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Delitto Bruzzese, Garulli: «Fatto di gravità inaudita che ha scosso la comunità»

Il capo della Dda di Ancona: «Cosche in possesso di armi da guerra. Pianificavano un altro omicidio»

Pubblicato il: 04/10/2021 – 14:18
Delitto Bruzzese, Garulli: «Fatto di gravità inaudita che ha scosso la comunità»

ANCONA Due esecutori materiali e un terzo concorrente nella pianificazione del delitto.
Sono i tre fermi emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Ancona per l’omicidio di Marcello Bruzzese. Michelangelo Tripodi, 43 anni e Francesco Candiloro, 42 anni, sarebbero gli autori materiali a Pesaro dell’omicidio di Marcello Bruzzese, ucciso con venti colpi di pistola; Rocco Versace, 54 anni, invece, sarebbe loro complice.
«L’indagine è durata tre anni ed è partita dal giorno del delitto – ha spiegato la procuratrice distrettuale di Ancona Monica Garulli, in una conferenza stampa -, quello del fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese, quest’ultimo ex appartenente alla cosca Crea di Rizziconi, da cui si era dissociato dal 2003, e inserito nel programma di protezione».
«Un omicidio di gravità inaudita – ha aggiunto – che ha scosso la comunità per valenza intimidatoria finalizzata a destabilizzare giustizia e collaboratori. Richiesto utilizzo di metodiche non solo tradizionali». La sezione anticrimine del Ros di Ancona è stata impegnata in una lunga analisi di dati. Elaborazioni investigative complesse che hanno preso il via dai filmati delle telecamere di videosorveglianza della città di Pesaro dove spiccavano due volti maschili, anche se con volto travisato, ripresi nel centro di Pesaro in prossimità della casa della vittima. Erano a piedi e anche in auto, il giorno dell’omicidio e in quelli precedenti.

«Avevano armi da guerra»

«Due dei fermati erano pronti a commettere altri episodi delittuosi con la disponibilità di armi da guerra inquietanti. Stavano pianificando un altro delitto di un altro testimone di giustizia che aveva reso testimonianze».
Lo ha rivelato la procuratrice distrettuale antimafia delle Marche, Monica Garulli, durante una conferenza stampa dopo i fermi per l’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo Bruzzese, il giorno di Natale del 2018. L’urgenza a intervenire con provvedimenti di fermo è stata necessaria, ha spiegato, “per acquisire elementi investigativi arrivati anche dall’estero che evocavano uno
scenario grave».
Dalle indagini, ha spiegato Garulli, «è emersa una lunga pianificazione del delitto. Le stesse persone sono state immortalate sempre da filmati a bordo di due auto le cui targhe però erano state clonate. I sopralluoghi nei luoghi di residenza della vittima e dei suoi parenti erano iniziati a novembre, tutti per colpire il collaboratore». Era una «giovane cosca» quella alla quale i soggetti fermati avevano dato vita, con i vertici “Crea” in carcere, secondo la procuratrice, in base alle indagini condotte; i fermati sono stati trasferiti in carcere tra Vibo Valentia, Reggio Calabria e Brescia. Per il delitto “la causale va identificata – ha spiegato Garulli – nella volontà di riaffermare la capacità intimidatoria della cosca madre, in territorio lontano e a distanza di tempo visto che il dibattimento per il processo ai Crea si è concluso nel 2018; e anche a scoraggiare altre collaborazioni “di famiglia”».

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