Graziano: «In Calabria diritto alla salute negato. Subito incarico a Occhiuto»
Il consigliere regionale dell’Udc commenta i dati della relazione della Corte dei conti: «Ridotta spesa pro capite per diritto alla salute»

COSENZA «Nonostante il dramma dei disservizi andato in scena a reti unificate e per mesi sui media nazionali; nonostante il compito di erogare e tutelare uno dei diritti essenziali dei cittadini della Calabria sia nelle mani di un commissario da più di dieci anni; nonostante sia stato varato un decreto ad hoc per la nostra regione di cui nessuno però ne ha percepito l’efficacia; nonostante, infine, appelli e continue denunce affinché si ripristino servizi, arriva un’altra mannaia sulla sanità calabrese: nel 2020 la spesa pro capite per il diritto alla salute viene diminuita di circa 80 euro (78 euro per l’esattezza). Ecco perché serve rivalutare tutte le politiche e le scelte assunte fino ad oggi nei confronti di una regione che ha la sola colpa di aver assistito inerme allo scempio dello Stato nei suoi confronti. Ecco perché è necessario, urgente e indifferibile, oggi, porre il Commissariamento della Sanità in capo al neo presidente eletto della Regione Calabria». Lo afferma il consigliere regionale dell’Udc Giuseppe Graziano commentando i dati emersi dalla relazione della Corte dei Conti alla Commissione parlamentare per L’Attuazione del federalismo fiscale.
«La disparità di risorse destinate al servizio sanitario regionale – prosegue – provoca delle diseguaglianze abissali tra nord e sud ma soprattutto mette totalmente in ginocchio il diritto alla salute in Calabria già di per sé piegato e carico di un’infinita nomenclatura di problemi. Il sistema sanitario non è in grado di garantire su tutto il territorio nazionale un’assistenza uniforme per quantità e qualità. Lo scrive a caratteri cubitali la Corte dei Conti nella sua relazione e paradossalmente il dramma vero non è tanto che diminuiscano le risorse ma come quelle che ci sono non si riescano a spendere nel modo più appropriato. Questo accade perché chi da anni ormai gestisce la sanità calabrese non conosce esigenze e peculiarità dei territori. Si affidano alla freddezza della calcolatrice che in dieci anni ha provocato solo disagi e desertificazione di servizi. Se a questo, poi, si aggiunge anche l’ulteriore taglio ai livelli essenziali di assistenza è facilmente comprensibile che siamo difronte a una catastrofe per il diritto alla salute. Per come evidenziano i giudici, manca finanche la corretta attuazione delle norme che dovevano servire ad avviare, da un lato, un processo di revisione dei fabbisogni e dall’altro una commisurazione degli stessi a livelli di servizio standard. Come si possano raggiunge questi obiettivi è sconosciuto se poi si tagliano le risorse. A leggere i numeri sembra che i calabresi stiano meglio degli emiliani, che sulla carta spendono in sanità più di noi. È realmente così? Assolutamente no perché resta ancora altissimo il dato relativo alla migrazione sanitaria che fa lievitare i costi per la nostra regione e gli incassi per le regioni ospitanti».
«Dunque – conclude Graziano – serve cambiare passo. E bisogna farlo ora, restituendo le competenze in mano al neo-presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che ha dimostrato di avere le idee chiarissime sul da farsi con la consapevolezza delle responsabilità che il governo della salute comporta».