COSENZA Si è svolta al Tribunale di Cosenza, l’udienza dibattimentale del processo scaturito dall’inchiesta denominata “Overture” (LEGGI QUI). Dopo la costituzione di parte civile, le richieste e le ammissioni di prova, il Collegio giudicante ha rinviato alla prossima udienza per l’escussione di alcuni testi e l’assegnazione dell’incarico peritale per le trascrizioni delle intercettazioni.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, Alfredo Ferraro, lo scorso 3 maggio aveva deciso il rinvio a giudizio tutti gli indagati che avevano scelto il rito ordinario. Si tratta di Alfonsino Falbo, Massimo Imbrogno, Massimo Fortino, Vincenzo Laurato, Giuseppina Carbone, Gianfranco Fusaro, Giulio Salvatore Oliverio, Attilio Pate, Riccardo Gaglianese, Manuel Forte, Egidio Cipolla, Cesare Quarta, William Castiglia, Antonio Lucà, Vittorio Imbrogno, Dimitri Bruno, Gaetano Bartone, Francesco Amendola, Gianluca Stocchetti, Gianfranco Sganga, Pietro Mazzei, Ottavio Mignolo, Carmine Lio, Luca Imbrogno, Umberto Mazzei, Silvio Donato, Alfredo Fusaro, Mario Esposito, Alessandro Esposito, Francesco Le Piane e Claudio Altomare. Il rito abbreviato è stato scelto invece dall’ex collaboratore di giustizia Alberto Novello, Sergio Raimondo ed Emanuele Apuzzo.
Estorsioni, danneggiamenti, intimidazioni e reati contro la persona ed il patrimonio nel capoluogo bruzio e nei comuni limitrofi. La mala cosentina – secondo gli investigatori – aveva messo le mani sui lavori di ampliamento dell’Ospedale “Annunziata”, sugli interventi di ammodernamento del sistema di illuminazione del campus universitario Unical di Rende e sulle opere di restauro del Convento di San Francesco di Paola a Spezzano della Sila, attraverso una intensa attività estorsiva nei confronti delle imprese assegnatarie dei lavori. Attività peculiari della storica cosca di ‘ndrangheta “Perna-Pranno” sgominata all’alba del 25 gennaio 2020 proprio grazie all’operazione “Overture” condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza e coordinata dal Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che portò al fermo di 21 persone. Gli investigatori documentarono i tentativi di “riorganizzare” la cosca sul territorio cosentino. E per farlo, tutti furono concordi nella necessità di mostrare i muscoli ed imporre il rigido controllo del territorio anche attraverso l’esecuzione di furti compiuti ai danni di esercenti commerciali della zona. (f.b.)
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