di vista – aggiunge Landini – anche la cultura politica deve assumere il fatto che il lavoro deve essere un lavoro con diritti altrimenti non è tale. Ciò che bisogna contestare è quella cultura secondo cui tu devi accettare qualsiasi condizione pur di lavorare».
E da qui, il segretario Cgil chiude il cerchio: «La battaglia per la legalità, contro la malavita organizzata, deve tornare ad essere un punto centrale di tutta la politica e di tutte le organizzazioni sindacali e sociali. Non nascondiamoci dietro alla necessità di fare una battaglia che oggi dev’essere senza quartiere». E non solo lotta alla ‘ndrangheta, ma anche lotta «al lavoro nero» aggiunge Bombardieri. Così come «sicurezza sul lavoro» affinché il profitto a tutti i costi non mieta più vittime. E ancora, per il segretario Uil è cruciale il tema dell’evasione fiscale: «Quando rivendichiamo un paese diverso dobbiamo attraversare tutte queste istanze, insieme».
Conclude Sbarra ritenendo necessario non scindere i fenomeni: legalità e sviluppo come due facce di un’unica medaglia. «Ci ripropongono l’odiosa politica dei due tempi. Il tempo dev’essere uno solo: si deve attivare un’offensiva spietata contro la ‘ndrangheta e allo stesso tempo attivare investimenti che assicurino sviluppo e lavoro». (redazione@corrierecal.it)

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