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Carabiniere morto in spiaggia dopo una lite, «non c’è spazio per l’odio»

Il messaggio di Vincenzo Carbone fratello del maresciallo di 56 anni stroncato da un infarto a Paola. «Nel cuore c’è spazio per il perdono»

Pubblicato il: 24/08/2021 – 7:28
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Carabiniere morto in spiaggia dopo una lite, «non c’è spazio per l’odio»

PAOLA «Volevo ringraziare per la loro presenza l’arma dei carabinieri, il sindaco di Paola, i rappresentanti della regione Calabria e della regione Piemonte, il gruppo di amici motociclisti “Svalvolati” di Lanzo, le tante migliaia di persone che da ogni parte del mondo hanno manifestato affetto, vicinanza e solidarietà a mio fratello Antonio Carbone, un uomo vero deceduto nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano». A parlare è Vincenzo Carbone, fratello del maresciallo di 56 anni stroncato da un infarto dopo una lite in spieggia a Paola. «Non c’è spazio per l’odio nel nostro cuore, non c’è spazio per il rancore. Accanto al dolore e alla tristezza, nel nostro cuore oggi c’è spazio solo e soltanto per il perdono. Solo questo ci rende pienamente coscienti che quanto accaduto non sarà invano», continua. «Antonio è l’ultimo di una purtroppo lunga serie di martiri dell’odio alla nostra terra. Nella vicenda tristissima che ci ha colpito, possiamo trovare un segno per tutti i calabresi, per tutti noi, e non depositarla frettolosamente nell’archivio dei tanti fatti dolorosi che accadono. Un segno potente. Di fronte a chi odia la terra di Calabria e la deturpa c’è bisogno di uomini veri, di uomini che amano in modo struggente la loro terra e il suo popolo. Davanti al mare di Paola si è consumata la testimonianza di amore di un uomo per il suo mare. Le cose che accadono, e non dovrebbero accadere, ci chiedono di rispondere al segno che portano e aumentare la nostra responsabilità, altrimenti saremo veramente degli inermi sventurati in una terra violentata dal cinismo e dall’arroganza. Non lasciamoci vincere dallo sconforto, la parte più vera e sana della nostra terra deve caparbiamente ripartire, e solo noi calabresi possiamo svolgere questo ruolo di salvaguardia della nostra terra. Quanta dolorosa superficialità nella frase “avrebbe potuto impicciarsi degli affari suoi!”. Antonio stava facendo esattamente quello che ognuno di noi è chiamato a fare: occuparsi dei propri “affari”, che per ognuno coincide con il salvaguardare la bellezza della nostra terra. Perché questo salverà la Calabria e il mondo».

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