Tassone: «Elezioni regionali senza dibattito e confronto»
«La Calabria può essere il laboratorio per un riscatto civile e morale in cui il Paese tutto trovi la ragione per una inversione di rotta»

CATANZARO «Con il passar del tempo gli appuntamenti elettorali perdono forza propulsiva. L’interesse si va sempre più scemando, i coinvolgimenti delle persone si assottigliano, le aspettative sulle soluzioni dei problemi scompaiano. Resistono gli interessi dei candidati, dei loro supporter sempre più svogliati in un contesto sociale rarefatto e disincantato». Lo afferma in una nota Mario Tassone, coordinatore regionale della Federazione Popolare dei democratici cristiani.
«I candidati svincolati dai processi formativi che i partiti riuscivano ad assicurare – prosegue – appaiano concorrenti per occupare dei posti e non espressioni di progetti politici,di contenuti, dì sensibilità indispensabili al corretto funzionamento delle istituzioni. La scena è occupata dai capi partito con intorno la cerchia di candidati, molti dei quali con nessuna esperienza politica. E come potrebbe essere se la politica è in crisi. Nessun dibattito, nessun documento progettuale di organi collegiali, solo monologhi e le interviste ai capi che a rotazione vengono ospitate sui quotidiani con contorni di amenità che soddisfano le curiosità e non le attese. Tutto qui. E pensare che il 3-4 ottobre è interessata una platea di oltre 12 milioni di elettori. Città come Roma, Milano, Napoli, Torino rinnovano i loro organi. E poi c’è la Calabria, l’unica regione chiamata alle elezioni. Non c’è dibattito, non c’è confronto sui temi solo animatori di una gara fine a stessa. La Federazione popolare dei democratici cristiani si sta impegnando perché candidati per cultura distanti da posizioni estreme e approssimative, all’indomani delle elezione, sia eletti e non, diano vita a una area che favorisca il dibattito, arricchisca di contenuti progetti su cui misurarsi, resista al tracollo della democrazia, dia linfa a istituzioni asfittiche. Una forza, dunque, di interposizione tra la non politica e la esigenza di recuperare dinamismi, idee, volontà: valori dilapidati nel tempo. La Calabria – chiosa l’ex sottosegretario – può essere il laboratorio per un riscatto civile e morale in cui il Paese tutto trovi la ragione per una inversione di rotta. Una storia dei cittadini da scrivere e non quella dei leader e dei tanti “capi manipoli”».