Droga per la “Catanzaro bene”, Gratteri: «Controllavano interi quartieri della città» – VIDEO
Il procuratore sull’operazione Aesontium: «Spregiudicati e crudeli. Indagine importante, riguarda la vita quotidiana dei cittadini»

CATANZARO Spacciavano droga usando i minori e la spacciavano al dettaglio ad altri minori e agli adulti, al minuto, di giorno e di notte. Poi commettevano furti ed estorsioni in serie con il classico sistema del “cavallo di ritorno”: così due organizzazioni criminali riconducibili a nuclei familiari di etnia rom avevano trasformato un intero quartiere nell’area sud di Catanzaro (il quartiere Pistoia) in un “fortino” impenetrabile, controllato 24 ore su 24 da vedette e persino da telecamere e sistemi di videosorveglianza.
Al fondo di un’investigazione durata cinque anni, partita nel settembre del 2016 con un sequestro di droga, con un’operazione congiunta coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri carabinieri e polizia stringono il cerchio su un’associazione a delinquere che aveva creato una “enclave” del crimine nella periferia più degradata di Catanzaro, Viale Isonzo. Da qui il nome del blitz: “Aesontium”, che questa notte ha portato a 21 arresti (9 in carcere, 12 ai domiciliari).
Due filoni investigativi
Un blitz che prende le mosse da due distinte attività di indagine condotte dall’Arma e dalla polizia, poi riunite in un’unica indagine per la concordanza di risultanze sia sui soggetti coinvolti sia sul complessivo contesto criminale in cui si muovevano. Un contesto caratterizzato dalla presenza di due gruppi di etnia rom – uno riconducibile ai “Muntanaro” e l’altro ai “Diddi” – spesso in conflitto e in competizione tra di loro ma capaci anche di allearsi e di collaborare quando uno dei due viveva un momento di difficoltà, dando vita a quella che gli investigatori hanno definito «una vera e propria sinergia delinquenziale». Organizzazioni «fastidiose, perché «condizionavano la vita quotidiana delle persone e controllavano interi quartieri di Catanzaro», le ha definite il procuratore Gratteri, che ne ha tratteggiato poi anche «la spregiudicatezza e la crudeltà».
Il canale di approvvigionamento dalla Puglia
Le due consorterie avevano due canali di approvvigionamento della droga: il primo “tradizionale”, proveniente da soggetti legati alle cosche del versante ionico catanzarese; il secondo proveniente dalla Puglia e gestito da albanesi. Il canale pugliese – è emerso dalle indagini – era organizzato in modo molto particolare, perché i fornitori albanesi, particolarmente smaliziati, ricorrevano a vari stratagemmi per evitare di essere intercettati dalle forze dell’ordine, dirigendosi a Catanzaro a volte “a vuoto”, cioè senza lo stupefacente, o altre volte all’insaputa dei gruppi rom del capoluogo calabrese e nascondendo la droga in zone particolarmente impervie per poi contattare successivamente i vertici delle consorterie catanzaresi. Una volta ricevuta la droga, questa veniva smerciata, anche da minori, sulla piazza di Catanzaro e della “Catanzaro bene” e nei centri dell’hinterland del capoluogo: in totale sono state 70 le attività di spaccio riscontrate dalle forze dell’ordine nel corso di cinque anni di indagine, così come sono stati riscontrati almeno tre “cavalli di ritorno”.
«Operazione frutto di grande sinergia investigativa»
A tirare le somme di un’inchiesta comunque complicata, resa possibile grazie a raffinati supporti tecnici e al contributo di alcuni collaboratori di giustizia, è stato il procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il procuratore aggiunto vicario Vincenzo Capomolla, il neo procuratore aggiunto Giancarlo Novelli (che si occuperà del coordinamento del circondario di Catanzaro e Castrovillari), per l’Arma dei carabinieri il comandante provinciale, il colonnello Antonio Montanaro, e il comandante della Compagnia di Catanzaro, il capitano Ferdinando Angeletti, per la polizia il nuovo questore Maurizio Agricola, alla sua prima uscita pubblica, e il dirigente della Squadra mobile Fabio Catalano. «Non stiamo parlando – ha spiegato Gratteri – di grandi traffici o di traffici internazionali di droga, ovviamente, ma stiamo parlando di un’associazione a delinquere che ha come epicentro la città di Catanzaro, dove da tantissimi decenni sono presenti organizzazioni criminali che possiamo definire, in senso non tecnico, fastidiose, perché condizionano il quotidiano della città, con la distribuzione al dettaglio di droga, rifornendo quasi tutti i tossicodipendenti della città e dell’hinterland, ma anche perché in modo sistematico, quasi fosse un’attività imprenditoriale, erano dedite al furto di auto e al cavallo di ritorno». Gratteri ha poi osservato: «Da quando sono qui a Catanzaro sento sempre le persone dire frasi come “non compro la macchina se no ma la rubano”, non è pensabile che nel 2021 in una città come Catanzaro si debba vivere con quest’ansia e con questa angoscia. Soprattutto non è concepibile che queste organizzazioni abbiano il controllo totale di interi quartieri di Catanzaro, che controllavano con telecamere come se fosse la polizia giudiziaria o un sistema di sicurezza di un Comune. Inoltre è emersa la spregiudicatezza di questi gruppi nel vendere in modo sistematico la droga, compresa quella pesante come la cocaina, a minorenni e nell’utilizzare a loro volta minorenni nella vendita. Questo è il massimo della spregiudicatezza e della crudeltà, significa che non c’è un minimo di coscienza. Questa operazione – ha poi concluso il procuratore di Catanzaro – è un lavoro importante, ringrazio carabinieri e propizia per la serietà, la professionalità, la capacità di non commettere sbavature come fughe di notizia: si conferma la qualità della nostra polizia giudiziaria». Il questore Agricola ha sottolineato «l’assoluta sinergia operativa con l’Arma di carabinieri, con il coordinamento della Procura guidata dal procuratore Gratteri, davvero attentissima. È emersa la grande capacità di sintesi dell’autorità giudiziaria e polizia giudiziaria». Per il comandante provinciale dei carabinieri Catanzaro, Montanaro, «questa operazione si inserisce nella linea di intervento che da anni stiamo attuando sul territorio: il nostro obiettivo è quello di dare risposte e dare il senso della presenza dello Stato e questa operazione è una risposta concreta e la riaffermazione della presenza dello Stato, a più riprese richiesta dia cittadini di quell’area».