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I fondi per l’innovazione (e non solo) dirottati sulla crisi Covid. E mai spesi

La rimodulazione beffa che ha spostato sull’emergenza epidemiologia le risorse destinate a poli tecnologici, ricerca e sviluppo. Ma sono tanti i denari rimasti virtuali e allontanati da emergenze (…

Pubblicato il: 17/10/2021 – 6:56
I fondi per l’innovazione (e non solo) dirottati sulla crisi Covid. E mai spesi

LAMEZIA TERME Dal “sostegno per l’acquisto di servivi per l’innovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale delle imprese” sono stati decurtati 6,4 milioni di euro. Più di 2 milioni sono stati trasferiti dalle “azioni di sistema per il sostegno alla partecipazione degli attori dei territori a piattaforme di concertazione e reti nazionali e di specializzazione tecnologica e ad altri progetti finanziati con altri programmi europei per la ricerca e l’innovazione”. Altri 3,8 milioni di euro sono scomparsi dal capitolo dedicato al “supporto alle realizzazione di progetti complessi di ricerca e sviluppo” su distretti tecnologici, laboratori pubblico-privati e poli di innovazione. C’erano 5,7 milioni in più anche per il “sostegno alla generazione di soluzioni innovative a specifici problemi di rilevanza sociale, anche attraverso l’utilizzo di ambienti di innovazione aperta come i Living Labs”. E addirittura 12 milioni sono scomparsi dal sostegno a start-up innovative e spin off. Per non dire della fetta più grossa: quasi 18 milioni sottratti alla collaborazione per la Ricerca&Sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, prodotti e servizi e confluite, come tutto il resto, nel calderone degli «investimenti necessari per rafforzare la capacità del complesso dei servizi sanitari di rispondere alla crisi provocata dall’emergenza epidemiologica». Per semplificare: 50 milioni sottratti all’innovazione e consegnati all’emergenza Covid. Non c’è di che stupirsi: la rimodulazione delle risorse del Por risale al giugno 2020, a pandemia in corso, senza l’aiuto dei vaccini e con il timore di vedere gli ospedali calabresi sotto assedio. Sembrò inevitabile dirottare sulla gestione della pandemia parte delle risorse già finanziate e vistate da Bruxelles. 

I fondi mai spesi secondo il Tavolo Massicci

Più di un anno dopo, però, con il conforto (si fa per dire) dell’ultimo verbale del Tavolo Massicci le conseguenze di quella scelta sacrosanta paiono fumose. Per un motivo semplice: quei fondi sottratti al progetto della Calabria 4.0 non sono stati spesi, insieme ad altri emersi dai controlli periodici sulla sanità regionale
Il dubbio che era già cresciuto negli ultimi mesi tra gli addetti ai lavori, diventa quasi certezza davanti al virgolettato del tavolo di controllo sui conti della sanità calabrese. Il passaggio è ovviamente si riferisce a un’altra quota dei fondi destinati alla lotta al Covid, ma è significativo della difficoltà di spesa, anche davanti a un’emergenza. I controllori «registrano accantonamenti effettuati sul IV trimestre 2020 pari a 81,759 mln di euro, a fronte di un finanziamento Covid di 115,059 mln di euro (pari al 71%)». Poi «ricordano che i finanziamenti definiti dai decreti legge Covid sono finalizzati all’organizzazione delle attività ivi previste, pertanto qualora non organizzate tali attività, devono essere posti in accantonamento, al fine di completare le attività previste dai decreti legge nazionali nel corso dell’anno 2021».  
In sostanza ci sono 81 milioni non spesi, rimasti nelle casse delle Aziende del sistema sanitario e derivanti dal finanziamento governativo.

La doppia beffa dei fondi Por “spostati” sull’emergenza pandemica

E a questi andrebbero aggiunti anche quelli rimodulati dal Por Calabria, dei quali i denari “sottratti” all’innovazione sono soltanto una parte. Tutti incasellati con denominazioni generiche (ci sono 31 milioni per “risposte all’emergenza epidemiologica Covid-19” ricavati nel capitolo della programmazione dedicato all’inclusione lavorativa dei soggetti fragili e ai servizi per l’infanzia), i finanziamenti destinati ad affrontare le ondate del virus sono rimasti sostanzialmente inutilizzati. Come i 30,5 milioni “necessari per rafforzare la capacità del complesso dei servizi sanitari di rispondee alla crisi epidemiologica, compresa l’implementazione di nuove tecnologie per la telemedicina”. Erano stati ricavati dai piani di investimento in infrastrutture per Comuni associati e aiuti per sostenere gli investimenti privati. Una beffa doppia: i Comuni (così come i soggetti fragili e i player dell’innovazione) non li hanno avuti, e il sistema sanitario non li ha utilizzati per far fronte alla crisi Covid. Il classico annuncio rimasto lettera morta. Stessa sorte per 40 milioni (su 83) stornati dalle misure di politica attiva per i settori innovativi sommati a 7 (su 11) inizialmente pensati per “percorsi di sostegno alla creazione d’impresa e al lavoro autonomo”. Sarebbero dovuti diventare “azioni integrate di politiche attive e passive” per riqualificare i lavoratori colpiti dall’emergenza. Potrebbero essere rimasti inutilizzati, anche questi. Una somma enorme. Denaro disponibile ma divenuto virtuale, sottratto alle emergenze della regione. Quelle, sì, fin troppo reali.

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