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Calabria, tempi (troppo) lunghi per fronteggiare il rischio idrogeologico

Report della Corte dei Conti: da noi gli interventi richiedono oltre 5 anni, affidamento ed esecuzione più lenti rispetto alla media nazionale

Pubblicato il: 01/11/2021 – 7:13
Calabria, tempi (troppo) lunghi per fronteggiare il rischio idrogeologico

CATANZARO Lungaggini, scarsa capacità di spesa, lentezza nell’attuazione degli interventi, vischiosità dei processi decisionali, mancanza di una vera pianificazione del territorio, carenza di profili tecnici adeguati all’interno degli enti territoriali. Sono tante ed estremamente gravi le criticità che la Corte dei Conti segnala nella sua ultima relazione sullo stato di attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico in Italia: criticità che per la magistratura contabile sono condivise sul piano nazionale, con la Calabria che si caratterizza per una eccessiva durata delle fasi di attuazione degli interventi, oltre 5 anni, una durata tra le più lunghe d’Italia e superiore alla media nazionale.

Tempi lunghi per un intervento anti dissesto idrogeologico

La Corte dei Conti delinea anzitutto un quadro generale, rilevando che «dall’esame dei dati disponibili, la Sicilia è la regione cui sono state assegnate le maggiori risorse con circa 789 milioni di euro, seguita dalla Lombardia con 598 milioni di euro, dalla Toscana (591 milioni), dalla Campania (486 milioni) e dalla Calabria con 452 milioni di euro. La durata media complessiva degli interventi non mostra sostanziali differenze tra le diverse aree geografiche del Paese: gli interventi finanziati nel Centro hanno tempi di attuazione medi di 4,6 anni di durata, al Nord di 4,8 anni ed al Sud e Isole di 4,9 anni». Se la situazione complessiva per aree geografiche è sostanzialmente omogenea, l’analisi territoriale degli interventi finanziati nelle 20 Regioni mostra invece una significativa differenziazione nei tempi medi delle tre fasi di riferimento – progettazione, affidamento ed esecuzione – nelle diverse regioni. Per la Corte dei Conti «rispetto al valore medio nazionale (4,8 anni), Friuli -Venezia Giulia, Trentino, Valle d’Aosta, Veneto, Lazio, Toscana, Calabria, Campania, Puglia e Sardegna registrano durate medie complessive dell’intero procedimento superiori a 5 anni: in particolare la Calabria presenta una durata media di 5,1 anni. All’interno di questo gruppo di regioni spicca il Veneto con tempi medi di realizzazione più lunghi in assoluto (6,8 anni). Di contro, si segnala il caso del Molise al Sud (4,1 anni) e delle Marche (3,5 anni) che fanno registrare le durate medie di attuazione più brevi». Nel dettaglio delle singole fasi del procedimento che porta alla realizzazione di un intervento contro il dissesto idrogeologico, per quanto riguarda la Calabria la fase della progettazione – secondo il report della Corte dei Conti – dura 2 anni e 2 mesi, inferiore, anche se di poco, alla media nazionale (2 anni e un mese). Più lunghi invece i tempi della fase di affidamento degli interventi, che in Calabria dura mediamente 9 mesi mentre nel resto del Paese dura 7 mesi. Le dolenti note sono però soprattutto nella fase di esecuzione, perché qui in Calabria quest’ultimo step del procedimento richiede 2,5 anni, la durata più lunga in Italia dopo il Trentino (e la media nazionale è un anno e 8 mesi). «Dal confronto con la durata media delle fasi di realizzazione dell’intervento – spiega la Corte dei Conti – si rileva l’incidenza della fase di progettazione nel determinare l’allungamento dei tempi complessivi. Quanto sopra evidenzia come i tempi di attuazione complessivi risentano fortemente della durata di tutte le fasi propedeutiche all’affidamento dei lavori e alla loro esecuzione».

Il Piano “Proteggi Italia”

La Corte dei Conti infine fa il punto sull’attuazione del Piano “Proteggi Italia” approvato nel 2019 e costituito dai canali del Dpcm 27 febbraio 2019 e Dpcm  4 aprile 2019. Quanto al primo Dpcm, con riferimento all’annualità 2020 (l’ammontare del finanziamento è 900 milioni), risultano 18 piani approvati, tra cui quello della Calabria (l’unico piano non approvato è quello della Sicilia). Quanto al secondo Dpcm, a fronte dei 50 milioni di euro assegnati per l’anno 2020, risultano 9 piani approvati (Bolzano, Emilia-Romagna, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Toscana, Trento, Veneto), un piano non approvato (Sicilia) e 2 piani ancora non trasmessi (Calabria e Sardegna). Per la Calabria comunque arriva anche una buona notizia, relativa agli interventi finanziati con il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) 2014-2020: secondo la Corte dei Conti le Regioni con le migliori performance di spesa rispetto alle risorse programmate risultano la Calabria, con il 147,5 per cento di impegni (il dato deriva dall’ammissione a finanziamento di interventi selezionati nella programmazione 2007-2013) e il 73 per cento di pagamenti; la Puglia, con il 65,3 per cento di impegni e il 31,2 per cento di pagamenti. 

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