REGGIO CALABRIA Al centro del sistema indagato dall’operazione “Crypto” della Dda di Reggio Calabria, secondo quanto accertato dal gip in sede di applicazione delle misure cautelari, ci sarebbe il gruppo rosarnese “Cacciola-Certo-Pronestì”. Rosarno viene infatti definita dagli inquirenti come la «centrale logistica» dove non soltanto veniva stoccato lo stupefacente proveniente dal Nord Europa o dal Sud America, ma anche venivano definite le strategie organizzative del gruppo.
L’indagine che oggi svela l’esistenza di una nuova organizzazione dedita al traffico di stupefacenti prende avvio nel 2017, poco dopo il blitz relativo all’operazione “Gerry” scattato a fine marzo.
Il successivo mese di novembre Nicola Certo, classe 87, lascia il carcere di Paola dopo aver scontato una condanna definitiva a 7 anni e 6 mesi per “associazione finalizzata al traffico di stupefacenti”. «Riacquistata la libertà – scrivono gli inquirenti – prendeva in mano le redini dell’organizzazione».
A coadiuvarlo nell’attività c’è il cognato, Bruno Pronestì, classe 79. A questa conclusione la Pg arriva per via traversa: «Il suo (di Nicola Certo, ndr) particolare attivismo nella promozione delle attività illecite, si delinea allorquando le attività di indagine compiute accertano la partecipazione al sodalizio di Humberto Alexander Alcantara, soggetto legato ai rosarnesi e in particolare proprio a Certo Nicola». Nella casa circondariale di Paola, i due avevano condiviso un lungo periodo di detenzione e per lui (quindi per l’organizzazione) il dominicano fungerà da intermediario mettendo a disposizione contatti e conoscenze utili – scrive il gip Antonino Trovato – ad organizzare e proporre soluzioni logistiche per il trasporto dello stupefacente dall’estero dimostrandosi «particolarmente abile ad aprire sempre nuovi e diversi canali per garantire un costante e continuo approvvigionamento».
Alcantara, nella visione della Dda, diventa uno degli intermediari per eccellenza tra i rosarnesi e i contatti esteri. Ma le plurime conoscenze acquisite durante la detenzione – di cui è testimonianza anche il suo rapporto col gruppo leccese dei “Penza” – si dimostrano utili per collocare lo stupefacente su nuove piazze di smercio ampliando il sistema.
Non è da escludersi che nella sua biografia Humberto Alexander Alcantara detto “Alex” riprenda la celebre citazione di George Jung secondo cui “il carcere era una scuola di crimine”, soprattutto quando si tratta di accrescere le proprie conoscenze in tema di stupefacenti. Sta di fatto che l’incontro tra i rosarnesi e il «narcotrafficante dominicano» nella Casa circondariale di Paola favorisce la crescita dell’organizzazione.
Verso la fine del 2017, “Alex” si trova a Paola per scontare gli ultimi mesi di una condanna a 10 anni passata in giudicato. Molto spesso usufruiva di permessi premio per potersi recare in una comunità di recupero di Reggio Calabria. E proprio durante queste “uscite”, «pur essendogli espressamente vietato», avrebbe incontrato Nicola Certo ed altri pregiudicati. Così accade, ad esempio, il 17 novembre 2017, quando però il luogo dell’incontro è il lungomare di Paola. Subito dopo, i due si dirigono insieme a Rosarno. Il dominicano tornerà poi in treno a Paola rimandando all’indomani per un nuovo incontro. Secondo quanto documentato dalla Pg, durante gli incontri i due parlano di «schedine» o «somme di denaro» inviate dai rosarnesi ad altri soggetti di origine straniera. Durante questi summit venivano «progettare importazioni di cocaina» come quella promessa il successivo 20 dicembre proprio da “Alex” e prevista «per l’anno nuovo». I due non soltanto progettano le importazioni, ma cercano di ampliare la rete dei contatti, come in occasione dell’incontro tra Nicola Certo e un altro soggetto del Rosarnese, anche lui detenuto a Paola dove scontava una condanna per omicidio; anche lui conoscente di Alcantara
Un altro contatto stabile del dominicano è il leccese Antonio Marco Penza, classe 83, anche lui conosciuto durante il periodo di comune carcerazione nella Casa circondariale di Lucera, in provincia di Foggia. A lui riferisce di un canale albanese, tale “Nico” «che vive a Madrid però compra ad Amsterdam». Un aspetto che serve a far comprendere la capillarità dell’intermediazione di Alcantara che con tutta probabilità funge anche da collante tra i gruppo leccese e i rosarnesi. Testimonianza di questo è la conversazione captata a marzo 2018 tra “Alex” e Penza dove il primo fa riferimento proprio a Certo: «“Cola” (appellativo usato da Alcantara per Nicola Certo, ndr) dice che ha avuto una “percance” – disavventura in dominicano – con la cocaina…venti chili, lo hanno preso…[…] no, hanno i soldi…questi sono forti, hanno fatto una cosa di kiwi, fatturano trecento-trecentocinquantamila euro l’anno». Il riferimento di Alcantara è ai Rosarnesi che nell’occasione avevano visto arrestato un loro “corriere” con 20 chili di cocaina. Circostanza che non avrebbe intaccato la capacità economica dell’organizzazione attivatasi per lucrare anche in altri modi.
Durante un successivo incontro al quale partecipano anche gli altri “vertici”, Bruno Pronestì e Giuseppe Cacciola, Certo mostra ad “Alex” una chat criptata che stava intrattenendo con due soggetti sudamericani, tali “Jaguar” e “Quantum” «che a detta di Nicola (Certo, ndr) doveva essere colombiano». Scrive la Pg come dal contenuto della chat si evincesse che «l’organizzazione non aveva come canale d’importazione solo quello che riguardava l’Olanda e da dove lo stupefacente arrivava fino a Rosarno occultato a bordo di autovetture. I sodali, infatti, con questi soggetti avevano in piedi una trattativa, in stato avanzato, che riguardava l’importazione di quantitativi più cospicui a mezzo container. Contenitori che sarebbero stati imbarcati su una nave a Panama e di transito a Gioia Tauro». Nicola Certo spiega così ad Alcantara che i contatti sudamericani avevano richiesto il prelievo della cocaina dal container direttamente sulla nave: «Vogliono fatto il lavoro sulla nave». E spiega nel dettaglio: «La mettono…avanti alla prua nella baia centrale…per avere il portellone del contenitore (inc.) deve essere solo di transito…e loro fanno il lavoro sulla nave».
Il primo aprile successivo, Alcantara discute con un altro soggetto manifestandogli la sua intenzione, appena tornato in libertà, di rientrare a Santo Domingo in modo da poter mettere in piedi un’attività votata al solo traffico di cocaina: «Ogni quindici giorni, bam, bam, bam bam…per quattro o cinque a volta… venticinque chili…a trenta…a ventotto…stiamo parlando più di centomila euro… duecentomila…a botta…». Il piano manifestatogli dai rosarnesi, in quello stesso periodo, era però di diventare strutturalmente il loro intermediario «per eventuali altre importazioni» finanziate solo nella Piana promettendogli in cambio «il compenso di “un punto”».
Questo anche in virtù della fitta rete di contatti su cui Alcantara poteva contare. Tra questi c’era anche tale “Rafael” detto “Rafelin”, incontrato, con tutta probabilità grazie alla “regia” del dominicano, da Nicola Certo e Giuseppe Cacciola in Spagna «per organizzare – secondo gli inquirenti – una importazione di cocaina direttamente dal Sud America». Così come fitti contatti lo stesso “Alex intratteneva” con il gruppo degli Stelitano. Dimostrazione di questo, tra le varie, è la conversazione intrattenuta il 7 luglio 2018 con Lorenzo Stelitano, classe 86, al quale riferisce di avere conoscenze in Olanda «che effettuavano anche modifiche su veicoli» per istallare doppi fondi nei quali occultare denaro o stupefacente. Solo due giorni dopo, Alcantara si recherà con gli stessi Stelitano ospite a casa di Certo, quasi a voler fungere non soltanto da intermediario con l’estero, ma anche tra i gruppi della medesima zona candidandosi a vera e propria figura chiave dell’organizzazione. Il gip così definisce la sua posizione accordando l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere: «È stato accertato anche il suo personale attivismo nell’avviare, insieme ai sodali posti in ruolo di vertice, nuovi e stabili “canali” per l’approvvigionamento di sostanza stupefacente dall’estero, a seguito del sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente […] Ha altresì organizzato e proposto soluzioni logistiche per il trasporto dello stupefacente dall’estero nelle piazze territoriali di spaccio, gestite dall’organizzazione […] I continui contatti ed incontri che lo stesso intrattiene con i sodali permettono di affermare come rivesta un chiaro ruolo di partecipe per la programmazione e realizzazione del programma criminoso del sodalizio». (redazione@corrierecal.it)
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