CATANZARO Il Tribunale del Riesame di Catanzaro – Michele Cappai presidente, Maria Cristina Flesca e Sara Mazzotta a latere – con due distinte ordinanze ha disposto la restituzione di gran parte dei beni sottoposti a sequestro preventivo, agli imprenditori Giuseppe D’Amico e Antonio D’Amico – difesi dagli avvocati Mario Murone e Vincenzo Gennaro –, indagati nell’ambito dell’inchiesta “Petrolmafie” incentrata sull’ingerenza delle cosche nel settore degli oli minerali. I fratelli Giuseppe e Antonio D’Amico sono accusati di associazione mafiosa in qualità di «imprenditori di riferimento» delle cosche vibonesi capeggiate dalla famiglia Mancuso, contribuendo all’infiltrazione della ‘ndrangheta nel settore dei carburanti. Con due distinte ordinanze il collegio ha disposto, per quanto riguarda Antonio D’Amico e i suoi familiari, l’annullamento del decreto di sequestro dei beni compresi nel capo G1 del decreto: conti correnti, beni mobili e immobili, automobili, preziosi per un valore di svariati milioni di euro. Si escludono dal dissequestro le quote sociali e il compendio aziendale della società DR Service srl.
Per quanto riguarda l’ordinanza relativa all’indagato Giuseppe D’Amico e ai suoi familiari, il collegio premette che è inammissibile il riesame proposto nei confronti della figlia dell’indagato (per difetto della procura speciale da parte del legale di quest’ultima). Nel resto il Riesame annulla l’ordinanza impugnata con esclusione delle quote sociali e del compendio aziendale della società DR Service srl su cui è confermato il sequestro. (ale. tru.)
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