COSENZA A distanza di quasi dieci anni dal 3 gennaio 2012, si cerca ancora di far luce sulla morte di Luca Bruni detto “Bella Bella”, il cui corpo fu ritrovato sotterrato nelle campagne di Castrolibero, in località Orto Matera. A sparare fu uno dei migliori amici della vittima, Daniele Lamanna, oggi pentito. «L’ho sparato in testa con la 7.65, la pistola si è inceppata e Adolfo Foggetti mi ha passato la 38. L’ho colpito, ho buttato l’arma e sono andato via», ha avuto modo di raccontare il collaboratore di giustizia in una delle udienze in corso dinanzi al Tribunale di Cosenza. Del corpo di Bruni non si seppe nulla fino al 2014, fino alle confessioni del collaboratore Adolfo Foggetti, tornato – negli scorsi mesi – a raccontare i macabri dettagli di quel delitto di lupara bianca su cui sono stati costruiti cinque processi imbastiti per individuare tutti i responsabili.
In aula (in videoconferenza) Anna Palmieri viene incalzata dalle domande del Pm. La collaboratrice è moglie del pentito Celestino Abbruzzese: entrambi sono stati arrestati nell’operazione denominata “Job Center”, scattata a Cosenza il 22 settembre 2015. Celestino Abruzzese (meglio conosciuto come “Micetto”) era membro del gruppo dei “Banana”, di cui faceva parte insieme a Luigi Abbruzzese detto “Pikachu”; Marco Abbruzzese detto “Lo Struzzo” e Nicola Abbruzzese detto “Il Paccio”. Il sodalizio era soprattutto dedito allo spaccio di droga nel centro storico della città. Palmieri viene chiamata in causa in merito al presunto coinvolgimento dei cognati nel delitto Bruni. Come raccontato da Adolfo Foggetti, «doveva essere Marco Abbruzzese a sparare a Luca Bruni nel corso di un agguato organizzato nella villetta di Sant’Agostino a Rende». «”Lo Struzzo” si appostò dietro una siepe», ma il piano omicidiario saltò. Foggetti ha avuto modo di fornire importanti dettagli su almeno tre tentativi di far fuori Bruni a cavallo tra i giorni antecedenti la vigilia di Natale del 2011 e il 3 gennaio 2012 (giorno in cui poi venne ucciso). Quanto al coinvolgimento dei fratelli “Banana” nel delitto, Foggetti non nega il coinvolgimento dei “Banana”. Che si sarebbero macchiati le mani di sangue, secondo quanto ricostruito nell’indagine, per guadagnare spazio nel mercato dello stupefacente cosentino. Come confermato dal collaboratore: «gli Abbruzzese erano i numeri uno dello spaccio di cocaina». I “Banana” sarebbero stati «a conoscenza dei propositi omicidiari». Circostanza esclusa con forza da Anna Palmieri che in aula ha ribadito la totale estraneità dei fratelli Abbruzzese rispetto ai fatti contestati. Nella prossima udienza, toccherà proprio a Celestino Abbruzzese raccontare quanto a sua conoscenza sul delitto Bruni. (f.b.)
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